3: Bill

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A breve incontrerai il re del regno del caos.
A breve... Sarà tutto finito.

«Bene, bene, bene... Altri sette piccoli e stupidi umani. Sette bellissimi arredi da aggiungere alla mia dimora!».
Bill vi scruta dalla sua postazione a mezz'aria, un ghigno beffardo stampato in volto.
È alto, magro e biondo. Indossa un gilet giallo e pantaloni neri.
Mio nonno si vestiva nella stessa maniera. Pensi.
«Vediamo, vediamo... Cosa potrei farne di voi?» Dice il demone canticchiando.
Mr Northwest riprova a trattare per la libertà sua e della moglie, ma l'unica cosa che ottiene è la risata divertita del re del caos.
«Molto simpatico, Northwest. Ma io avrei un'idea migliore!».
Punta il dito verso Mrs Northwest e immediatamente lei diventa un quadro raffigurante una donna tra le fiamme. Il marito fa la stessa fine.
Rimani pietrificata dal terrore, ogni minuto la paura si fa sempre più forte e temi di svenire da un momento all'altro.
Non voi venire trasformata, non vuoi diventare un oggetto. Un suo oggetto.
E se ti trasformasse in uno spazzolino del cesso?!
Alla sola idea non riesci a trattenere una smorfia di disgusto, ma la terribile immagine viene subito sostituita dall'orrore quando vedi i genitori di Robbie diventare di pietra e venire aggiunti al trono. Così Susan.
Istintivamente afferri il braccio di James. Ti accorgi che trema.
Bill vi osserva divertito, ma senza guardarvi veramente: come quando si osserva un oggetto di poco conto.
«E voi due? Mmmh, vediamo...».
Zap. E anche James è di pietra.
Sei sola, il cuore batte a mille. Lo stomaco si contorce, gorgoglia, senti il gelo della paura scorrerti nelle vene. Sudi freddo.
«Bene, bene, bene... Cosa potrei fare con una ragazzina come te?».
Scende fino ad arrivarti di fronte. Abbassi la testa, mordendoti forte il labbro per non scoppiare in lacrime.
Ti solleva il mento.
«Vediamo. Potresti diventar...».
Non finisce la frase. Il sorriso gli scompare dal volto. Ti lascia andare e indietreggia di un paio di passi.
«Oh mio Dio...» Mormora.
Rimani ferma, sul volto una faccia da ebete.
«(t/n)... Sei proprio tu...!».
«Che... Che cosa?» Riesci a dire. «Come sai il mio nome...?».
«Non ti ricordi, eh? Proprio nulla...?».
«M...Mi spiace, io non...».
Sorride triste e scuote la testa.
«È ovvio che non ricordi. Non puoi ricordare, anche se mi avevi promesso che ci avresti provato».
Non rispondi.
Sei confusa; non capisci di cosa stia parlando questo demone.
Già, demone. Probabilmente ti sta solo prendendo in giro, giusto per vedere una ragazzina confusa e divertirsi con lei.
Improvvisamente sotto di te compare una comoda poltrona rossa, che ti porta su, su, sempre più su. Sei di fronte al trono di Bill.
Guardi in basso, sarai almeno a trenta metri da terra.
Le vertigini ti fanno tremare e ti aggrappi ai braccioli affondando le unghie nella pelle della poltrona come un gatto.
«Hai ragione (t/n),  dimenticavo che soffri di vertigini!».
Uno schiocco di dita e vi trovate in una lussuosa sala da pranzo.
Sembra che Bill lo faccia apposta.
«Così va meglio, non è vero?».
«Posso sapere cosa vuoi da me?!» Chiedi alzandoti e tenendo le mani sul tavolo.
Lui è seduto davanti a te, ma non si preoccupa di alzarsi. Si limita solo a guardarti negli occhi. «Cosa voglio da te? I ricordi. Voglio che ti ricordi tutto di noi».
«Di... Di noi? Credo che tu abbia sbagliato persona».
«Succede sempre.
Il problema di essere immortali è questo: la gente che conosci muore e quando rinasce non ha idea di chi tu sia.
E questo, cara (t/n), succede sempre. Soprattutto tra noi due».
«Non ti seguo. E non me ne frega niente dei tuoi deliri: voglio che liberi i miei amici e che te ne vada da qui».
«Normalmente non parleresti così».
«È scientificamente provato che non sono normale, quindi non c'è problema.
Lasciami andare».
«No».
Il suo tono è autorevole, ma racchiude anche un leggero sentore di disperato desiderio.
Ti fermi a riflettere. Potrebbe essere una presa in giro, oppure potrebbe essere che Bill si è fumato troppe canne.
Il punto è che, in qualche modo, crede che ci sia e che ci sia stato qualcosa di... Intimo... Tra di voi: devi sfruttare la cosa in tuo vantaggio.
«Bill... Davvero, non riesco a ricordare. Mi piacerebbe, ma mi è impossibile» Dici con più gentilezza.
Lui sorride triste. «Lo so: è quasi impossibile rievocare i ricordi di una o più vite precedenti. Ma so come aiutarti».
Si alza e fa il giro del tavolo per raggiungerti. Lentamente.
Potresti allontanarti, evitare che ti raggiunga, ma l'unica cosa che riesci a fare è guardarlo imbambolata come una cretina.
Adesso i vostri volti sono incredibilmente vicini.
Cerchi di indietreggiare, ma la poltrona rossa è pesante e non si sposta. Ci cadi sopra però, da perfetta idiota.
Bill appoggia le braccia sui braccioli, chinandosi verso di te.
Sprofondi, ma lui non si allontana.
Sorride. «Sei pronta a ricordare?».
Hai paura.
Hai paura di quello che farà, di quello che sta per succedere.
E poi accade.
Le sue labbra calde si posano sulle tue, dolci, leggere.
Rimani rigida.
Senti le guance che ti vanno a fuoco e lo schifo che si impadronisce di te.
Spingi via Bill, anche se hai le braccia molli.
«Non... Non provarci mai più» Ansimi.
«A me sembrava che ti piacesse» Ribatte lui sedendosi davanti a te sul tavolo.
«Piantala. Posso andare a casa, adesso?».
«È questa la tua casa adesso».
Balzi in piedi. «Cosa?! No! Assolutamente no!».
«Meglio casa che prigione, no? Pensa a quegli altri nella sala del trono».
«È per questo che voglio andarmene da qui! Con loro. Adesso».
Bill sospira. Sembra quasi dispiaciuto.
Già, quasi.
«(T/n), ti ho ritrovato dopo tanti anni.
Tu adesso non ricordi e non puoi capire la mia felicità, ma devi sapere che non posso lasciarti andare. Non dopo...».
Si ferma, cupo.
«Non dopo cosa?» Chiedi acida, ma curiosa.
«Niente».
Un movimento improvviso e la tua mano è nella sua.
La sala da pranzo scompare, poi eccovi in una lussuosissima camera da letto.
«Questa sarà la tua stanza, (t/n)» Dice il demone.
«La mia... La mia stanza? Aspetta, ma io non...».
Niente da fare. Se n'è andato.

Centuries {Human Bill Chiper X Reader}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora