Harry's POV
Rimasi paralizzato con il telefono in mano, senza riuscire a dare un significato a quello che Lizzie aveva appena detto. La mia mente si rifiutava di accettare quelle parole per ciò che erano, e cioè l'equivalente di una condanna a morte.
«Dimmi che stai scherzando» sussurrai, quasi senza voce. «Dimmi che non è vero, Lizzie, ti prego»
«Mi dispiace» rispose soltanto, chiudendosi in un silenzio che durò un paio di minuti.
Dentro di me si stava scatenando un uragano di emozioni contrastanti. Rabbia, rimpianto, delusione, frustrazione, dolore... era davvero possibile provare così tante cose insieme e non implodere?
Faticavo a conservare la lucidità, ma dovevo farlo per impedirmi di accettare quella situazione assurda. Come aveva potuto accettare la proposta di matrimonio di quell'animale di Tomlinson, dopo soli tre giorni – tre giorni – che eravamo stati separati? Dopo tutto quello che ci eravamo detti mi sembrava impossibile che quelle parole fossero uscite proprio da lei.
Abbiamo anche fatto l'amore quel giorno...
«Lizzie» tentai ancora una volta con voce spezzata, aggrappandomi alla speranza che un'inutile conversazione telefonica potesse essere sufficiente a farle cambiare idea, «so che sei spaventata e scoraggiata, ma non puoi buttare via la tua vita così. Sposare Louis ti logorerà, senza contare che sarai in pericolo, maledizione!»
Strinsi a pugno la mano libera e me la portai alla bocca, cercando con tutte le mie forze di mantenere il controllo di me stesso. Dall'altra parte del telefono Lizzie iniziò a piangere sottovoce.
«Perdonami, io non...» serrai gli occhi, dandomi dell'imbecille. «Non voglio renderti le cose più difficili, voglio solo che tu sia felice»
«Potrei essere felice solo con te, idiota» gridò improvvisamente, facendomi trasalire. «Trovami un modo, uno solo, in cui possiamo riuscire a stare insieme senza rovinare la vita alla mia famiglia e me ne andrò all'istante da questo posto, te lo giuro»
Rimasi con la bocca mezza aperta, colto alla sprovvista, ma com'era logico non trovai nulla da rispondere. I secondi passavano con una lentezza devastante, facendomi sprofondare sempre di più nella consapevolezza della mia inutilità.
«Come immaginavo» mormorò infine, con amarezza, prima di riattaccare.
«No, Lizzie, aspetta...» provai a fermarla, ma mi rispose solo il suono regolare della linea interrotta.
«CAZZO!» urlai, gettando il telefono sul letto e coprendomi il viso con le mani. Era davvero finita, e questa volta per sempre. Non avevo più alcuna possibilità di recuperare quello che avevo perso; ero bandito a vita da Rangemore Hall e lei si sarebbe sposata con la persona che detestavo di più al mondo.
D'altra parte non potevo nemmeno prendermela con lei per la sua decisione. In fin dei conti come al solito aveva ragione, pensare di trascinare una relazione senza mai potersi vedere era assurdo e ci avrebbe solo fatto soffrire più di quanto avremmo potuto sopportare. Il matrimonio era comunque una minaccia incombente, perciò prima o poi si sarebbe dovuta sposare in ogni caso.
Ancora una volta era stata costretta a prendere la decisione più difficile da sola, ed io non sapevo in quale lingua maledirmi. Lei stava soffrendo quanto me, ne ero sicuro, ma se non altro io avevo almeno la possibilità di rimettere in carreggiata la mia vita. Lizzie, invece, era in trappola.
Mi scompigliai furiosamente i capelli, la frustrazione che saliva a livelli esorbitanti; mi precipitai d'impulso fuori dalla casa di Niall ed iniziai a correre lungo Tennyson Road in direzione del grande parco della città. Corsi al massimo delle mie capacità per quasi mezz'ora, attraversando l'ampia distesa erbosa in lungo e in largo, quindi mi arenai piegandomi in avanti con le mani sui fianchi.
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High Society || H. S.
FanfictionElizabeth Thompson abita a Dover, a poche miglia dalle scogliere. La sua vita scorre tranquilla e senza pensieri, fino a che non viene coinvolta in un matrimonio di convenienza con uno degli scapoli più ricchi d'Inghilterra e si ritrova a vivere in...