Cap. 14

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Passai tutta la notte fuori casa girovagando per il paese senza una meta ben precisa. Non c'era quasi nessuno per le strade e questo mi faceva parecchio piacere; tuttavia non feci altro che pensare a lei: volevo vederla, così decisi di andare davanti casa sua.

Rimasi lì per un po' in piedi ad osservare quell'abitazione, poi mi tolsi le cuffie e chiusi gli occhi: c'era silenzio; ogni tanto si potevano udire dei clacson suonare, le foglie spostarsi sotto il leggero soffio col vento, qualche cane abbaiare o dei ragazzi ridere in lontananza, ma per me quello era il suono del silenzio. Quando riaprii gli occhi, mi resi conto che tutte le stanze tranne una avevano le luci spente: dedussi che fossero i genitori di Christa poiché loro non dormono. Decisi che sarei rimasta li tutta la notte così mi sedetti su una panchina, guardando quella casa e ogni suo minimo particolare, poi vidi due sagome muoversi nella stanza da pranzo: erano loro; passò più o meno mezz'ora quando qualcosa, anzi qualcuno, attirò la mia attenzione: Christa. Stava parlando; probabilmente parlava nel sonno ma non riuscivo a capire cosa stesse dicendo perché più che parlare bisbigliava. All'improvviso urlò un nome, un nome che conoscevo fin troppo bene. Le sagome che stavano nella sala da pranzo si precipitarono nella stanza da cui era provenuto l'urlo e accesero la luce per vedere se la figlia stesse bene; rimasero lì per qualche minuto per poi andarsene. Vidi Christa alzarsi dal letto e dirigersi verso la finestra così mi nascosi dietro ad un albero per non farmi scoprire: chissà cosa avrebbe pensato se mi avesse vista; sentii aprire la finestra così mi sporsi un po' per vedere cosa stesse facendo: guardava il cielo, lo guardava e sorrideva. Decisi di sedermi a terra e fare lo stesso "chissà cosa starai facendo in questo momento" si chiese riferendosi a qualcuno "stai dormendo? O stai guardando il cielo come sto facendo io? Non posso saperlo". A quelle parole sorrisi; sto facendo quello che stai facendo tu pensai prima che Christa tornasse a dormire così da permettermi di alzarmi e andarmi a sdraiare sulla panchina su cui ero seduta poco fa. Mi aveva chiamata pensai mi stava sognando. Ma perché? Mi addormentai poco dopo, con un sorriso stampato in faccia e mille pensieri che invadevano la mia mente.

Il giorno dopo fui svegliata da una voce che mi chiamava "Alex? Alex che ci fai qui?"; la riconobbi: era lei, Christa. Aprii gli occhi e mi ritrovai di fronte il suo viso con un'espressione allo stesso tempo felice ma confusa "ho dormito qua" dissi mettendomi a sedere "lo vedo ahahah" disse lei facendo lo stesso "ma perché?" "ho litigato con mio zio" risposi "oh, capisco. Ma il tuo zaino?" cazzo lo zaino "l'ho lasciato a casa" "l'avevi già preparato?" "n-no" "dammi 5 minuti" "ehm, va bene" dissi confusa. Mi sorrise per poi scomparire lasciandosi dietro foglie che volavano da una parte all'altra; come aveva detto tornò dopo qualche minuto con in mano il mio zaino "ecco qua" "grazie" dissi "ma non dovevi" "oh si che dovevo: siamo in ritardo dai andiamo" mi disse alzandosi e sorridendo "ma non posso così" dissi indicando i miei vestiti "che c'è che non va?" "ho dormito con questi vestiti" "e allora?" "non puzzo?" chiesi e lei si avvicinò a me per poi dire "naah, non puzzi" "oh, ok allora" "ahahaha andiamo".

Per tutto il tragitto rimasi in silenzio, pensando a quello che era successo la sera prima mi aveva sognata, ma perché? "Ehi bella addormentata a che pensi?" "io? A nulla" "mh, mi sembri soprappensiero. Sei sicura di star bene?" "certo" "va bene. Dai entriamo in classe" "si" dissi seguendola pensando che quello sarebbe stato un normalissimo giorno di scuola, come tutti gli altri, ma nessuna delle due sapeva cosa stesse per accadere.

Verità proibiteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora