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  RICAPITOLANDO

Dico, facendomi portare il bicchiere alla bocca da Laura. Cazzo! Sono pure diventato dipendente dalle persone che mi girano intorno...
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ERICA'S POV
Tutti pensano che io non senta niente, tutti credono che non possa più tornare indietro... magari hanno ragione. Magari non potrò più riabbracciare il mio Andrea, nemmeno scusarmi con lui e spiegargli tutto... Forse morirò nei prossimi giorni, oppure nelle prossime ore.
Sento la porta aprirsi; chi è? Andrea? Anna? Leo?

-Ciao Erica. Sono Francesco...-

Ma che cazzo vuole questo? Perché è venuto a farmi visita... che c'entra con tutta questa situazione? Lui non può essere preoccupato per me: per lui o no sempre risultata una cosa.

-So che puoi sentirmi, anche se non puoi dirmi niente. Ti amo, voglio solo dirti questo. Quando ti risveglierai dal coma, spero che tu scelga me... non Andrea. Lui non tiene veramente a te, io si.-

Cosa? Che sta dicendo? Io non potrei mai fare una cosa del genere al ragazzo che amo, ha già sofferto troppo...

-Sappi, però, che Giovanni è uscito da quel ristorante per colpa mia. Ho fatto incazzare sia lui che Andrea, quella sera.-

Dice lui, sbattendo un pugno sul ferro del letto. Immediatamente, sento un liquido caldo sul mio piede.

-Ah... CAZZO! Mi sono fatto male! Scusami Erica... davvero. Devo andare a farmi medicare... scusa-

Dice, allontanandosi dal mio letto. Mentre esce dalla porta, impreca. È sempre stato così. Comunque, non accetterò mai la sua proposta; non voglio lasciare ne Andrea, ne Giovanni... come amico, intendo. Non vorrei mai cambiare la mia vita così, tutto d'un fiato. Non ce la farei mentalmente... poi lui è sempre stato un tipo possessivo. Non voglio essere trattata come una cosa. So, però, che metterei la vita di Andrea e Giovanni a repentaglio: lui frequenta delle persone... pericolose.

ANDREA'S POV
Sono in corridoio, appena uscito dalla camera di Giovanni. Ormai è mezzogiorno e devo tornare a casa: se no la mia famiglia si preoccupa. C'è mia madre che mi ha già chiamato diverse volte in queste ore... ha paura che io non stia bene. Infatti, diciamo che potrebbe andare meglio...
Sto camminando quando riconosco una testa di capelli neri che esce dalla stanza di Erica. No, non è Laura... è Francesco. Quel figlio di puttana che ci fa qui? Si accorge di me e mi si avvicina:

-Andrea, tutto bene? Ti vedo molto pallido...-

-Ma taci, vah! Cosa ci sei andato a fare dalla mia ragazza... sentiamo!-

-Sono solo andato a trovare Erica! E non è la tua ragazza, fino a prova contraria.-

-Taci e vattene, non ti è bastato il pugno di ieri? Ne vuoi un altro?-

-Stronzo..-

Dice andandosene. Però, voglio sapere cosa ha detto a Erica... perché è andato in quella stanza?
Allora inizio a correre per raggiungerlo, ma lui è già in ascensore, le cui porte si stanno chiudendo. Allora, mi dirigo verso le scale, che percorro di corsa. Inciampo sugli ultimi scalini e sento un dolore lancinante al braccio; me lo sono probabilmente rotto attutendo la caduta, per non piantarci la faccia. Però non me ne frega un cazzo, voglio solo raggiungere quel bastardo di Francesco. Sento anche un leggero dolore strano alla caviglia, ma non ci faccio caso... sara una storta! Continuò a correre, anche se il dolore non mi permette di andar veloce. Lo vedo; sta per uscire dalle porte scorrevoli, vuole andare in macchina. Sto per raggiungerlo, quando...

-Mi scusi, ma lei è ferito!-

Mi viene incontro un'infermiera. Bassa, capelli castani, occhi castani, niente trucco. Sembra che abbia vent'anni.

-Cosa? Cosa dice? Ah si... il braccio! No, no... non è nulla!-

-Cosa? Parlavo della caviglia! Ha una caviglia ferita...-

Dice. Ma di che diavolo sta parlan... ah, no; ho davvero un taglio profondo nella caviglia. Al diavolo Francesco! Ora mi devo far medicare, ma la prossima volta che lo becco, io...

-Signore, tutto apposto? Posso accompagnarla da un medico?-

-Si... si. Ma potrò guidare, vero?-

-Non so. Non ho la possibilità di vedere bene la ferita.-

Cazzo... mi tocca pure farmi venire a prendere. Fino a poco tempo fa, odiavo guidare. Ma ora ho la macchina, i miei me l'hanno regalata, quindi...
Comunque, mi porta una sedia a rotelle e mi spinge fino in ascensore. Saliamo al secondo piano, Erica e Giovanni stanno al terzo. Da lì, mi porta in un ambulatorio, dove mi dice che devo attendere il dott. Rossi. Allora aspetto dieci minuti, poi un uomo basso, un po' grassottello e pelato arriva e chiude la porta.

-Lei deve essere il dott. Rossi.-

Dico con il tono più pacato e gentile possibile.

-Lei deve essere il signor Grassi. Andrea Grassi. Me l'ha detto la mia assistente, la signorina Laura, l'infermiera che si occupa dei suoi amici.-

-Ok. Dottore, con le ferite, che devo fare?-

Dico impassibile, ance se mi brucia la caviglia e non posso muovere il braccio per il dolore.

-Lasciami guardare. Riesci a stenderti sul lettino?-

-Certo.-

E mi stendo. Provo così tanto dolore... tutto per aver rincorso Francesco. Poi, dovrò anche avvisare i miei. Il dott. Rossi mi ispeziona la caviglia.

-Si, è una ferita abbastanza profonda.-

Cazzo! Poi si sofferma sul braccio.

-Il braccio è rotto... come hai fatto a farti tutti questi danni fisici, Grassi.-

-Sono caduto dalle scale mente scendevo; col braccio ho attutito la caduta. Con la caviglia non ne ho idea... penso di essermi impigliato nella ringhiera, è l'unica spiegazione logica.-

-Per farsi tali danni bisogna avere molta velocità. Stavo forse correndo? Posso sapere il motivo per cui stavi correndo sulle scale di un'ospedale? Dove andavi così di fretta?-

E mo che gli racconto? Non posso mica dirgli "sa, stavo rincorrendo il ragazzo che ha ridotto così Erica e Giovanni!", no... non sarebbe una bella cosa.

-Ehm... stavo cercando di raggiungere dei miei amici, che sé n'erano appena andati... dovevo dirgli una cosa.-

Anche se Leo e Anna se ne sono andati da più o meno due ore... ok. Non voglio scambiare troppe informazioni con un medico.

-Ok, adesso le tampono la ferita, così ti mando in sala per farti ingessare il braccio, e poi le richiudo quello che rimane della sua caviglia.-

Dice prendendo del cotone sterilizzato e tamponandomi la ferita... fa un male cane, porca troia!

-Ok...-

Dico con faccia tutt'altro che sicura. Finisce la medicazione applicando strati di bende, ma fa appena in tempo ad aiutarmi a mettermi sulla carrozzina, che entra Laura... quasi disperata. Che succede?
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Si, lo so... sono crudele: vi voglio lasciare un po' di suspence!
Beh, comunque ho lasciato il capitolo leggermente più lungo.
Beh... non ho più niente da dirvi. Ciaoo

Una vita senza di teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora