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• Voglio sentire le urla fino a qua •

Eren stava dormendo, stava finalmente riposando, e non in un posto qualsiasi, era ritornato a casa. Forse lui non si era reso conto di ciò che era successo. Infondo era quasi del tutto incosciente e probabilmente non si era accorto della gran parte delle cose successe dopo che Levi era riuscito ad arrivare alla sua stanza. Finalmente poteva dormire e il suo corpo voleva soltanto godersi il contatto con il morbido materasso del letto senza pensare ad altro.

Stava dormendo da molto tempo, probabilmente da quasi un giorno, e Levi, preoccupato di ciò, era rimasto costantemente sveglio a vegliare il suo sonno.

Levi era in ansia, in ansia per ciò che aveva fatto. Era rimasto chiuso nella sua camera per diverso tempo e, beh, aveva finalmente capito una cosa, una cosa che gli frullava nella mente da molto tempo ma che aveva costantemente ignorato credendo che fosse stupida. E si sbagliava, non era per niente stupida, era pericolosa, pericolosa quanto un coltello puntato al cuore, come ciò che era diventanto lui. Perché, pur di salvare Eren, fu costretto, piacevolmente in quel momento di pazzia, a fare ciò che non avrebbe mai creduto esserne capace. Aveva sempre pensato che mai avrebbe fatto ciò, che mai avrebbe portato via la vita a qualcuno con le sue stesse mani per salvare quella di un'altra persona. Aveva sempre avuto la convinzione che era sbagliato perché si sarebbe ridotto allo stesso livello dei deboli che si fingono forti uccidendo le persone. Beh, questa convinzione probabilemente non era particolarmente forte dato che era bastato mettere in pericolo la vita di Eren per spazzarla via, come un soffione che viene colpito dal fiato di una persona mentre essa esprime un desiderio e in quel momento il desiderio di Levi era che Eren rimanesse in vita, accanto a lui.

Stava aspettando che Eren si svegliasse. Aveva disinfettato e fasciato ogni ferita di Eren sentendo ad ogni ferita coperta una aperta in più nel suo cuore. Perché sapeva che, infondo, era stato un errore suo e che Eren era ridotto così perché lui l'aveva portato con sé. Stupido, stupido era stato e estremamente inesperto. E gli altri lo sapeva perfettamente, sapevano che Levi sarebbe stato poco attento appena i quattro avevano messo piede dentro la villa.

Un mugolio proveniente dalle labbra del ragazzo steso da molte ore sul letto risvegliò Levi dai suoi pensieri facendolo immediatamente preoccupare, pensando che lui stesse soffrendo. E invece no, lui si stava risvegliando e il dolore delle ferite che gli avevano inflitto stava sempre di più diminuendo. Oltretutto finalmente aveva potuto riposarsi e ciò aiutò ancora di più a farlo sentire bene.

Aprì lentamente un occhio richiudendolo subito dopo dato il fastidio causato dalla poca luce che entrava dalla finestra.

<Eren...> Sussurrò Levi quasi con il timore di infastidirlo. Si avvicinò di più al letto, lentamente portò una mano al volto di Eren accarezzandogli la guancia realizzando in quel preciso istante che Eren era finalmente al sicuro e soprattutto vivo, maledicendo i suoi stupidi pensieri drammatici avuti nelle ore precedenti.

<Mh...Levi...> Disse Eren chiudendo le manine a pugno per poi strofinarsi gli occhi, facendo qualche smorfia strana a causa delle bende che si spostavano in continuazione ad ogni movimento, procurandogli un leggero dolore misto a un prurito fastidioso.

<Come ti senti?> Chiese Levi con ansia, appoggiando i palmi delle mani sul letto e protaendosi in avanti per guardare il volto del ragazzo più da vicino.

<Meglio, molto meglio> disse lui spostando una delle due mani da davanti il viso a dietro la nuca toccandosi i capelli con un leggero imbarazzo. Lo metteva in soggezione quando Levi, o in generale qualcuno, si preoccupava per lui, infondo nemmeno i suoi parenti si erano mai interessati particolarmente di come stasse.

<Sicuro? Accanto al letto, sul comodino, c'è un bicchiere d'acqua se hai sete. Se vuoi qualcosa da mangiare invece dimmelo, vado subito a preparartela> disse Levi alzandosi dalla sedia pronto a fiondarsi in cucina per preparare ciò che Eren avrebbe voluto.

<No no, tranquillo, non ho fame,> disse guardandosi le mani ora portate a stringere il leggero lenzuolo che lo ricopriva <grazie... Per esserti preoccupato per me, intendo. E per avermi salvato...> Continuò stringendo sempre di più il lenzuolo. Non era abituato neanche a fare quello, a ringraziare una persona, forse perché mai nessuno aveva fatto qualcosa per lui da meritare un ringraziamento da parte del ragazzo.

<Eren,> disse Levi sedendosi sopra il letto sulle ginocchia accarezzando poi ritmicamente la coscia del ragazzo ancora disteso <non avrei mai potuto lasciarti lì senza fare nulla. Sei finito in quella situazione per colpa mia infondo, per la mia mancanza di attenzione.> Disse ora guardando il ragazzo dritto negli occhi sentendo in quel momento una strana sensazione.

<Non è colpa tua, ho insistito per venire con voi quando tu mi avevi detto di rimanere a casa dato che sapevi fosse pericoloso.> Disse appoggiando un dito sul dorso della mano di Levi accarezzandolo leggermente mandandosi da solo in palla il cervello non capendo il motivo di quell'azione.

Rimasero in silenzio così per qualche minuto. Levi continuava ad accarezzare la coscia di Eren mentre quest'ultimo aveva ora portato tutta la mano sopra quella di Levi per un motivo, a lui, non perfettamente chiaro.

Tutti e due guardavano la mano di Levi e i movimenti che faceva, gli spostamenti sotto pelle dei tendini, rilassandosi in quei pochi minuti, capaci di addormentarsi in quel momento addirittura. Ma quella pace fu spezzata quando Levi alzò lo sguardo e smise di muovere la mano.
Allarmato, a sua volta, Eren alzò il volto incrociando lo sguardo dell'ormai uomo di fronte a lui, guardandolo dritto negli occhi godendosi ora del colore tendente all'azzurro ghiaccio con quelle leggere striature più scure.

<Levi...> Disse Eren leggermente imbarazzato dalla situazione che ormai stava durando da fin troppo tempo. Si avvicinò leggermente a Levi non sapendo bene cosa fare e soprattutto non sapendo bene l'utilità e il motivo di quello spostamento che continuava ad andare avanti, arrivando molto vicino al volto di Levi, facendo sfiorare i loro nasi.

Levi non disse nulla, aveva già capito cosa volesse fare Eren, a differenza del ragazzo di fronte a sé che sembrava non capire i suoi stessi movimenti. Sì preoccupò soltanto di leccarsi le labbra, rendendole leggermente umide e lucide facendo spiccare ancora di più il loro leggero colore rosso.

Eren portò la mano al volto di Levi accarezzando con il pollice la guancia sentendo il leggero pizzicore della barba che stava ricrescendo. Sì avvicinò ancora di più, ormai lo spazio fra le loro labbra non esisteva quasi e il respiro dell'uno si stava fondendo con quello dell'altro.

Si morse il labbro non sapendo bene se continuare oppure lasciar stare, staccare le mani da Levi e andarsene da qualche altra parte. Ma questo pensiero fu facilmente dissolto quando Levi si avvicinò leggermente sfiorando le labbra del ragazzo. E, beh, in quel momento Eren non capì più nulla. Sì fiondò letteralmente sulle labbra di Levi facendolo cadere schiena sul letto dalla forza che aveva usato per unire le loro labbra. Lentamente il bacio si trasformò in un qualcosa di più spinto, facendo toccare le lingue fra di loro, assaporando l'altro, riempiendo quel silenzio precendente di schiocchi. Levi morse il labbro ad Eren, ormai messo a cavalcioni su di lui fregandosene del dolore che ogni tanto sentiva, sentendo un piccolo mugolio da parte del ragazzo. Sorrise a quel gesto per poi far riscontare le loro lingue continuando quella danza che ormai tutti e due avevano imparato a memoria per un tempo infinito, staccandosi ogni tanto soltanto per riprendere fiato per poi fiondarsi di nuovo l'uno sull'altro con ancora più passione di prima.


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Beh dai dopo 23 capitoli quel momento è arrivato

赤血球愛- EreriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora