Si,mi sento solo.
Non sono in grado di dirlo a parole,farmi aiutare,chiedere aiuto.
Anche tra amici,tra parenti non riesco a capire perché mi senta cosi solo,anzi provo quasi fastidio a stare con loro,perché la mia solitudine si amplifica al fatto che chiedono domandano vogliono che spieghi il motivo perché sono cosi.
O meglio lo sono diventato.
Penso mille cose ne dico dieci e a volte pure una.
Dovrei spiegare i vari motivi,per cui sono diventato cosi apatico così menefreghista.
Inizialmente lo ero per farmi i fatti miei,per non far vedere le mie debolezze i miei dolori.
Ci sono stati giorni in cui mi veniva solo da piangere, ma dovevo far vedere che ero forte,allora mi infilavo le cuffie,musica al massimo e solo quando tutti dormivano,a notte fonda,crollavo.
Era un po' come una liberazione.
Ma la vera difficoltà sta nel resistere durante il giorno,con il passare del tempo ho iniziato a sfogarmi sempre di meno fino ad addormentarmi con la musica nella mia testa.
Vari argomenti musicali, dall'amore all'odio dalla rabbia alle denunce sociali.
Fino a non provare nessuna emozione durante le canzoni.
Ho costruito una barriera di muri tra quello che c'è dentro e quello che esprimo fuori.
E questo non so se è un vanto o meno,ma mi crea meno problemi, e mi lascia in uno spazio solo mio, in un posto nella mia testa,che per sfociare ha bisogno di tranquillità,posti dove mi vedo che penso che dico,che faccio.
Un posto dove solo quando sono solo come in questi anni mi da l'ispirazione.
L'ispirazione per scrivere,per trasformare le emozioni in testi,di esaminare il mio mostro,all'interno.
Quello che mi tiene legato,ancora,inconsapevole, a lei.
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Psicoanalisi
General FictionPensieri di un ragazzo che si crede depresso quando invece...