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Mi scuso per l'immenso ritardo ma vi spiegherò meglio nel prossimo  capiolo.
Buona ultima lettura e non uccidetemi
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Levi si era svegliato presto quella mattina.

La sera prima, dopo ciò che era successo nella vasca, Eren si era praticamente addormentato fra le braccia di Levi. Lui lo aveva asciugato e portato poi sul letto. Ll ragazzo subito dopo essere stato steso si era rannicchiato al petto del più grande, finalmente potendo dormire senza essere spostato di qua e di la della casa.

Levi, appena svegliato, ritrovò il letto distrutto ed Eren, in una posizione dubbia, totalmente scoperto con il culetto in aria. Lo aveva coperto con il lenzuolo e poi si era alzato per cambiarsi.

Avrebbe dovuto chiamare Sebastian- di sicuro non avrebbe potuto chiamare Ciel, il bambino aveva bisogno di lunghi tempi di riposo, quasi come i neonati nei primi mesi di vita, e trovarlo sveglio a quell'ora era quasi impossibile. Preferí, però, preparare la colazione per Eren, che ancora dormiva immerso nei sogni.

-

<Bene. Allora ci vediamo questo pomeriggio> concluse Levi dopo aver concordato la data del suo incontro con Sebastian e Ciel.

Eren si voltò verso di lui e sospirò. Si sentiva un vero idiota perché in quel momento, sapendo che non molto tempo più tardi avrebbe dovuto ritornare in quella villa per suo volere, rabbrividiva soltanto al pensiero. Ma era stato lui a pregare quasi in ginocchio Levi per andare insieme con loro. Infondo, stavano andando là per i suoi genitori e lasciar fare tutto agli altri non era di sicuro nei suoi piani perciò, anche se aveva molta paura, ci sarebbe andato.
Tale desiderio però, non concordava con le proprie emozioni, per niente. Infatti, immerso nei suoi pensieri, sentì le lacrime, inutili aggiunse lui nella propria mente, rigare le sue guance e dovette stringere gli occhi per fermare il loro corso, deglutire e respirare a fondo per calmarsi ed evitare brutte figure davanti a Levi. Naturalmente, brutte figure secondo Eren perché Levi conosceva perfettamente i sentimenti del più piccolo e avrebbe compreso perfettamente la scelta di non andare con loro, anzi l'avrebbe preferita perché non voleva assolutamente che succedesse di nuovo qualcosa ad Eren. Ma quello era il desiderio del ragazzo e lui chi era per dire di no? Accettò silenziosamente la sua scelta, anche perché fare inutili discorsi su quanto sarebbe stato pericoloso era tempo sprecato perché Eren lo sapeva perfettamente e aveva fatto la sua scelta contando anche questo.

-

Entrarono nella villa silenziosamente per evitare di farsi sentire anche se immaginavano che ci fossero delle telecamere. Levi forse sapeva che si stava consegnando direttamente nelle mani del nemico e con lui, stava portando anche gli altri. E aveva perfettamente ragione perché era vero, c'erano delle telecamere e sapevano già che erano entrati e dov'erano in quel momento ma non stavano facendo nulla, forse per ordini dei superiori.

Riuscirono ad arrivare in un punto molto interno della villa e già questo stava facendo insospettire Levi. Era impossibile che fossero arrivati fino a lì senza alcun problema. Stava forse iniziando a capire cosa stava succedendo e per un momento pensò anche di ritornare indietro ma forse, facendo così, sarebbe stato peggio, lì avrebbero presi e uccisi senza che se ne accorgessero. Capì perciò che l'unica possibilità era continuare a camminare pregando in qualche vana speranza, speranza che fu distrutta appena entrarono in una stanza.

Presero Eren e Levi bloccandoli fra quelle quattro mura mentre Sebastian e Ciel furono portati in un' altra stanza, non si sa dove. Di fronte a loro c'erano i genitori di Eren, a terra, sulle ginocchia distrutte e tagliate. Levi aveva capito ora, aveva capito cosa volessero fare e aveva capito che non avrebbe potuto evitare di non far vedere una tale scena così brutale ad Eren. Avrebbe voluto correre da lui e abbracciarlo, coprire i suoi occhi e non fargli vedere nulla, ma i due uomini che lo tenevano fermo erano il doppio di lui e, avendolo disarmato del tutto, non sarebbe mai riuscito a liberarsi con la sua forza che, anche se tanta, in confronto a quella dei due uomini, era nulla.

Eren stava guardando i suoi genitori. La madre gli sorrise cercando in qualche modo di rassicurarlo, creando un contrasto talmente evidente fra quel sorriso così dolce e gentile e i suoi occhi terrorizzati e lucidi.

Passò un secondo che si sentirono due spari e i corpi davanti a loro si accasciarono a terra, inermi, con il sangue che sgorgava dalla ferita iniziando a tingere quel magnifico pavimento di rosso scuro.

Eren sgranò gli occhi ma non parlò, forse perché lo shook fu troppo grande, o forse perché non avrebbe saputo cosa dire. Rivolse lo sguardo verso il basso per non osservare più quella scena. Non pianse no, ma una lacrima gli scese forse non per i suoi genitori ma per se stesso perché in quel momento anche lui realizzò ciò che Levi aveva capito già da tempo.

I quattro uomini che stavano tenendo fermi Levi ed Eren lasciarono libere le loro braccia e i due poterono avvicinarsi e toccarsi le mani per cercare di confortarsi l'un l'altro.

<Eren vieni qui> disse Levi abbracciandolo e sentendo il contatto con il petto del ragazzo, Eren non riuscì più a trattenere le lacrime.

<Eren tranquillo, andrà tutto bene, ci sono io qui con te> cercò di confortarlo.

Levi prese il volto del ragazzo e fece unire le loro labbra in un bacio di conforto e di addio momentaneo.

Una spada arrivò verso di loro trapassando il loro petto, unendo i loro cuori, mischiando il loro sangue, sigillando il loro amore rosso sangue.

赤血球愛- EreriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora