19: Ricordi (1879 - parte 2)

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Senza lasciare la mano della piccola (t/n), Isabel si avvicinò ai resti incendiati del treno, urlando tra le lacrime il nome della sorella. Non ottenne risposta.
La bambina intanto si guardava intorno terrorizzata, ma del ragazzo biondo di prima non c'era traccia.
Si sentiva in colpa. Isabel aveva rinunciato a salvare Liz per lei.
La castana si asciugò le lacrime e respirò a fondo.
«D'accordo: stando qui non risolveremo nulla. Adesso andiamo a casa, ok (t/n)? Non avere paura, ci sono io qui».
La bambina si chiese come la ragazza potesse essere così lucida anche in quella situazione, ma non disse nulla.
Corsero fuori dalla stazione e si trovarono in una specie di piazzale ricco di  carrozze e la confusione regnava sovrana.
«Signorina Isabel! Signorina Isabel, da questa parte!».
Un ragazzino sui quindici anni correva verso di loro.
«Tim! Presto, dobbiamo andare a casa!».
«Ho avuto paura! C'è stata un'esplosione  e poi la gente fuggiva... Dov'è la signorina Elisabeth?».
Isabel mise una mano sulla spalla di Tim e lo guardò negli occhi. «Arriverà. Adesso però devi portarci a casa!».
Il ragazzo le guidò verso una carrozza. Le due salirono e subito partirono a tutta velocità, sfrecciando tra le strade affollate di Lucerna.
Attraversarono il ponte che conduceva nella parte storica della città e seguirono la strada che costeggiava il lago.
Nonostante la paura (t/n) si rese conto di essere in un posto meraviglioso.
Imbucarono una stradina costeggiata da degli alberi, che a sinistra era ricca di ville e hotel lussuosi, mentre a destra erano attraccate delle barche che seguivano dondolando il moto del lago.
Si fermarono davanti a un grande edificio bianco che recava la scritta: "Casinò".
«Tim, prendi la bambina e portala in casa. Aspettate il mio ritorno e non muovetevi. Sono stata chiara?» Disse Isabel. La voce era calma e risoluta, ma la fronte era imperlata da varie goccioline di sudore.
«Che cosa farai?» Chiese il ragazzo.
«Tu non preoccuparti».
La ragazza si diresse verso uno dei cavalli della carrozza, lo slegò, montò in groppa e partì in galoppo verso la stazione.
Tim e (t/n) rimasero qualche secondo a guardarla, poi entrarono nel casinò.
All'interno regnava la confusione.  Una confusione allegra, però.
Uomini e donne eleganti ridevano, scherzavano e giocavano.
Ragazze bellissime e poco vestite giravano tra i tavoli.
«Perché siamo qui?» Chiese (t/n).
«La casa di Isabel a Liz è al piano di sopra».
Tim condusse la bambina verso un ascensore dorato e selezionò il secondo piano.
Si trovarono in un corridoio ricoperto da un tappeto rosso e con le mura bianche e oro.
Si diressero verso una porta di mogano e il ragazzo estrasse una grossa chiave, la infilò la serratura e la porta si aprì con uno scatto.
(T/n) si rese conto che quello era l'appartamento più bello che avesse mai visto.
Occupava tutto il piano ed era molto lussuoso. L'ingresso era un salotto stupendo, con divani di velluto e mobili in stile vittoriano.
«Posso sapere il tuo nome, bambina?» Chiese Tim.
«(T/n)».
«(T/n)... Io sono Tim, e lavoro per Liz ed Isabel. E menomale, o sarei in mezzo a una strada!
Comunque... Posso sapere che cos'è successo in stazione? Ed Elisabeth? Voglio dire, non ho mai visto Isabel così agitata!».
(T/n) raccontò l'accaduto come meglio poté.
Tim la interrompeva ogni cinque secondi, ma alla fine riuscì a concludere.
«Non sarà successo nulla a Elisabeth. Lei è forte e non si farà sconfiggere da idioti simili!».
«Ne sei sicuro?».
«Sicurissimo!».
Passarono le ore, ma i due rimasero soli a lungo.
L'ansia di (t/n) aumentava di secondo in secondo.
Sapeva che Bill non era più nelle mani dei Cacciatori e che la stava aspettando da qualche parte.
Da sola però non poteva certo raggiungerlo...
Improvvisamente la porta si aprì e Elisabeth entrò nell'appartamento.
La divisa da capotreno e i capelli erano bruciacchiati, ma la ragazza sembrava stare bene.
«(T/n), Tim, fortunatamente siete salvi! Aspettate un attimo... Dov'è Isabel?».
«Credo sia andata a cercarti» Rispose.
«Ma si può sapere cosa sta succedendo?!».
«Non c'è tempo. Va' giù al casinò e fa' attenzione che non salga nessuno, mi hai capito? Se così fosse corri immediatamente ad avvertirmi, chiaro?».
«Chiarissimo, signorina».
Appena il ragazzo fu scomparso Elisabeth afferrò la mano di (t/n).
«Devi andare da Bill: laggiù sarai al sicuro».
«Aspetta, e Isabel?».
«A lei ci penserò io. Vedrai, starà bene».
Le due corsero in una stanza immersa nel buio, illuminata solo da una luce che proveniva da una specie di porta.
«Vedi quello?» Chiese Liz. «Quello è un portale interdimensionale. Entra lì dentro e ti troverai da Bill».
«Tu non vieni?».
(T/n) aveva paura. Molta.
Lo sguardo di Elisabeth si addolcì.
«Ehi, non temere: Bill sarà dall'altra parte che ti aspetta. Verrei con te, ma non posso lasciare Isabel da sola».
«Voglio sapere dov'è Isabel!».
«Ti farò avere nostre notizie. Ora vai, coraggio».
La bambina si avvicinò lentamente al portale.
Si voltò ancora una volta verso Elisabeth. E poi una luce bianca la avvolse.
E subito le rassicuranti braccia di Bill la avvolsero in un abbraccio.

Centuries {Human Bill Chiper X Reader}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora