IX

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-Spo-sposarti?- chiese balbettando Chris, incredulo, mentre osservava il fidanzato.
-Si!- disse sorridendo Etienne allontanandosi appena. -Puoi sempre dire di no- rise lo svizzero, senza nascondere il suo imbarazzo.
-No!-urlò Chris, -Anzi Si!- disse ancora più forte, abbracciando forte il compagno.
-Lo prendo per un si- disse con voce rotta Etienne. Era difficile vedere il manager con le lacrime agli occhi per la felicità , e li davanti a quell'ospedale Chris giurò a se stesso di volerlo vedere ancora altre mille milioni di volte. Poi un'ombra coprì il suo viso, proprio mentre il suo sguarda avanzava verso le fredde mura dell'ospedale. -Si, sarà sempre si, ma... voglio Yuuri- disse Chris, le labbra appoggiate al collo del compagno. - Cerca di capirmi...-disse ancora Chris, sottovoce. -Non arrabbiarti, e non essere geloso, ma tutto questo è possibile anche grazie a lui-.
-Capisco benissimo e anche io lo voglio, anzi lo vorrei come testimone, se non ti ho spaccato la faccia molte volte, è grazie alle sue lunghe conversazioni- rispose Etienne, prendendolo per mano e sedendosi.
-Era con lui che parlavi, ogni volta che litigavamo?- chiese Chris, poco dopo.
-Si. È' l'unico con cui potevo parlare di Viktor, senza che lo difendesse a spada tratta- rispose il moro.
-Io non lo difendo... sempre- rispose Chris, guardandolo.
-No?- chiese Etienne inarcando un sopracciglio.
-Beh, forse sono un po' di parte- rispose arrossendo.
-Un po' di parte? E come dire che il Titanic è affondato perché è stato colpito da un gelato- rise Etienne, e Chris si perse in quel suono.
-Perché mi guardi così- chiese lo svizzero, guardando il compagno.
-Perché avevo paura di non sentire più la tua risata- rispose Chris.
-Quando mi hai telefonato, ho sperato mi credessi, e poi mi sono sentito perso, volevo parlare con qualcuno e mi sono ritrovato in mano il telefono, le uniche due persone con cui volevo parlare non c'erano. E' stato bruttissimo. Ti prego, non dire mai più che chiudi con me- disse Chris, con la voce rotta dal pianto.
-Sono stato un coglione- disse Etienne,-Ma ero geloso. Avevi la ricevuta in tasca, e ti ho chiesto spiegazioni, ma tu hai trovato una scusa...-.
-Non era una scusa, ho solo portato in lavanderia la giacca di Viktor, perché aveva rimesso, tutto l'alcool bevuto. Lo avevo trovato nel corridoio, mezzo addormentato, con ancora con la bottiglia in mano. - spiegò Chris. -Ho parlato con lui, sono stato con lui, cercando di fargli cambiare idea, ma è testardo, e il resto lo sappiamo-.
-Quando ho letto dell'aereo ho pregato che non ci fossi tu-. -Anche se in quel momento ti odiavo, io non potrei vivere senza di te- disse il manager, arrossendo.
-Nemmeno io Ety, lo sai- disse Chris.
-Non chiamarmi Ety, lo odio- disse Etienne, dandogli un pugno sulla spalla.
-Quindi è un si?-.
-E' un si, certo che è si- rispose Chris, baciandolo con forza, per poi allontanarsi. -Dobbiamo rientrare e credo tu debba delle scuse a Viktor-.
-Non gli chiederò mai scusa- rispose l'altro testardo.
-Nemmeno se te lo chiedo io?- chiese lo svizzero, guardando il compagno.
-Era da troppo tempo, che volevo farlo. Inoltre il mio amico è in un letto per colpa sua. Non dimenticarlo- disse Etienne, astioso.
-Non credo che sia colpa di Viktor se l'aereo ha avuto un problema- disse Chris.
-No, quello no, ma di certo è colpa sua se lui era sopra quell'aereo. Vedi lo difendi sempre e comunque, anche davanti a questo- disse scostando la mano del compagno, dalla sua spalla.
