Capitolo 6

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Mancava un minuto alle sette quando bussai alla porta in massello della dépendance di Rangemore Hall. Non potevo negare di essere emozionata, complice la malizia di Liam cui avevo raccontato dell'accaduto quel pomeriggio per telefono.

Naturalmente lui non aveva perso l'occasione di sottolineare quanto fosse bizzarro essere invitata a cena a casa di un ragazzo che conoscevo da così poco, ma non vi avevo fatto caso. Liam aveva la tendenza ad esagerare le situazioni, per cui non avevo dato retta alle sue allusioni.

In ogni caso il suo entusiasmo mi aveva contagiata; inoltre sentivo proprio il bisogno di una serata tranquilla in buona compagnia per smaltire la tensione del pranzo con i genitori di Louis.

Aprì la porta un allegro Harry, che sorridendo mi invitò ad entrare.

Mi ritrovai in un graziosa zona giorno open space, con l'angolo cottura alla mia destra ed il soggiorno davanti a me. Il mobilio era semplice e funzionale, arricchiva l'ambiente senza ingombrare.

Un divano a due posti color crema era accostato alla parete; un tavolino basso di vetro ed un mobile con TV completavano l'arredamento del soggiorno. L'angolo cottura ospitava un piccolo tavolo quadrato con quattro sedie, apparecchiato per tre persone. Dalla cucina si apriva un piccolo disimpegno che dava accesso alla zona notte. Gli interni in legno contribuivano a creare un'atmosfera calda ed accogliente, in cui mi sentii a mio agio fin dal primo momento nonostante le dimensioni evidentemente ridotte della dépendance, che sicuramente non superava i trenta metri quadrati.

«È bellissima» mormorai, senza smettere di guardarmi intorno.

Harry ridacchiò nel vedermi così assorta ad ammirare l'arredamento della dépendance.

«Sono felice che ti piaccia, Lizzie, ma ora torna sulla Terra» commentò facendomi l'occhiolino.

Sorrisi scuotendo la testa e mi avvicinai a Phil, affaccendato ai fornelli, che si girò verso di me per salutarmi.

«Buonasera, signorina Elizabeth. Mi perdoni se non posso accoglierla meglio di così, ma lo faccio a beneficio delle bistecche che ho sul fuoco»

«Non si preoccupi, Phil» lo rassicurai, con un sorriso. «Posso dare una mano?»

Harry mi lanciò un'occhiata furba.

«Certo!» rispose. «Il tuo compito è di sederti e stare buona mentre Phil finisce di cucinare»

Alzai gli occhi al cielo ma mi sedetti al tavolo. Harry annuì con espressione soddisfatta e si sedette accanto a me, appoggiando i gomiti al tavolo.

La t-shirt blu notte che indossava lasciava in bella mostra i tatuaggi sul braccio sinistro.

«Quando li hai fatti?» domandai, indicando con il mento i disegni che gli decoravano la pelle.

«Ho fatto il primo sette anni fa...» cominciò, per poi rabbuiarsi subito ed interrompersi.

Allarmata, mi resi conto che forse era un argomento delicato e mi pentii di avergli fatto quella domanda.

«Ti chiedo scusa... Non devi parlarmene, se non te la senti. Non volevo metterti in difficoltà» dissi cautamente, osservandolo timorosa per cogliere una reazione nel suo sguardo turbato.

Harry scosse lentamente la testa, aprì la bocca per rispondere ma fu interrotto da Phil, che con voce allegra annunciò l'arrivo delle bistecche.

«Ecco qua, la cena è servita! Harry, dammi una mano con le patate»

Il ragazzo annuì, recuperando in fretta il sorriso, e aiutò Phil a disporre le vivande sulla tavola.

Io però non riuscivo a fare finta di nulla; il suo sguardo cupo di poco prima continuava a tornarmi in mente, senza sosta, e non potevo fare a meno di pensare di averlo causato io con la mia domanda forse troppo invadente.

High Society || H. S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora