7: Rosa senza spine

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Il ricordo si interrompe bruscamente, così come un film durante il primo tempo.
Guardi Bill con aria stravolta. «E io dovrei provare qualcosa per te? Dopo quello che mi hai fatto?!».
Lui sbuffa annoiato. «Che noia. Possibile che tutte le volte arrivi prima il ricordo brutto? Non puoi ricordarti prima la parte più bella?».
«Senti, vattene da qui.
Vattene da questa città, da questo mondo, da questa dimensione!
Lascia in pace me e i miei amici. Sparisci!» Esclami.
Hai paura; molta più di prima.
Ora che il ricordo è arrivato... Ma non è tutto, questo è certo. Senti che manca qualcosa. Non capisci nemmeno perché lo stupido nomignolo datoti da quel maledetto demone ti abbia scosso a tal punto.
Bill si volta e fa per uscire dalla stanza. «(T/n), finché non ricorderai tutto non posso prenderti sul serio.
Rimarrai qui e io non me ne andrò.
Non ti farò del male. Manderò qualcuno a chiamarti per la cena».
«Aspetta!».
Lui sbuffa. «Cosa...?!».
«Potresti liberare Mable da quella grossa... Bolla-prigione? E potresti almeno lasciare in pace lei, Dipper e gli altri?».
«I Pines, vuoi dire? Oh, per loro ho in mente un trattamento speciale».
«Non osare toccarli».
Il demone si volta verso di te ghignando. «Altrimenti cosa fai eh, (t/n)? Un tempo, forse, avresti potuto fare qualcosa col tuo potere. Purtroppo per te che ogni vita sia diversa, così tu. Ora sei solo una semplice umana, perciò non puoi fermarmi in alcun modo!».
Ride. «Nemmeno se sei tu. Ora come ora sei solo come una rosa senza spine: bellissima, ma affatto letale».
Abbassi la testa e stringi i pugni.
Odi sentirti impotente. Odi essere in salvo, mentre i tuoi amici rischiano la morte. Odi che uno come lui ti abbia fatto un complimento.
Lui ti solleva dolcemente il volto e i vostri sguardi si incrociano.
I suoi occhi sono colmi di ironia.
I tuoi d'odio.
«Adesso devo andare, leonessa. Manderò qualcuno a chiamarti per la cena».
Non fai in tempo a fare nulla, perché Bill se ne va e ti chiude nella stanza. Sei bloccata.
Ti fiondi contro la porta e inizi a colpirla forte coi pugni, urlando il nome del tuo carceriere.
«Bill! Torna indietro, maledetto! Bill!».
Inutile. È tutto inutile.
Ti guardi intorno alla ricerca di una qualsiasi via di fuga, ma non trovi nulla.
È proprio vero. Sei una rosa senza spine.
Rifletti sulla frase e ti trovi a pensare che sia un bel complimento, dopotutto.
"Ma che dico?!" Pensi picchiettandoti la testa.
Sbuffi.
Improvvisamente ti rendi conto di essere sudatissima e di stare morendo di caldo.
Ti togli la giacca e il cappello e li lanci sul letto.
La maglietta che indossi si è appiccicata alla schiena e hai i capelli attaccati alla fronte umida.
Guardi la tua immagine nello specchio.
«Uno schifo» commenti.
Hai le gote arrossate, i pantaloni strappati, una scarpa slacciata, graffi ovunque.
I capelli sono aggrovigliati e crespi. Gli occhi sono umidi, il viso appiccicoso a causa delle lacrime versate.
Eppure lui ti vede bella.
Nessuno, nemmeno i venditori ambulanti ti hanno mai detto che sei bella. Ma lui, un demone malvagio, l'ha fatto. Ed era sincero.
«Ma lui è un maledetto, uno stronzo. Non devo ascoltarlo. Non posso rimanere qui».
Però...
Il tuo sguardo si posa sul bagno.
La grande vasca bianca urla il tuo nome.
«Tanto non lo saprà mai nessuno...» Dici.
Ti guardi intorno, giusto per assicurarti di essere sola. Lo sei.
Ti dirigi verso il bagno profumato di lavanda e chiudi la porta.
Apri i rubinetti della vasca e subito una strana acqua viola e piena di brillantini inizia a scorrere.
«Ma che cazz... Sarà radioattiva?».
Lentamente e senza molta convinzione ci immergi un dito. Sembra tutto normale.