-Senti Etienne, non ho nessuna intenzione di litigare, proprio quando ci siamo promessi di amarci per sempre, ma se litigassimo e io salissi su un aereo non ti sentiresti già abbastanza in colpa?-.
-Ne morirei- rispose l'altro.
-Ecco- disse semplicemente Chris, guardandolo negli ochci.
-Non chiederò mai scusa, ma cercherò di non strozzarlo, di più non posso prometterti- rispose Etienne.
-Grazie- disse semplicemente Chris, avvicinandosi per un veloce bacio a stampo.
-Devo sopportarlo anche al matrimonio?- chiese Etienne.
-Suppongo di si. Sempre se Yuuri si sveglia-.
-Yuuri si deve svegliare-disse Etienne, girandosi per andare in ospedale.
Una volta dentro, trovarono Viktor in un angolo, la fronte appoggiata al muro, Ivan al suo fianco, che cercava di consolarlo. Yakov al telefono, cercava di mantenere un tono di voce basso, ma non bisognava sapere il russo, per capire che metà delle cose che diceva era parolacce.
Ben presto, la voce non confermata che Katsuki si trovasse sull'aereo rimbalzò su ogni testata giornalistica, un intero esercito di giornalisti e fotografi si accampò fuori dall'ospedale. Per poter mantenere un minimo di privacy furono costretti a far intervenire delle guardie di sicurezza.
-Dovremmo rilasciare una dichiarazione- disse Iva, a Yakov.
-Deve decidere sua madre- rispose l'allenatore.
-Viktor?- chiese Ivan, guardando il ragazzo. -Devi spiegarle cosa succede- e il russo si limitò ad annuire per poi avvicinarsi alla donna, che era sempre ferma davanti alla porta con le mani congiunte.
-Hiroko-san?-la chiamò Viktor, avvicinandosi.
-Vikkan- disse la donna sorridendo triste.
-I giornali hanno saputo dell'incidente-spiegò Viktor, in giapponese. -Sarebbe il caso che Yakov, rilasciasse una dichiarazione in merito-.
La donna guardò prima Viktor e poi Yakov annuendo tristemente, per poi tornare a guardare la porta senza però mai lasciare la mano del ragazzo.
-Mi vorrà vedere ancora?- chiese l'altro sottovoce, udibile solo alla donna, che si girò a guardarlo stupita.
-Perché non dovrebbe?-chiese la donna.
-E' colpa mia, tutto questo- rispose il russo, mentre una lacrima scendeva sulla sua guancia.
-Non potevi prevedere questo- rispose la donna, ma Viktor non ebbe modo di rispondere perché un dottore si avvicinò.
-Dottore- disse Viktor, guradandolo.
-Le condizioni del ragazzo sono stabili, può rimanere solo un parente per la notte- disse al russo affinchè traducesse alla donna. -In questo caso, può rimanere anche un'altra persona per la traduzione- spiegò brevemente.
-Resto io- disse Yuri, avvicinandosi.
-No ti prego Yuri, fai restare me- disse Viktor implorante.
-Non credo sia il caso- rispose il biondo.
-Ti prego Yura- disse implorante ancora il russo.
-No- rispose l'altro impassibile.
-Non puoi decidere per me, sono il suo compagno- rispose Viktor, ferito dal comportamente del russo. -Sbaglio o l'hai lasciato? Quindi non sei più nessuno- rispose l'altro impassibile.
-Yuri- intervenne Ivan, dietro di loro.
-Tu fatti i cazzi tuoi- rispose il biondo.
-Yuri- disse implorante Viktor, sedendosi.
-Forse è il caso che decida la madre- disse il dottore cercando di calmare gli animi.
-Resto io- disse Otabek, comparso improvvisamente dietro di loro.
-Tu ... cosa?- chiese il biondo, guardando il compagno.
-Yuri è la cosa migliore per tutti, e hai il tempo di riposarti, per darmi il cmabio domani- e di calmarti anche se quello non fu detto, il russo lo percepì forte e chiaro.
-Non potete impedirmi di vedere Yuuri- disse Viktor, con voce troppo alta, per un ospedale.
-Non credo sia il caso di discuterne ora, Vitya- disse Yakov, avvicinandosi, prendendo il russo per un braccio. -Devi riposare- disse l'allenatore.
-Sto bene- disse semplicemente il russo.
-Non stai bene, Viktor. Puoi venire domani, se succede qualcosa di certo Ota, ti chiama, vero?- disse Ivan, guardando il kazako, che si limitò ad annuire, per poi raggiungere il compagno che si era chiuso in bagno.
-Non ci credo... non ci credo... mi hai dato contro davanti a tutti- lo investì il biondo, appena chiusa la porta.
-Non sei lucido- si limitò a dire il moro, guardandolo.
-Sono lucidissimo- ringhiò l'altro.
-Non lo sei Yura-.
-Non chiamarmi così, non chiamarmi così. Come se mi amassi, non farlo. Non farlo mai più- disse il biondo, con le lacrime agli occhi.
-Ma io ti amo- disse poco dopo Ota.
-Non è vero, non è ero, non avresti fatto quello davanti a tutti- rispose ancora il biondo.
-Non puoi tenerti tutto dentro Yura- disse Ota abbracciandolo, mentre l'altro cercava senza successo di liberarsi dalla sua presa.
-Lo odio, è tutta colpa sua- disse il biondo.
-Non è vero, non lo odi- disse Ota gentile.
-Cosa cazzo ne sai te?- ringhiò Yuri.
-Perché ti conosco, so quanto vuoi bene a tutti e due, so che lo consideri un padre, e che non ti perdoneresti mai, se ora permettessi alla rabbia di avere il sopravvento-.
-Non può non svegliarsi, non può lasciarmi da solo- disse il biondo, la voce rotta dal pianto. E Otabek attese, in silenzio, che il corpo del compagno smettesse di tremare, il fiato corto per le lacrime, che lente scendevano. Poi, sempre in silenzio, Yuri si scostò per alzare il viso e baciare il compagno.
-Scusami- disse semplicemente il biondo.
-Mi sono innamorato del tuo caratteraccio, piccola tigre- disse amorevole l'altro. -Non mi spaventano più le tue crisi- sorrise il moro.
-Mi conosci troppo bene- disse il biondo, asciugandosi gli occhi. -Voglio un messaggio ogni mezz'ora-.
-Io voglio che vai a casa e ti riposi, e se cambia qualcosa ti chiamo. Ho bisogno di dormire anche io- rispose il moro.
-Okay- si limitò a rispondere il biondo, uscendo dal bagno.
-Allora noi andiamo a casa- disse Yakov, indicando il gruppo dietro di lui.
-Come fate con i giornalisti?- chiese Otabek.
-Un'ambulanza ci aspetta sotto nei garage, questo dovrebbe dare poco nell'occhio e saremo liberi di uscire. Domani mattina alle 10 rilascerò una dichiarazione- disse l'uomo, con lo sguardo severo.
-Promettimi di chiamarmi- disse Viktor con un filo di voce.
-Promesso- rispose il moro.
-Hiroko-san?- chiamò il russo, abbracciando forte la donna.
-Andiamo Viktor- disse Ivan, appoggiandogli una mano sulla spalla.
-Dove intendi dormire- chiese Yuri, guardando per terra.
-Non lo so, non me la sento di tornare a casa-rispose Viktor.
-Puoi venire da me e domani veniamo qui insieme- disse sempre senza guardarlo, sbuffando uqando sentì il compagno sorridere.
-Io e Etienne andiamo in albergo- disse Chris.
-Se vi accontentate del letto a una piazza e mezza, potete stare da me- rispose Yuri.
-Grazie- disse Etienne, chiamando l'ascensore.- Vi aspettiamo di sotto-.
-Arrivo subito- disse Yuri, girandosi a guardare il compagno. -Vedi di non provarci con qualche infermiere sexy perché ti ammazzo-.
-Yura- disse la madre di Yuuri, guardandolo, e il biondo arrossì fino alla punta dei capelli.
-Scusa Hiroko- disse dopo aver lasciato un bacio veloce sulla guancia di Otabek, e aver raggiunto gli altri in ascensore.
I giorni scorrevano lenti, Yakov aveva interpellato i migliori specialisti, mobilitando anche chirurghi di fama mondiale, ma il responso era quasi sempre lo stesso. Impossibile valutare la lesione, se prima Yuuri non usciva dal coma. Cosa che, secondo i dottori, sarebbe dovuta avvenire presto, ma sembra che il giapponese lottasse proprio per non farlo. I giorni divennero settimane, e le settimane divennero mesi.
-E come se non si volesse svegliare- spiegava il dottore. -Come se non volesse farlo, i parametri vitali migliorano di giorno in giorno, ora respira anche senza aiuto del respiratore-.
Ormai erano passati due mesi. Nella camera di Yuuri era stato appeso un calendario, e le foto di tutti loro. Hiroki era tornata in Giappone, anche se convincerle era stato più che difficile, quasi impossibile.
-Viktor sei certo che sia la soluzione migliore?- chiese Yuri guardando l'amico.
-Quanti mesi sono passati Yuri?, due mesi. Ecco quanto- disse con rabbia Viktor.
-Si lo so- disse il biondo. -Ota è via da un mese- rispose il biondo.
-Perché non si sveglia? I suoi parametri sono migliorati ma lui continua a dormire. I dottori hanno acconsentito a spostarlo in una clinica in Svizzera. La migliore per situazioni come queste- disse ancora Viktor.
-E credi che annunciare il tuo ritiro, sia la soluzione migliore?- chiese il biondo.
-Non lo lascio Yuri, non lo lascio andare da solo- disse l'altro uscendo dalla stanza.
Pochi giorni prima della partenza dell'aereo ambulanza, Viktor ricevette una chiamata dall'ospedale. Una ragazza chiedeva di poter vedere Yuuri, ma era stata bloccata dalla sicurezza.
-Signor Nikiforov, c'è qui Eva. Dice che vorrebbe vedere Yuuri- disse l'infermiera.
-Non la faccia passare, dieci minuti sono lì- disse Viktor uscendo di casa.
Una volta in ospedale non fu difficile individuare la ragazza che chiedeva di Yuuri. Era alta, con i capelli rossi costretti in una treccia.
-Ciao- disse Viktor avvicinandosi.
-Oh cielo sei... sei ..Viktor- disse balbettando la ragazza.
-A quanto pare tu conosci me, ma io non conosco te- disse Viktor, guardandola negli occhi.
-Oh cielo scusa che maleducata. Piacere sono Eva, io.. Ecco.. Io ero con Yuuri, quando è successo tutto- disse la ragazza tendendogli una mano.
-Eri anche tu sull'aereo?-chiese il russo, guardandola.
-No ero tra i soccorsi-.
-Quindi tu hai parlato con Yuuri- disse Viktor, portandola verso la stanza del Giapponese.
-Si,io.. Ecco... non sarei nemmeno dovuta venire, Forse dovrei andarmene- disse la ragazza, indietreggiando.
-No- urlò quasi il russo, attirandosi un'occhiataccia dell'infermiera di turno. -Ti prego resta-.
-Posso vederlo?- chiese la ragazza, sottovoce.
-Certo- rispose Viktor, aprendogli la porta.
La stanza di Yuuri era piena di colori, e di foto. Un paio di pattini appoggiati sul mobile. Eva si avvicinò al letto lentamente.
-Dice il dottore che può sentirti. Sta bene, anche se è in coma ormai da mesi- disse Viktor, guardando il letto. -Cosa ha detto?- chiese poco dopo-.
-In che senso?-temporeggiò Eva. Temeva quella domanda e il ragazzo gli sembrava abbastanza abbattuto, se avesse saputo la verità, sarebbe crollato definitivamente.
-Sei l'ultima persona con cui ha parlato. Cosa ti ha detto di me?- chiese implorante il ragazzo.
-Io..io non ricordo- rispose Eva, imbarazzata.
-Ti prego, ho bisogno di saperlo- chiese Viktor.
-Angelo?- chiamò una voce flebile dal letto, lasciando stupiti i due giovani.

Yuri On Ice : In quei GiorniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora