Ho visto uomini alla ricerca di un equilbrio. Del loro equilibrio. Erano penzoloni su un filo di cotone, sfilacciato, brani di stoffa al vento che regalavano la breve illusione di un passato resistente, in grado ancora di reggere in piedi quelle persone, che sciocche, con la strafottenza negli occhi tipica dell'umano, hanno i piedi consumati e ricolmi di calli, uno zoccolo duro ricoperto di tagli rossi e infetti come i loro cuori, ridotti a viscere pulsanti e marcescenti. Presumono di provare emozioni, pietà. Umanità, addirittura.
Ma sono classificabili come umani? Che cos'è "umano"? Di certo non questi esseri detestati da loro stessi, sputano sentenze verso il più umile, amano la grandiosità eppure sono così poveri, vuoti nelle loro anime gettate in una polveriera adornata da cristalli, guardateli, mettono in mostra orgogliosi ciò che hanno rifiutato, sono mostri bitorzoluti dalle maschere di pelle truccata di tutto punto, e quel loro sorriso dai denti così bianchi da sembrare luminosi di una luce proveniente dall'Ade.
Dalle loro narici pende la droga del denaro, del fine che giustifica i mezzi, sotto le unghie hanno le speranze e i sogni di chi, solo, stava tentando di vivere un tempo degno di essere chiamato vita. Teste di neonati schiacciate a mani levate da vincitori sotto i tacchi degli stivali neri di pelle di un animale estinto.
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Inizio di qualcosa?
PoesíaQui troverete ciò che respiro. Qui annegherete nella mia mente. Qui vi perderete senza una guida. Qui verrete per osservare la pazzia attraverso un rassicurante vetro. Qui scoprirete di essere pazzi anche voi.