Capitolo 7

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Per i tre giorni successivi non vidi Harry.

Louis non aveva fatto altro che portarmi con sé ovunque andasse, usando come scusa il fatto che non passavamo mai del tempo insieme. In realtà ne stava approfittando per farmi conoscere a tutti come sua fidanzata, esibendo il suo miglior lato appassionato e facendo sospirare d'invidia qualunque donna a cui mi presentasse.

Detestavo quell'ambiente, quei costosi profumi, quegli ambienti di design, quell'ipocrisia che si nascondeva dietro a lussuose auto e pregiati capi firmati. Non c'era un briciolo di sincerità in quel mondo: tutto era opportunismo, tutto girava intorno al potere ed ai soldi.

A qualunque festa, ricevimento o cocktail party a cui mi portasse, Louis si comportava con un doppiogiochismo tanto studiato quanto disgustoso: quando intravedeva qualche pezzo grosso che secondo lui avrei dovuto conoscere, prima mi sussurrava all'orecchio un paio di nozioni sulla sua posizione sociale e su come avrei dovuto comportarmi, poi me lo presentava e ci chiacchierava insieme per qualche minuto adulandolo spudoratamente, infine dopo essersi congedato ed allontanato a sufficienza iniziava a commentare l'arrivismo della sua famiglia, o quanto fosse brutta la cravatta che indossava, oppure come lo tradisse la moglie a sua insaputa.

Era tutto un grande gioco di ruolo in cui ciascuno mostrava il proprio lato migliore, in realtà sempre costruito ad hoc, e tentava di arrivare più in alto possibile senza che la propria maschera venisse scalzata. Chiunque vi prendesse parte sapeva perfettamente che gli altri non erano da meno; eppure in qualche modo quel grande meccanismo ipocrita continuava a ticchettare, lucido e ben oliato.

Dal canto mio mi sforzavo di assecondare le mosse di Louis, ma ora dopo ora il disgusto che provavo nei confronti di quel sistema mi dava sempre più la nausea. Nulla era genuino e spontaneo, era così lontano dal mondo a cui ero abituata che mi sentivo soffocare.

Mi manca Harry.

Ormai non fingevo nemmeno più di negarlo a me stessa; avevo bisogno della sua compagnia, era l'unico modo per sentirmi a casa in quell'ambiente ostile.

Eppure da quando mi aveva raccontato del suo passato non riuscivo a non vederlo con occhi diversi. Prima mi era facile e naturale assorbire semplicemente la sua allegria come una spugna per fuggire da un contesto che mi era estraneo; ma potevo davvero continuare a farlo dopo che avevo scoperto a quale prezzo lui stesse vivendo la sua vita a Rangemore Hall?

Non riuscivo nemmeno ad immaginare come fosse possibile che Harry potesse trasmettere tanta serenità e spensieratezza nonostante la vita gliele avesse strappate via fin dalla nascita.

Un bambino che decide di venire al mondo nel peggior momento possibile, niente più che uno sgradito imprevisto per i suoi genitori. L'hanno abbandonato e sono morti dall'altra parte del mondo. Non sanno nemmeno che persona meravigliosa è diventato.

Erano questi i pensieri che mi riempivano la mente durante le lunghe giornate con Louis; non provavo nemmeno a seguire le inutili chiacchiere che intratteneva con i vari finanzieri a cui mi presentava.

Quando tornavamo a casa – sempre dopo cena – mi guardavo intorno senza farmi notare per vedere se Harry fosse ancora in giro, ma non c'era mai. L'indomani ricominciava puntualmente il tour de force nell'alta società, perciò passarono alcuni giorni senza che io vedessi né lui né Phil.

Il venerdì mattina Louis dovette prendere parte ad una riunione con i membri più importanti della società finanziaria di suo padre; la mia presenza lì sarebbe stata inutile, pertanto ero riuscita a convincerlo a lasciarmi a casa.

Dopo aver fatto colazione ed essermi lavata uscii dalla villa, diretta verso il giardino di Rangemore Hall. Pioveva leggermente, al che mi tirai su il cappuccio della felpa ed accelerai il passo.
Quando arrivai davanti alla dépendance alzai una mano per bussare, ma proprio in quel momento la porta si aprì.

High Society || H. S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora