Cap. 17

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"Ti devo dire una cosa, ma non giudicarmi" "non lo farei mai" "va bene, devo dirti tutto" "tranquilla: ho tutta l'eternità" "ahaha, spiritosa" "lo so. Tornando un attimo serie, comincia pure" "tu sai che quando avevo sette anni un cacciatore sparò ai miei genitori, e poi sparò anche a me" "si" "non era un semplice cacciatore: era un cacciatore di licantropi e quelli che ha usato erano proiettili d'argento" "e allora perché tu non sei morta?" "mio zio mi ha trovata appena in tempo, però non riesco più a trasformarmi completamente in lupo e se ci riuscissi probabilmente non riuscirei a tornare umana" "mi dispiace" "tranquilla. Ma non è questo il punto: l'anno scorso a scuola scoprii che una ragazza che veniva nella mia stessa classe era la figlia di quel cacciatore" "aspetta, cosa? E come hai fatto a capirlo?" "quando uccise i miei io gli feci un graffio e un giorno vidi lei assieme ad un uomo con una cicatrice nel posto dove avevo colpito quell'uomo" "dov'era?" "sul volto" "wow...continua" "Aspettai qualche settimana poi, una sera, la incontrai per strada assieme al padre e al loro cane; per colpa di quel maledetto cane capirono che ero un licantropo, così, senza farsi vedere, mi presero e mi portarono in un vicolo buio.

Inizialmente il padre non mi riconobbe ma poi dopo avermi ferita in vari punti vide la cicatrice, così io presi sua figlia e pronunciando una frase le tagliai la gola con i miei artigli. Poco fa quello stesso cacciatore mi ha chiamata al telefono dicendo che prima o poi mi avrebbe trovata. Ora mi odi" "no, affatto" "'davvero?" "certo. Posso sapere cosa gli hai detto?" "soffrirai come ho sofferto io" "wow" "cosa?" "sei crudele" "ma...non è vero: doveva pagare per ciò che mi ha fatto" dissi alzandomi "lo so, scherzavo" disse lei alzandosi e posizionandosi di fronte a me "mi dispiace per ciò che è successo" disse poi abbracciandomi "non importa" "a me si invece" a quelle parole la strinsi più forte, poi mi staccai "senti...non vorrei disturbare ma potrei dormire qui?" "certo, non disturbi affatto" "grazie" "e di che. Comunque..." "si?" "non ti ho chiamata solo per vederti" "ah no?" "volevo fare una cosa ma non so se anche tu ne hai voglia" "fallo" "ma non sai nemmeno che voglio fare" disse abbassando lo sguardo, così le presi le mani e dissi "se è quello che penso allora fallo".

Dopo un po' a pensare alzò lo sguardo e mi baciò, poi staccò le sue mani dalle mie e le mise dietro al mio collo mentre io le misi sui suoi fianchi; il bacio da innocente divenne qualcosa di passionale e non esitai a far entrare la sua lingua nella mia bocca, poi mi spinse contro il muro e, dopo essersi staccata, disse "sai, credo di starmi innamorando di te" "io lo sono già" dissi per poi tornare a baciarla.

Dopo quel bacio passammo tutta la serata a farci le coccole nel letto e, poco dopo essermi addormentata sentii squillare il telefono: era lui. "Alex, che succede?" chiese Christa dopo essersi svegliata di colpo per gli squilli "è lui" "dammi" "cosa? Sei pazza?" "probabile. Dai dammi", le passai il telefono e lo mise in vivavoce "che vuoi" "ciao Alex, lo so che puoi sentirmi. La tua amichetta non può proteggerti per sempre" "vaffanculo coso" "ahaha, pagherai per ciò che hai fatto. Ricordati: soffrirai come ho sofferto io" poi riattaccò.

"Che voleva dire?" "vuole ucciderti".

Verità proibiteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora