Pov. Claudio
"Urban" leggo l'insegna luminosa posta sopra all'edificio nel mezzo di Verona, saranno passati 7 anni dalla prima volta che ho messo piede in questo bar eppure ogni volta che varco il suo ingresso provo la stessa euforia ed eccitazione di quel giorno, mi ricordo che me ne innamorai subito e promisi a me stesso che avrei fatto di tutto per renderlo un posto accogliente in cui le persone si sentissero libere di essere ciò che desiderano senza avere addosso la costante paura del giudizio degli altri.
"Pini perché non mi hai fermato quando ho deciso di chiamarlo cosi?"
"Perché l'abbiamo deciso insieme e poi eravamo ubriachi"
"Chissà perché le decisioni peggiori le prendo quando sono insieme a te"
"Ah sta zitto, senza di me probabilmente adesso saresti fidanzato con una portatrice di vagina, ew solo l'idea mi mette i brividi"
"dio, ti prego prenditelo"
"vaffanculo Sona, dai muoviti a chiudere quel cazzo di bar che voglio andare al Seven e scopare"
"strano tanto non ne scopi mai uno diverso ogni sera"
"ovvio non sono come te che ti porti a letto sempre lo stesso tipo da 3 settimane"
"si chiama Mario"
"che importanza ha? Tanto prima o poi dovrai dirgli la verità"*
Come ogni mercoledì è lì dietro quel bancone che serve da bere e come ogni mercoledì mi fermo a guardarlo, non so perché ma Mario ha la capacità di mettere in risalto la bellezza che è nascosta nei gesti più semplici e banali, è come se riuscisse a dare valore a qualunque cosa con cui viene a contatto, ogni piccolo particolare diventa prezioso nelle sue mani.
Lo guardo mentre sorride ai clienti e vorrei andare là e baciarlo e farlo ridere per vedere formarsi quelle piccole fossette ai lati del suo viso e prenderle e morderle per poi baciarlo ancora e ancora finché non lo sento tremare sotto il mio tocco, voglio che mi mostri quella fragilità che ha solo quando i miei occhi si perdono nei suoi, voglio farlo mio e sentirlo sussurrare il mio nome in preda al piacere.
Lo desidero e non riesco a smettere.
Mi avvicino alla sua postazione e come ogni volta davanti a me perde del tutto quella apparente freddezza che lo caratterizza, riesco a percepirlo, a leggerlo nei suoi occhi è come se con me si sentisse libero di essere se stesso, più sciolto, più sereno, più felice.
"Allora mi chiedi cosa voglio ordinare o lascio che qualcuno mi offra da bere!?"
"non è possibile che hai già trovato qualcuno con cui sostituirmi"
"mi sottovaluti Mario, ho una fila di ragazzi che sarebbero pronti ad uscire con me"
"Credi che non mi sia accorto? Lo vedo perfettamente che non riescono a staccarti gli occhi di dosso ma che importa possono pure guardarti tanto alla fine quello che ti porterai a casa sarò io" afferma con sicurezza sporgendosi dal bancone e lasciando poca distanza tra i nostri volti, riesco a sentire il suo respiro sulla bocca, mi guarda intensamente e si morde il labbro inferiore, odio quando lo fa, è un gesto come un altro eppure lui riesce a renderlo tremendamente sensuale. Che cazzo mi stai facendo Mario? Io non posso.*
Finalmente ha finito, si dirige in magazzino per cambiarsi, lo seguo, entro, sussulta al suono della porta che si chiude.
"Clà mi hai fatto pija un colpo"
"Dormi da me?" gli chiedo.
"No, stasera no sono troppo stanco inoltre domani ho il turno alle 7:00 al Tally" mi dice senza voltarsi e intento nel rimettere a posto la sua roba.
"E quindi?"
"Clà sul serio non posso"
"Sei scappato sta mattina non mi hai nemmeno salutato"
cazzo smettila di sistemare quella borsa e guardami.
"Stavi parlando con Paolo"
"Potevi aspettarmi" rispondo piano circondandolo da dietro con le mie braccia e facendo riscontrare i nostri bacini.
"E..Ero già in ritardo, lo sapevi"
"Ok se non vieni tu allora scelgo un tipo a caso del Seven" controbatto per poi allontanarmi di nuovo.
"Perché fai cosi?"
finalmente mi guarda.
"Cosi come?"
"Perché fai lo stronzo"
"Per farti incazzare come tu fai incazzare me" replico cercando di mantenere il distacco ma non resisto e infatti lo abbraccio ancora e comincio a lasciargli una scia di piccoli baci sul collo fino a risalire alla bocca della quale lecco i bordi, sorride.
"I.. io non ho f..fatto niente" sussurra tra le mie labbra
"Sì invece, perché non vuoi passare la notte con me?"
"Non è che non voglio è che sono sta-"
Non gli lascio finire la frase e mi fiondo sulla sua bocca e lo bacio forte e piano allo stesso tempo, dolcemente e avidamente, lo bacio come se fosse la prima volta e l'ultima, come se da esso ne dipendesse la mia stessa vita, e forse lo faccio per cosi tanto tempo da non accorgermi che Mario respira a fatica e allora mi fermo e lo guardo ed è bellissimo cosi fragile tra le mie mani, senza difese, senza paure.