La notte passò senza notizie nuove, se non con Yakov che aveva confermato che Yuuri era sull'aereo. Lo psicologo della squadra, informato di quanto era successo, si era precipitato a casa dei ragazzi, per aiutare Viktor a superare la notizia, senza cadere nuovamente vittima di un ennesimo attacco di panico. Otabek aveva preparato del caffè e si era sdraiato sul divano per riposarsi un po', dopo la notte in bianco, mentre Yurio non era più uscito dalla camera. Sei erano solo sentiti dei rumori piuttosto forti e Otabek fu certo che le due lampade sui comodino ora fossero semplicemente polvere. Chris, invece, aveva passato tutta la notte a guardare le foto con Etienne che teneva sul cellulare, ormai senza nemmeno più versare una lacrima. Forse le aveva piante tutte. Ore gli restava solo dentro un vuoto incolmabile. Bene presto iniziarono a trapelare le prima notizie ufficiali, con i nomi dei passeggieri, e notizie frammentarie del ritrovamento dell'aereo nei pressi della città Novyj Urengoj.
Purtroppo le notizie erano semplici twitter o edizioni straordinarie, nessuno aveva ancora rilasciato una dichiarazione. Passavano lenti i minuti, come ore, e ogni volta che un telefono squillavano tutti speravano che fosse Yuuri che li informava che stava bene.
-Voglio andare in aereoporto- disse Yuuri uscendo poco dopo dalla stanza seguito da Ivan.
-Non credo che...- disse Otabek, ma si bloccò quando vide lo psicologo fare segno di tacere, strizzandogli un occhio.
-Se vuoi andare in aereoporto, ti accompagno- disse Ivan, avvicinandosi al russo.
-Non ho bisogno della baby-sitter- ringhiò Viktor.-Senti, testa di cazzo, hai già fatto abbastanza casini stando da solo, quindi se vuoi andare in aereoporto, vai con Ivane non rompere i coglioni- disse Yurio, uscendo dalla stanza, facendo sussultare tutti.
-Io... io...- boccheggiò Viktor preso alla sprovvista. -Va bene- si limitò a dire, poco dopo, evitando accuratamente lo sguardo del più piccolo.
-Non devi andare per forza, lo sai- disse poco dopo Yuri. Un modo per chiedere scusa, cosa che la Tigre difficilmente faceva.
-Ma io devo andare, cerca di capirmi- disse Viktor, alzando gli occhi da terra, incontrando quelli del biondo.
-Lo so. Lo capisco- rispose semplicemente Yuri, voltandosi per andare in cucina. Quando Viktor fece per seguirlo, Otabek lo bloccò.
-Lascialo solo, lo conosci meglio di me Vik. Lui ha i suoi tempi- disse semplicemente.
-E' arrivato il Taxi- disse Ivan, quando si sentì suonare il campanello.
-Vengo anche io, dovrebbe arrivare anche Etienne- disse Chris, alzandosi dal divano.
-Credi sia una buona idea?- chiese Iva, zittendosi all'occhiata assassina dello psicologo, che si limitò ad alzare le mani in segno di resa.
-Chris, io veramente, ho fatto un casino- disse il russo sull'orlo delle lacrime.
-Non c'è nulla da dire- disse lo svizzero, passandogli davanti, senza guardarlo.
-Ti prego Chris- disse Viktor, afferrandolo per un braccio.
-Cosa cazzo vuoi Viktor. Che ti perdoni? Non sono Dio, il perdono ormai lo puoi chiedere solo a lui. O a te stesso, visto che ti credi Dio e mandi in merda la tua vita e quella degli altri e credi che chiedere scusa basti?- chiese lo svizzero senza voltarsi. -Questa volta per te non c'è perdono-.
-Chris... - disse Otabek, cercando di far calmare gli animi.
-Vorrei che mi perdonassi- sussurrò piano il russo.
-Non sta più a me perdonarti- rispose lo svizzero.
-Ti prego- implorò ancora Viktor.
-Chiedi perdono a Yuuri- disse lo svizzero, strappandosi dalla presa del russo ed uscendo dall'appartamento, lasciando tutti senza fiato.
-Devi dargli del tempo Viktor, ne abbiamo già parlato- disse piano Ivan, appoggiando una mano sulla spalla del ragazzo.
-Come possono perdonarmi, dopo quello che ho fatto?-chiese il russo, scostandosi la mano del ragazzo di dosso e dirigendosi verso il taxi.
-Vi faccio sapere se ci sono novità-disse Ivan, guardando Otabek, e uscendo anche lui verso il taxi.
-Stai attento che non si uccidano, i due idioti- urlò Yuri, facendo sorridere Ivan.
-Farò del mio meglio- disse chiudendo la porta.
Fuori in piedi vicino al taxi, c'erano Chris e Viktor, si davano le spalle, ognuno perso nei suoi pensieri. Fu solo quando Ivan aprì la portiera che per un attimo si guardarono negli occhi. Contrariamente a quanto diceva la legge e spiegato il motivo, l'autista acconsentì che Ivan sedesse davanti, mentre i due atleti si accomodarono dietro.
Viktor sempre con il capo chino e le lacrime silenziose che scendevano macchiando i pantaloni, le mani strette a pugno, con le nocche bianche. Ivan preoccupato, tirò un sospirò di sollievo quando vide lo svizzero prendere la mano di Viktor e stringerlo in un abbraccio. Forse non tutto era perduto.
L'aereoporto era in subbuglio. Era stata allestita una stanza per i parenti delle vittime , e quasi tutti i voli erano stati dirottati a Mosca. La notizia fu presto confermata, l'areo era stato avvistato in una zona impervia e le squadre erano già sul posto per i primi soccorsi.
-Viktor-chiamò Yakov, guardando interrogativo Ivan.
-Non c'è stato verso di fermarlo- rispose lo psicologo quando vide Viktor avvicinarsi alla tabella con i nomi dei passeggeri.
-Credi sia meglio, che sia qui con noi?- chiese l'allenatore.
-Lo conosciamo meglio di tutti loro- disse Ivan, -Ma non so come comportarmi con lui- disse indicando lo svizzero.
-Lui fa il duro, ma in realtà è debole. Crollerà anche lui- rispose Yakov. -Okabek e Yuri- chiese ancora l'uomo.
-Yuri non crolla perché ha Otabek vicino- disse Ivan.
-Crolleranno tutti se Yuuri...- disse l'allenatore senza finire la frase.
-Ci sono ancora speranze Yakov- disse Iva, stringendogli la mano.
Viktor stava scorrendo la lista dei nomi e il suo cuore perse un battito quando lesse il nome del compagno, accarezzo con la punta delle dita il nome, quasi a vedere se si cancellasse. Un dolore sordo dentro al petto, la consapevolezza che era tutta colpa sua, sentì le gambe cedere, ma fu subito sorretto da Ivan. Si rifugiò in quell'abbraccio come un ancora di salvezza, pianse lacrime che non sapeva di avere, e ben presto tornò padrone di se. Erano passato minuti o forse ora, non lo sapeva, non guardava l'orologio, li evitava. Si sentì chiamare e vide la madre di Yuuri, avvicinarsi.
-Hiroko- la chiamò Viktor, toccandosi subito dopo la guancia. La madre di Yuuri per quanto piccola di statura aveva schiaffeggiato il russo con tutta la forza di cui era capace, continuando a colpire ripetutamente il ragazzo con i pugni chiusi, urlando in giapponese tutto il suo dolore. E Viktor la lasciò fare fino a quando sentì la donna che piano piano si calmava e la strinse in un abbraccio, piangendo insieme a lei. Chiedendo e implorando il perdono, in tutte le lingue conosciute.
-Mi dispiace, mi dispiace- continuava a ripetere come un mantra Viktor, e Hiroko scostandosi lo abbracciò forte cullandolo.
Minako nel frattempo si era avvicinata a Yakov, per chiedere le novità. Il padre di Yuuri era rimasto in Giappone, una brutta influenza lo aveva costretto a letto, e il dottore aveva sconsigliato un lungo viaggio in aereo.
-Hanno trovato l'aereo, poco vicino a Novyj Urengoj-spiegò l'uomo. -Solo che è in un bosco e non è facile da raggiungere durante la tormenta-.
-Ci sono sopravvissuti?- chiese la ragazza.
-Non si sa nulla- rispose ancora l'uomo.
Lo sguardo perso nel vuoto, in un punto non definito. Il telefono che continuava a scorrere le foto di loro insieme, una lacrima che silenziosa scendeva sotto la maglia facendolo rabbrividire. La tensione che pian piano scemava, con l'adrenalina. E lui si ritrovava un ammasso di carne, solo, sulle scomode sedie dell'aereoporto. Le parole di Etienne che lo colpivano dritto al cuore, come coltelli lanciati a folle velocità. Non si accorse nemmeno di essersi addormentato, stringendo il telefono in mano, finchè non si sentì chiamare, da una voce famigliare.
-Ancora cinque minuti-disse , la voce impastata dal sonno, per poi svegliarsi improvvisamente.
-Etienne- disse poco dopo, muovendo la mano, quasi temendo di essere in un sogno, sentendo però la stoffa ruvida della giacca pesante.
-Sono io- disse semplicemente l'altro, sedendosi vicino al ragazzo.
-Etienne io...- disse solo Chris. -Ho avuto paura di averti perso- disse lo svizzero stringendo la giacca tra le mani.
-Non volevo dirti quello che ti ho detto, se sei stato a letto con Viktor, non subito ma ti perdonerò, ma ho passato tutto il viaggio a pensare che potrei perderti, e non posso. Ti amo e ti odio. Ma sono confuso. Ma Otabek mi ha detto che dovevo darti la possibilità di spiegarti-disse il manager.
-Non sono stato a letto con Viktor, siamo stati a Parigi insieme... -iniziò a raccontare Chris, senza nascondere nulla, voleva che Etienne gli credesse, ne aveva bisogno. Ora più che mai. E Etienne rimase in silenzio ad ascoltare, per poi alzarsi improvvisamente e andare verso Viktor.
-Etienne!-urlò Chris, cercando di fermarlo, ma senza riuscirci, dando però così il tempo a Ivan, di capire la situazione.
-Tu devi essere Etienne io sono Ivan- disse l'uomo parandosi davanti al moro.
-Togliti- disse lo svizzero, senza mai togliere lo sguardo da Viktor.
-Ti prego, ragiona, c'è pieno di gente come noi che non sa se i suoi parenti e amici sono vivi, non diamo spettacolo- e questo sembrò calmare il manager.
-Etienne ti prego- disse solo Chris, avvicinandosi ma venne bloccato dallo sguardo assassino del compagno.
-Ti amo Etienne, lo sai, non ti tradirei mai, non mi sono inventato nulla- disse Chris, sedendosi con le mani sul viso, singhiozzando.
-Perché l'ha fatto?-chiese il manager sedendosi.
-Perché era convinto che lasciando Yuuri, questo avrebbe giovato alla carriera del giapponese- rispose Ivan.
-Perché mettere di mezzo Christophe?- chiese ancora.
-Era l'unica cosa che poteva dire per farlo andare via, ma di certo non aveva calcolato tutto questo- rispose Ivan. -E' a pezzi, non mangia non dorme e ha quasi 30 punti in una mano, ti assicuro che si sente in colpa-. -E anche se volessi spaccargli la faccia ora sarebbe come colpire un bambino-disse ancora Ivan.
-Ti prego- disse Chris,-Se non credi a me, almeno credi a lui-.
-Non so più a chi credere- rispose Etienne alzandosi e andando in bagno.
Dolore tanto dolore, ecco cosa prova Yuuri in quel momento, fece per muoversi ma un peso sullo stomaco gli impedì di muoversi. C'era puzza di bruciato, sentiva gente piangere ed altri urlare. Cercò di fare mente locale, ma aveva la testa confusa. Cercò di urlare ma la voce sembrava non uscire. Poi un tartufo comparve davanti a lui, abbaiando ferocemente. Sentì qualcuno correre, lo sentì parlare in una lingua che non conosceva.
-Io non capisco- mormorò in inglese.
-Eri sull'aereo per Tokyo, ma è precipitato, dove ti fa male?- chiese l'uomo, puntandogli una luce negli occhi.
-Non riesco a muovere le gambe- disse sottovoce, aveva sonno voleva solo dormire.
-Ehi, non ti addormentare parlami, come ti chiami?- chiese l'uomo.
-Yuuri- rispose debolmente.
-Bene Yuuri, io sono Isak- disse l'uomo. -Sentirai dei rumori dietro di te, è il mio collega non ti spaventare- disse l'uomo. -Yuuri non mi lasciare parlami- disse ancora Isak. -Cosa fai nella vita?-.
-Non lo so... - rispose spaventato, -Io non lo so- disse agitandosi.
-Yuuri ascoltami è nomrale non ricordare alcune cose, sai che giorno è oggi?-
-Domenica, credo-.
-Esatto, anche se ormai è quasi lunedì mattina-.
Yuuri sentì un colpo forte nella lamiera dietro di se, e ben presto due fredde mani gli avvolsero il collo.
-Ciao Yuuri, io sono Eva- disse la ragazza. - Ora starò io con te, mentre Isak, va a chiamare per farti liberare-.
-Va bene- disse il ragazzo sempre più debole, sentì la donna parlare velocemente in russo, il tono preoccupato.
-Ascolta Yuuri, ora mi devi rispondere- disse Eva.-Riesci a muovere la mano, di fianco a te- chiese ancora.
-Così- chiese il ragazzo.
-Si bravo così- disse la ragazza, ben sapendo che non c'era stato alcun movimento.
I minuti scorrevano lenti come ore, Yuuri alternava momenti di lucidità ad altri di buio totale.
-Yuuri, ehi Yuuri non mi abbandonare, lo senti stanno arrivando- disse Eva, sempre tenendogli le mani intorno al collo, immobilizzandolo.
-Chi è Viktor?- chiese la donna, poco dopo.
-Il mio fidanzato- disse Yuur. -Ex fidanzato- disse poco prima di perdere i sensi, proprio mentre i vigili del fuoco, finalmente lo liberavano.
-Lo hanno trovato- urlò Yakov, dopo aver risposto al telefono, -Lo hanno trovato-. -E' vivo- urlò ancora più forte.L'Angolo della Vampy Ora ma secondo voi, potevo uccidere Yuuri? Solo che non vi aspettate rose e fiori anzi... diciamo che il peggio deve venire. Ho pubblicato oggi perché effettivamente avete ragione, ero sadica. Lo so questa storia procede lenta, ma è come un film psicologico, mi piace entrare nella vostra mente. Ci sono riuscita anche stavolta??
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Yuri On Ice : In quei Giorni
FanfictionQuando Viktor agisce cercando di non ferire il compagno, finendo però per creare un casino di proporzioni epiche. difficile da superare, anche per due persone che si amano alla follia, e quel filo rosso teso, è pronto per essere spezzato.