Noti che la pelle a contatto col liquido è diventata perfettamente liscia; anche le pellicine intorno all'unghia sono scomparse. "Ah beh" pensi.
Lentamente ti spogli, gettando i vestiti sporchi alle tue spalle ed entri nella vasca.
Dopotutto è rilassante.
Se solo non fossi imprigionata nella casa di un demone...
Un demone che, mentre tu stai facendo un bagno rilassante, sta dando la caccia ai tuoi amici.
Ti immergi completamente, giusto per cacciare tutti i pensieri.
Sta diventando tutto sempre più assurdo...
E vuoi ricordare. Vuoi ricordare ciò che non ti è ancora tornato in mente, ciò che, secondo Bill, è la "parte bella".
Ripensi a quel lontanissimo anno: il 479.
Conoscevi già Dipper. E Mable... Non sai cosa ci sia stato tra loro. Devi ricordare.
Sbuffando esci dalla vasca e ti avvolgi in un morbidissimo asciugamano bianco.
Ti spazzoli a fatica i capelli, poi torni in camera e ti fermi davanti all'armadio. Lo apri.
Davanti a te ci sono tantissimi vestiti uno più bello dell'altro.
Per te però sono troppo sgargianti: sei sempre stata una ragazza semplice; inoltre se vuoi scappare devi essere comoda.
Inizi la ricerca, ma non trovi alcun paio di pantaloni, né una qualche maglietta o camicetta.
Solo vestiti.
Non ti va di rimettere quelli sporchi, così opti per un abito rosso a pieghe.
«Sapevo che avresti scelto quello. Hai sempre amato il rosso».
Ancora lui.
Ti volti di scatto, incrociando lo sguardo del demone che ti osserva appoggiato alla parete.
Ti chiedi da quanto tempo sia lì.
Ha del sangue sul volto. Sangue non suo.
«V... Vattene!» Esclami arrossendo. Stringi con forza il lembo dell'asciugamano, giusto per evitare che cada lasciandoti nuda. Sarebbe piuttosto imbarazzante.
«Oh andiamo, volevo solo vederti un po'».
Fluttua verso di te, accarezzando le tue forme con gli occhi.
«Sparisci, pervertito!» Ritenti, ma lui ridacchia.
«Avanti (t/n)! Ti ho vista nuda un sacco di volte, non c'è bisogno di urlare tanto!».
Ti sembra che il tuo volto stia prendendo fuoco da quanto è caldo e rosso.
Stringi ancora più forte le braccia intorno al petto e abbassi lo sguardo.
Bill ghigna ancora. «Ad ogni modo... Volevo solo dirti che ho trovato i tuoi amici: i Pines e altri tizi che erano con loro».
Sollevi di scatto la testa. «Che cosa gli hai fatto?!».
«Calmati, calmati! Niente. Beh, niente per adesso.
Ad ogni modo... Ho pensato che volessi vederli».
Ti senti leggermente sollevata. Non sono morti...
Annuisci.
«Bene, vestiti allora. Ti aspetto qui fuori».
Indossi il vestito in fretta e furia.
Ti sta bene, ma non hai tempo di ammirarti: hai cose più importanti da fare.
Esci dalla stanza e trovi Bill ad aspettarti.
Ti porge il braccio. «Andiamo?».
Lo spingi via. «Portami da loro».
«Come vuoi, leonessa».
Scendete parecchie rampe di scale e man mano anche la temperatura cala.
Ti strofini le braccia per scaldarle, ma non serve a nulla.
Il tuo accompagnatore nota che hai freddo, così si toglie la giacca e te la mette sulle spalle. «Preferirei non congelassi».
Ti scrolli l'indumento di dosso. «Non voglio niente da te» Ribatti gelida.
Lui ghigna e raccoglie la giacca. «Come vuoi».

Quando finalmente arrivate alle segrete ti senti come un ghiacciolo, ma non vuoi ammettere di avere freddo.
Bill sta per entrare, quando si ferma e ti guarda.
«Non riesco a credere che quelli siano ancora tuoi amici».
«Perché?».
«Perché tutte le volte... Ah, lascia stare: tanto non mi crederai se te lo dirò».
«Infatti».
«Prima o poi tanto ricorderai tutto. E a quel punto, cara (t/n), saremo di nuovo insieme. E ci sarà una sorpresa».
«Una... Una sorpresa?».
Lui ridacchia e ti mette un dito sulle labbra.
«Niente domande. A tempo debito capirai tutto».

Centuries {Human Bill Chiper X Reader}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora