Dopo aver sistemato i vestiti in base al colore, ordinai i libri e i quaderni nello studio secondo la materia.
Osservai la libreria: le rilegature dei libri erano bellissime e molti erano quelli consigliati dai professori a noi alunni.
Mi ricordai che dovevo andare dal professore.
Uscì di casa e mi trovai subito accanto un' altra porta, quella dell'appartamento di Levi.
Suonai e mi venne ad aprire.
< buongiorno professore>
< chiamami Levi >
Sorrisi... un sorriso finto per nascondere quell' ansia che stavo provando in quel momento.
Varcai la soglia.
L'appartamento era molto simile al mio, soltanto leggermente più grande.
Mi disse di sedermi sul divano di pelle nera.
Feci ciò che mi disse, ritrovandomi un secondo dopo lui davanti a me.
< come stai? > mi chiese prendendo la tazza di thè e portandosela alle labbra.
Esitai un attimo.
< bene. L'appartamento è davvero bello, grazie mille >
< bevi pure una tazza di thè > disse accennando con la testa verso l'altra tazza appoggiata su un vassoio sul tavolino davanti a me.
La presi fra le mani e annusai la sostanza all'interno..... thè nero? Si.
< cosa voleva chiedermi? >
< tu sai il motivo per il quale ti trovi qui? >
< a dire la verità no>
Appoggiò la tazza e mi guardò dritto negli occhi.
< parli con i tuoi genitori? >
< no, mai. Da quando mi avevano comprato un appartamento tutto per me non li chiamo più. >
< e quando stavi ancora a casa con loro ? >
< nemmeno >
Ci fu un momento di silenzio imbarazzante dove l'unico rumore presente era quello dei sorsi di thè che scendevano lungo la gola di Levi.
< ho saputo che sei gay >
< c-come fa a saperlo? > la mia voce tremava leggermente.
< questo non posso dirtelo. Lo sai che lo sono anch'io, vero? >
< si, l'ha detto in classe >
< come hai fatto a scoprirlo? >
< non sono affari suoi>
Sospirò.
< devi rispondere alle mie domane.... sempre >
Si comportava da.... psicologo?
< bravo hai capito >
Comprese ciò che mi stava girando per la mente in quel momento.
< lo sono da sempre stato ma ho cercato di nasconderlo fidanzandomi con una ragazza. >
Mi guardava spronandomi a continuare.
< ma non funzionò, i miei genitori lo scoprirono comunque e la ragazza mi lasciò >
Altro silenzio.
《 è una persona che parla poco 》
Decisi di rompere quella pace.
< perchè mi sta facendo queste domande? Perchè mi ha detto che dovevo trasferirmi vicino a lei? >
Mi guardò fulminandomi.
< lavoro >
< in che senso? >
< moccioso non sono affari tuoi. Qui sono io quello che fa le domande, chiaro?! >
< s-si mi scusi >
Era facilmente irritabile, molto irritabile.
< voglio mettere in chiaro le cose moccioso: io sto facendo ciò per lavoro e tu devi rispondere alle mie domande senza lamentarti e dicendo la verità >
< è uno psicologo? >
< si >
Abbassai lo sguardo.
< ritorno a casa, non rispondo a nessuna domanda posta da un psicologo >
Mi guardò così disapprovazione.
< tu rimani qui >
< col cazzo, io non parlo con nessun psicologo > presi la mia felpa, che precedentemente avevo tolto a causa del caldo, e mi avviai verso la porta.
Sentì una presa sul mio polso, una presa molto forte..... Levi.
< mi lasci andare >
< no >
Lo guardai dritto negli occhi per poi togliere il polso fra la sua mano.
Si arrabbiò..... e mi scaraventò sul divano.
< tu rimani qui finchè non finisco di parlare >
Avevo sbattuto abbastanza forte la schiena sul bracciolo del divano e sentivo la pelle bruciare.
Mi zittì.
Parlammo per ben due ore... cioè, più precisamente, lui faceva tantissime domande e io rispondevo in modo vago.
Detestavo parlare di me stesso con gli altri e quando dovevo rispondere a una domanda cercavo di dare meno informazioni possibili su di me.
Alla fine rimasi a mangiare a casa di Levi perchè ormai era troppo tardi per fare la spesa e riempire il mio frigorifero.
< prepara la tavola >
Mi disse Levi dalla cucina, mentre io ero ancora sul divano che guardavo la TV.
Mi alzai svogliatamente e presi la tovaglia dal cassetto che mi aveva indicato il professore.
Mentre passavo vicino a lui sbirciai cosa stava cucinando.
《 Tonkatsu.... buono 》
Era molto concentrato e si stava impegnando parecchio.
《 o non sa cucinare e sta cercando di non fare una brutta figura oppure è una persona molto seria e che si concentra in tutto 》
Quando tutto fu cucinato alla perferzione ci sedemmo a tavola.
La cena fu silenziosa, nessun rumore, nemmeno quello delle auto, osava rompere quel silenzio.
Aiutai a ripulire tutto.
< moccioso ti conviene non far cadere nemmeno una briciola quando togli la tovaglia, chiaro? >
Era particolarmente fissato con la pulizia, infatti, ripulì il tavolo con tre prodotti diversi.
Guardai l'orologio: 00:30.
Salutai nel modo più cordiale che potessi e ritornai a casa.
○
●
○
●
Scusatemi, scusatemi, scusatemi *viene uccisa* .Mi dispiace tantissimo non aver potuto aggiornare prima ma ero in vacanza e ho avuto vari problemi in famiglia che non mi hanno permesso di scrivere.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e guardate anche quanto sono gentile, non vi lascio nemmeno con l'ansia.
Buonanotte.
STAI LEGGENDO
赤血球愛- Ereri
Fanfic[IN REVISIONE - Capitoli ] ••• ••• •Ereri• ••• SMUT BOY×BOY ANGST •••