Avevo sette anni quando avevo avuto la mia prima cotta.
Lui si chiamava Tom Parker e frequentava la mia stessa scuola; era un vispo ragazzino biondo, sempre pieno di energie, che veniva a scuola con metà delle cose che servivano e doveva immancabilmente chiedere il resto in prestito agli altri. Era simpatico, allegro ed estroverso; l'esatto opposto di me, che da piccola ero timida e riservata.
Avevo avuto una cotta segreta per lui per più di un anno, finché non mi ero decisa a scrivergli un bigliettino in cui gli rivelavo i miei sentimenti. Ero riuscita a farglielo avere senza farmi vedere da nessuno, ma Tom pensò bene di leggerlo ad alta voce davanti a tutta la classe. Naturalmente fui lo zimbello della scuola per giorni; ogni minuto passato a scuola era un'agonia, sarei voluta diventare invisibile per non subire più gli sberleffi dei miei compagni.
L'unica consolazione che ebbi fu quando Liam, venuto a sapere della faccenda, andò dritto da Tom e gli tirò un pugno sul naso mentre mezza scuola assisteva alla scena. Da quel momento nessuno mi infastidì più.
La delusione era stata grande, tanto che per diversi anni mi guardai bene dal provare interesse romantico nei confronti dei ragazzi che conoscevo. Inoltre Liam mi stava sempre accanto e non sentivo di avere alcun vuoto da riempire.
Avevo avuto alcune brevi relazioni durante la mia adolescenza; nulla di importante, ma erano bastate a farmi provare il desiderio di incontrare qualcuno con cui avrei condiviso un amore sincero e duraturo.
E invece sono invischiata in un matrimonio di convenienza con un odioso rampollo.
Scossi la testa per allontanare quel pensiero intrusivo che si affacciava troppo spesso alla mia mente, negli ultimi tempi.
Con un sospiro lasciai che i deboli raggi del sole pomeridiano filtrassero tra le nuvole sottili ed arrivassero ad accarezzarmi il viso. Ero nella mia stanza, seduta sul davanzale della finestra lasciata aperta. Maggio era ormai alla sua ultima settimana e le rose bianche fiorivano splendide nel parco della tenuta.
Phil e Harry avevano fatto un lavoro magnifico per portare i roseti al massimo della loro bellezza.
Harry.
Chiusi Orgoglio e Pregiudizio, rassegnata. Non riuscivo a concentrarmi su quello che leggevo, nonostante ormai ricordassi ogni dettaglio della storia.
Mentre scendevo dal davanzale con un piccolo salto, il libro mi sfuggì di mano e cadde sul pavimento con un tonfo sordo.
Raccogliendolo notai le punte blu della campanula spuntare tra le pagine. Aprii il libro e osservai per qualche secondo il fiore ormai secco, sfiorandolo con le dita, e richiusi di scatto il libro non appena sentii un nodo formarsi in gola.
Nei giorni seguenti alla chiacchierata con Phil ero uscita alcune altre volte nel giardino della villa, stando sempre ben attenta a non ritrovarmi faccia a faccia con il ragazzo. In una di queste uscite l'avevo visto da lontano mentre curava i roseti insieme al vecchio giardiniere. Li avevo osservati lavorare per una buona mezz'ora, restando nascosta dietro ad una siepe.
Vedere Harry ridere allegramente mi aveva provocato una dolorosa stretta al cuore e avevo ricacciato indietro le lacrime che spingevano per uscire. Ad un certo punto si era girato nella mia direzione, probabilmente vedendomi, al che ero subito scappata via. Mi era anche parso di sentirlo chiamare il mio nome, ma non mi ero fermata a verificare la mia impressione.
Quanto vorrei poter passare del tempo con lui. Chissà se...
«Elizabeth!»
Roteai gli occhi quando sentii la voce di Louis chiamarmi dal corridoio al di fuori della mia stanza.
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High Society || H. S.
FanfictionElizabeth Thompson abita a Dover, a poche miglia dalle scogliere. La sua vita scorre tranquilla e senza pensieri, fino a che non viene coinvolta in un matrimonio di convenienza con uno degli scapoli più ricchi d'Inghilterra e si ritrova a vivere in...