Era una sensazione estremamente amara e frustrante essere a Dover, alle scogliere, e desiderare invece di essere proprio nel posto che avevo odiato con tutta me stessa per quasi tre mesi. Sentivo che tutto stava andando alla rovescia e mi sembrava di non avere più alcuna certezza a cui aggrapparmi.
Era una bella giornata, c'erano poche nuvole in cielo grazie al forte vento che soffiava da sud, ma questo sembrava non bastare a farmi passare il malumore. Mi avvicinai al precipizio, per osservare meglio le onde che si gettavano schiumose contro la roccia bianca. I miei genitori mi avevano sempre raccomandato di stare almeno a qualche metro dal bordo delle scogliere, perché in qualunque momento la roccia avrebbe potuto erodersi e crollare facendomi precipitare in mare. Tuttavia in quel momento era come se tutto quanto intorno a me fosse distante ed ovattato, anche il rumore delle pesanti masse d'acqua contro i bastioni rocciosi era solo un tonfo sordo e lontano.
«Lizzie, che stai facendo?»
Una voce, quella voce, risuonò limpidissima nelle mie orecchie a dispetto del torpore che mi aveva invasa fino a quell'istante.
Non può essere lui. Abbiamo dovuto separarci, lui è andato chissà dove e non poteva sapere che ero qui. Sì, è sicuramente qualcun altro.
«Liz, ti prego, allontanati da lì, è pericoloso»
Come potevo negare di sapere perfettamente chi stesse parlando? Si trattava pur sempre del timbro inconfondibile che avevo imparato ad amare nelle ultime settimane. Quella voce profonda e vibrante, leggermente roca, come avrei potuto non riconoscerla?
«Harry...» mormorai, mentre mi voltavo di scatto in direzione di quel suono che mi era mancato così tanto. Non appena inchiodai lo sguardo sui suoi occhi mi sentii subito completa e felice, e desiderai correre da lui per stringerlo tra le braccia.
Successe tutto molto in fretta, anche se fu come se stessi vivendo la scena al rallentatore.
Nel momento in cui feci leva con il piede destro sul terreno per alzarmi sentii l'erba e la roccia disgregarsi sotto di me. Gli occhi di Harry si spalancarono, pieni di terrore, e lui urlò qualcosa che non sentii.
Ero completamente sorda mentre mi sbilanciavo all'indietro, precipitando insieme al fianco roccioso della scogliera verso il mare. Mi sentii stranamente sospesa per aria, il primo secondo, e l'ultima cosa che vidi fu l'espressione inorridita di Harry. Impiegai solo un istante per rendermi conto che stavo cadendo, ed il mio cuore accelerò furiosamente facendomi andare nel panico mentre volavo nel vuoto...
Mi risvegliai di scatto, madida di sudore, il battito cardiaco che impazzava ed il fiato corto. Cercai di controllare il respiro irregolare e pesante, guardandomi intorno per recuperare un po' di lucidità. Tutto era al suo posto, come sempre.
Il comodino accanto al letto, la finestra ampia, le falde del baldacchino, l'enorme armadio antico.
Sono nella mia stanza, a Rangemore Hall. Sono viva.
Chiusi gli occhi, aspettando che il mio cuore rallentasse, e presi un respiro profondo. Era la terza notte di fila che facevo quel sogno, ed ogni volta mi sembrava così vivido e reale che non avevo dubbi di essere davvero a Dover. Mi lasciava addosso per diverse ore un orrendo senso di angoscia e di inquietudine che faticavo a scacciare, senza contare il dolore bruciante nel realizzare che Harry non era davvero con me.
Non posso andare avanti così.
La situazione con Louis era tornata quasi alla normalità. Quando eravamo rientrati alla villa, quella sera, mi aveva detto che mi avrebbe perdonata a condizione che cambiassi numero di telefono e che promettessi di non contattare più Harry in nessun modo. Ero stata costretta ad accettare, per salvaguardare la mia famiglia, ma dentro di me soffrivo giorno dopo giorno.
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High Society || H. S.
FanfictionElizabeth Thompson abita a Dover, a poche miglia dalle scogliere. La sua vita scorre tranquilla e senza pensieri, fino a che non viene coinvolta in un matrimonio di convenienza con uno degli scapoli più ricchi d'Inghilterra e si ritrova a vivere in...