12: I viaggiatori dimensionali

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Dipper's p.o.v

«Dove stiamo andando esattamente? Mi stai distruggendo l'auto!» Esclama Stan.
Ford svolta bruscamente a destra.
«Come se tu fossi un guidatore provetto!» Replica.
«Più veloce! Più veloce!» Urla Mable accanto a me: è al settimo cielo.
Io invece sono aggrappato con le unghie al sedile e non oso muovermi di un millimetro. Potremmo avere un incidente. Avremo sicuramente un incidente!
Inoltre siamo solo noi quattro, se morissimo gli altri non ci troverebbero mai: la vedo molto male.
Non ho nemmeno capito dove voglia andare il prozio, so solo che è un posto sperduto in mezzo alla foresta.
Una brusca frenata, ed ecco che ci troviamo davanti ad una baracca assurda.
Già, più assurda della Mistery Shack; e ce ne vuole.
È a due piani, di legno e tutta storta.
Tutt'intorno ha un cerchio luminoso e la casetta è avvolta da una strana luce fucsia.
«Ma che razza di posto è questo...?» Chiedo scendendo dall'auto.
«Questa» Risponde Ford sorridendo. «È la casa dell'unica persona che abbia viaggiato in tutte le dimensioni esistenti: Nicholas Lennox».
«Non lo sopporto quel tipo! No, no e poi no, non entrerò mai in casa sua! Un tempo siamo stati nemici e lo saremo ancora» Bofonchia Stan.
«Se è un altro vecchietto burbero come te, prozio Stan, sarà divertente!» Esclama Mable. Sembra che tutta questa situazione sia un gioco per lei.
«Io non sono burbero» Ribatte il prozio. «E non sono nemmeno un vecchietto!».
Io e Ford intanto raggiungiamo l'ingresso. «Venite, sbrigatevi!».
Bussiamo alla porta.
Inizialmente non arriva nessuno, poi sentiamo dei passi frettolosi e una ragazza compare sulla soglia.
È alta, riccia e castana. Ha un volto rotondetto, ma grazioso e gli occhi ci scrutano curiosi.
Indossa un vestito bianco e nero svolazzante.
«Salve» Dice sorridendo radiosa. «Come posso aiutarvi?».
Ford s'illumina come una lampadina. «Isabel, sei proprio tu? Ma come sei cresciuta, mamma mia!».
Isabel guarda il prozio sollevando un sopracciglio. Gonfia una guancia nello stesso modo in cui fanno i bambini per pensare, poi ricorda.
«Aspetti, lei dev'essere Ford! Che piacere vederla. E lei... Lei è Stan, immagino».
«Sì, esattamente. Quanti anni hai adesso? L'ultima volta che ti ho visto eri una cosina minuscola!».
«Ho sedici anni. Ma non state lì sulle scale: prego, entrate!».
Isabel si fa da parte e ci lascia passare, poi richiude la porta alle nostre spalle.
«Da questa parte» Dice e ci guida lungo il corridoio.
Sui mura ci sono varie fotografie, dove posso riconoscere la nostra guida da piccola, un uomo che immagino sia Nicholas Lennox e un'altra bambina.
«Scusate per il disordine: non siamo abituati a ricevere ospiti.
Immagino siate qui per mio padre».
«Anche no» Borbotta Stan.
Ford gli dà una gomitata, poi risponde di sì. «Come sta? Non vedo Nicholas da tempo!».
Arriviamo in un piccolo salotto e ci sediamo su un divano e Mable su una poltrona.
Nel camino è acceso un fuoco scoppiettante.
Isabel si incupisce. «Ho paura che non potrai vederlo, Ford. Mio padre se n'è andato circa sei anni fa» Mormora.
Mable le dà una pacca sulla spalla. «Oh Isabel, quanto mi dispiace!».
Lei si stringe nelle spalle. «Succede».
«Posso sapere cosa gli è successo?»  Chiede ancora Ford.
«L'hanno ucciso» Taglia corto lei.
E subito il sorriso torna a illuminarle il volto.
«Ad ogni modo, posso sapere come mai volevate vederlo?».
Ford racconta brevemente di Bill e di (t/n) .
«Quindi avreste bisogno di qualcuno che vi accompagni nella dimensione dei demoni per salvare la vostra amica» Dice lei.
«Già».
«Possiamo aiutarvi io, mia sorella e James. Mio padre ci ha insegnato molte cose».
«Non saprei... Sei ancora una ragazz...».
«ISABEL! DOVE HAI MESSO LE MIE SCARPE?».
Una ragazza compare sulle scale.
Ha un'aria molto arrabbiata.
Anche lei è alta e castana, ma i suoi capelli sono lisci e si arricciano solo sulle spalle.
Indossa un bellissimo abito nero da sera, i collant ma non le scarpe.
Il suo corpo è una perfetta clessidra: spalle larghe, vita stretta.
Devo ammettere che è molto bella.
Tra i denti stringe una radice di liquirizia.
Mable mi dà una gomitata e solo così smetto di fissare la nuova arrivata.
«Oh» Commenta lei. «E voi chi sareste?».
«Liz, lui è Ford! Te lo ricordi, vero?» Dice la sorella.
Liz studia a lungo il prozio. «No».
Isabel le spiega la situazione e la sorella ascolta attentamente, sedendosi sulle scale.
«Vi aiutiamo noi» Dice alla fine. «Abbiamo un conto in sospeso con Bill.
Isabel, io vado a cambiarmi.
Chiama Henry e digli che stasera non verrò, e se farà una delle sue solite battute digli che gli farò il culo.
Chiama anche James, digli che se tarda lo uccido; questa volta sul serio.
La macchina la attivo io».
Detto ciò corre al piano di sopra.
Ford non sembra molto convinto. «Ragazze, non dovete farlo per forza. Sono già stato in quella dimensione, posso farcela».
Isabel gli sorride. «Non preoccuparti, davvero, lo facciamo volentieri: papà ci ha insegnato molte cose».
«Che conto avete in sospeso con Bill?» Chiedo.
La castana scuote la testa. «È una storia lunga, non vi interrsserebbe. Ad ogni modo, posso sapere i vostri nomi? Non vi ho mai visto».
«Io sono Mable e lui è mio fratello Dipper!».
«Felice di conoscervi! Adesso devo chiamare un paio di persone, gradite qualcosa nel frattempo? Biscotti, tè...?».
Mable balza in piedi. «BISCOTTI!».
Isabel scoppia a ridere. «Ok, ok. Ve li porto subito!».
Scompare in cucina e quando torna stringe tra le mani un grosso vassoio di biscotti e cinque bicchieri colmi di succo di mela.
«Se volete dell'altro fate pure. Il bagno è in fondo al corridoio se avete bisogno».
La ringraziamo e lei corre via a telefonare in un'altra stanza a chiamare chi le ha detto la sorella.
«Voi cosa ne pensate?» Chiedo mordendo un biscotto.

«Non lo so» Risponde Ford. «Sono le figlie di Nicholas, e non mi perdonerei mai se succedesse loro qualcosa.
D

'altronde però credo che sappiano quello che fanno: Liz viaggia nelle dimensioni da quando era piccola».
«Io credo che potremmo fidarci» Dice Mable, la bocca piena di biscotti.
«Mable, finisci di masticare!» La rimprovero. Lei mi ignora.
«Nicholas non era certo un mio amico» Riflette Stan. «Ma voglio sapere cosa gli è successo, e credo che c'entri Bill. Credo che potremmo fidarci delle ragazze».
Alla fine ci mettiamo d'accordo.
«Evviva, ce l'avete fatta! Iniziavo a perdere la speranza».
Liz è sulle scale e ci guarda appoggiata al muro, continuando a masticare la liquirizia.
Adesso indossa una maglietta nera con le spalle scoperte e con la scritta "Manhattan" in bianco, jeans shorts e superstar bianche a strisce nere.
«Da quanto tempo sei lì?» Le chiedo.
«Da abbastanza tempo per capire che vorreste sapere cosa sia successo a mio padre. Beh, vorrei innanzitutto chiarire che non dovete fare domande a Isabel: odia parlarne.
Detto ciò: lui non è morto, è solo scomparso in quella maledetta dimensione. Punto.
Adesso muovetevi: viaggiare per dimensioni non è facile e credo che tu Ford lo sappia».
Devo ammettere che questa ragazza è veramente prepotente, a differenza della sorella.
Isabel ricompare in salotto.
«Liz, non iniziare a spaventarli coi tuoi modi! Tu rimani ad aspettare James, ci penso io al resto».
La castana annuisce. «Come vuoi».
«Scusatela: mia sorella sa essere molto brusca.
Allora, vedrete che salveremo la vostra amica (t/n) dalle grinfie di quel demone!».
Nei suoi occhi c'è la luce della determinazione: lei è convinta di ciò che fa.
Ed io? Io non lo sono affatto.

Centuries {Human Bill Chiper X Reader}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora