Cap. 1

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"Non voglio andarci, chissà quante persone insopportabili ci saranno in questa scuola" dissi infastidita, come se stessi ripetendo quella frase da quando eravamo saliti in auto: erano dieci minuti che ero in macchina con mio zio, nel parcheggio davanti alla mia nuova scuola, perché non volevo entrarci. "Non fare storie e vai; vedrai che non sarà così terribile come pensi" "peggio dell'altra scuola non lo sarà di sicuro" protestai a bassa voce, così da non farmi sentire.

Era metà ottobre e mi trasferii da poco per delle complicazioni, chiamiamole così; diedi un bacio sulla guancia a mio zio e mi avviai verso l'entrata di quell'edificio a me ancora sconosciuto. Erano le 8:00 e ormai tutti, fatta eccezione per me e qualche ritardatario, erano entrati nelle rispettive classi per iniziare le lezioni.

Io non andai subito in classe perché, prima, dovevo passare dalla segreteria per ritirare il foglio con gli orari delle mie lezioni.

"Salve, dovrei ritirare gli orari delle lezioni" "nome, cognome e classe" "Alex Black, classe 3 F" "Black? Ho già sentito questo nome prima..." mi disse la segretaria. Con quella frase mi fece gelare il sangue nelle vene; probabilmente si accorse del mio cambiamento di umore e quando stava per dirmi qualcosa le chiesi "lo ha per caso sentito in qualche telegiornale?" "Si! Esatto! Ora mi ricordo; mi dispiace tanto per la tua perdita" "L'orario" "cosa?" "mi deve ancora dare l'orario delle lezioni" "oh, giusto. Ecco a te. Dico sul serio, mi disp..." ma prima che potesse finire la frase mi avviai verso la mia classe con un "arrivederci!".

3 F, eccola qui. Forza Alex, fatti coraggio pensai tra me e me; bussai alla porta e quanto sentii da dietro di essa un sonoro "avanti!" deglutii, abbassai la maniglia ed entrai. "Salve, mi chiamo Alex Black e sono nuova" "benvenuta Alex, scegli dove sederti" mi disse il professore che poco prima avevo letto fosse quello di matematica. Mentre mi avviai verso un banco in ultima fila di fianco ad una ragazza, sentii chiaramente un gruppo di ragazzi bisbigliare "Black." "si è quella del telegiornale" "per me è strana" "dite che ci sente?" "Ma va, sei matto?".

"Tutti uguali" dissi a bassa voce; "come?" mi chiese la ragazza in parte a me: aveva dei lunghi capelli bianchi, lo so che è strano ma erano davvero belli; aveva anche due bellissimi occhi azzurro ghiaccio e la pelle leggermente pallida. Era molto carina. "allora?" mi chiese forse per la millesima volta "allora cosa?" chiesi confusa "perché saremmo tutti uguali?" "oh, tu non c'entri: sono loro che per me sono tutti uguali" ed indicai con un cenno del capo il gruppetto che poco prima bisbigliava credendo che io non li sentissi. "Hai pienamente ragione, sono degli idioti. Comunque io sono Christa, piacere" e mi tese la mano facendomi un grande sorriso "e io sono Alex" "lo so, lo hai detto poco fa" "oh, giusto, che stupida" "naah, non sei stupida" disse sorridendo: Dio mio, quel sorriso è stupendo. "Senti, so che matematica è bellissima" dissi ironica "ma io preferisco dormire"; detto questo appoggiai la testa sul banco e mi addormentai.

Verità proibiteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora