XVI

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Quando Heather scese dalla macchina, Luke era dall'altra parte che la guardava ancora con una punta di perplessità nei suoi riguardi. Ma non di diffidenza.
Nell'esatto momento in cui gli aveva comunicato di avere un piano folle in mente, che doveva guidare da una parte per lei senza fare domande, lui aveva semplicemente annuito ed era salito in macchina.
Era quello che la faceva impazzire di lui. Non la prendeva mai per pazza per quello che usciva dalla sua bocca e di cui lei si pentiva il secondo dopo averlo tirato fuori la maggior parte delle volte.
Aveva deciso di chiedere a Luke e non ad un altro dei ragazzi perché sentiva che loro l'avrebbero fermata. Aveva già sperimentato quel certo distacco da parte di Michael quando si parlava del suo ex ragazzo, come se preferisse che Heather non lo conoscesse. Forse era un pessimo fidanzato? In ogni caso, lei aveva bisogno di risposte e sarebbe partita proprio da lì.
Heather trovò il veicolo cosparso di cartacce di cibo da asporto e Luke si grattò la nuca imbarazzato.
Aveva così scoperto che la macchina che stavano per prendere e di cui si erano muniti per andare a casa di Michael era del padre di Luke e lui ogni tanto poteva prenderla in prestito. Suo padre lavorava come muratore, e molto spesso si tratteneva a lavoro fino a tardi ed era costretto a mangiare cibo da asporto sulla via del ritorno.
— Lo so che vorresti sapere qualcosa, ma ho paura che voi ragazzi mi riportereste dritta indietro. — esordì poco dopo essere partiti.
— Non ti stai aiutando, lo sai? —
— Non ti sto portando in uno strip o ad una gara clandestina, Luke. — commentò, già puntando l'autogrill con un sorriso calcolatore. — Anzi, credo proprio che ti piacerà. —
— Uh, dove vai? — domandò lui, già rifornendo il veicolo di benzina.
Heather si girò ancora sorridendo e gli fece l'occhiolino. Luke si ritrovò a non poter lasciar andare la pompa.
— Prendo solo qualcosa da mangiare e torno! —
Una decina di minuti dopo, Heather era tornata in macchina con due pacchi di patatine, barrette di cioccolato e altre schifezze.
Luke la fissò attonito.
— Cosa? —
— Ettie, dove mi stai portando? Vuoi uccidermi per caso? Hai una riserva di cibo che basterebbe per i prossimi due giorni! —
Heather rise e poi gli intimò di partire, intravedendo con la coda dell'occhio un sorriso sulle sue labbra. La barbetta di due giorni si stendeva ogni qualvolta ridesse, e delle adorabili fossette si formavano sulle guance.
Erano in viaggio da solo mezz'ora, seguendo le indicazioni che Heather riferiva a Luke e che lei prendeva dal cellulare.
— Non credo sia questa la strada giusta... — le fece notare Luke con sguardo concentrato.
Heather sbuffò. — Diamine, il cellulare dice così! —
— Se magari mi dicessi dove stiamo andando, potrei sapere la strada. — disse aspramente Luke, accostando ad un lato della strada.
Si sentiva combattuta. Voleva dirglielo, ma non voleva che infrangesse le sue speranze riportandola a casa.
— Se magari facessi un minuto silenzio! —
— Heather– —
— D'accordo! Stiamo andando alla Cascade Mountain, dove ho alloggiato con il mio ragazzo prima dell'incidente! — Luke continuò a fissarla, questa volta in silenzio. Aveva lo sguardo di qualcuno che è stato appena picchiato a botte e sta aspettando il colpo finale. — Pensavo che magari andando lì avrei potuto scoprire chi è questo ragazzo che neppure vuole conoscermi. —
Ancora prima che finisse la frase, si rese conto di quanto fosse stupido quello in cui lo stava coinvolgendo.
Ancora una volta, si stava aggrappando al passato, invece di andare avanti.
Nell'abitacolo calò il silenzio.
Si sentì stupida e immatura. Soprattutto perché si era buttata a capofitto in quella cosa trascinando lui giù con sé.
— Mi dispiace, Luke. Non volevo... — Scosse la testa, combattuta. — Non volevo coinvolgerti in questo. Sono davvero– —
— Cascade Mountain, hai detto? Credo di conoscere dove sia. — La interruppe Luke noncurante, dopodiché inserì la marcia e s'immise nuovamente nel traffico.

Arrivarono circa due ore dopo (quindi più di quanto Heather avesse calcolato), perché avevano incontrato dei lavori stradali sul tragitto.
Non avendo pranzato, avevano finito tutte le schifezze che lei aveva comprato all'autogrill, avevano cantato le canzoni alla radio e urlato ai passeggeri delle macchine che li affiancavano per puro divertimento.
Heather si era divertita così tanto da essersi quasi dimenticata dove stessero andando e perché.
Ma quando arrivarono, la realtà sembrò colpirla come uno schiaffo in pieno viso. Quasi voleva tornare indietro. Si chiese perché Luke avesse acconsentito così di fretta, ma si astenne dal chiederlo.
La strada sterrata sulla quale avevano lasciato la macchina era deserta, circondata da nient'altro che verde. Si trovavano lontani chilometri dalla strada principale. L'unico suono udibile era il cinguettio degli uccelli e il ronzio delle cicale.
Adesso aveva davanti la stessa baita che le aveva mostrato la dottoressa Morgan e alla quale lei distrattamente aveva prestato attenzione.
Sembrava piuttosto vecchia; il legno era lucido per l'impregnante che lo ricopriva. In alcuni punti, tuttavia, il legno cominciava ad inumidirsi e sprazzi di muschio avevano cominciato a spuntare.
Ciuffi d'erba crescevano intorno all'abitazione, ma erano ancora a media altezza. Heather pensò che nessuno vi avesse messo piede dall'incidente.
Si accedeva al portico da una scalinata, e quest'ultimo era coperto da una tettoia. Al di sotto, nel muro erano intagliate una porta e una piccola finestrella dalle quali si intravedevano due tendine legate ai bordi.
Sembrava di trovarsi in un film, ma in uno di quelli dell'orrore.
Avrebbe fatto buio tra poco e lei non aveva idea di come avrebbe mandato avanti quella scusa con i suoi genitori. Non aveva neppure idea di quanto tempo ci avrebbero impiegato. Per quanto la riguardasse, voleva rimanere ferma lì davanti ancora per un lungo tempo.
Forse aveva più paura di conoscere la verità di quanta voglia e con quanta brama la desiderasse svelata.
— Tutt'apposto? — le domandò Luke, ma anche lui sembrava voler indugiare davanti a quella piccola casa. Continuava a fissarla senza mai distogliere lo sguardo.
Magari conosceva il suo ragazzo prima.
Magari erano amici.
Magari era già stato qui.
Scosse la testa, — Sì, tutto okay. Mi avvicino. —
Fece come detto e zigzagò fra le piante, dove ancora si intravedeva un sentiero di ciottoli.
Il legno scricchiolò sotto ai suoi piedi mentre si avvicinava. Non c'era cassetta della posta. Giunta alla porta, scrutò per bene ogni angolo della facciata della casa, ma neppure lì c'era traccia di targhetta col cognome. Neppure un citofono o un numero civico. Niente di niente.
Heather si sentì mancare e si sedette sulle assi di legno, abbandonandosi contro il muro e non sapendo neppure come girarsi e guardare Luke negli occhi.
Avevano fatto un giro a vuoto. Tutto solo per la sua infantilità.
In un battito di ciglia, Luke la raggiunse. Pensò che avesse le gambe fin troppo lunghe e agili per i suoi gusti. Ridacchiò istericamente.
— Heather... stai bene? — Adesso il suo tono non era più malizioso come prima o distratto come il solito Luke. Era concentrato e preoccupato. La guardava negli occhi, con le braccia lungo i fianchi e le mani che sembravano star facendo uno sforzo enorme per non chiudersi a pugno.
Heather ci girò un po' intorno prima di annuire e rialzarsi.
— E' solo che era l'unica cosa che mi rimaneva. Mi sono svegliata e mi è stato imposto un nome, una casa, una vita, una famiglia. E Dio se sono fortunata, lo so. Non mi lamento. Non è questo. Però mi rimaneva solo questa decisione che avrei potuto prendere della mia vita. Scegliere di conoscere la verità o meno? Alla fine, anche questa strada era a senso unico, solo che ho dovuto percorrere 150km per scoprirlo. — sospirò sconfortata. Una volta detto, la tristezza e la delusione che inizialmente l'avevano invasa erano scomparse. C'era solo la consapevolezza di aver fatto un buco nell'acqua.
Pensò che dovesse essere un passo avanti, no?
— Posso darti io una decisione ardua da scegliere. Dove ceniamo? C'è una strada a doppio senso che porta ad un locale buonissimo ad appena 5km da qui! —
Heather rise e scese dal porticato seguita dal ragazzo.
Quando ormai stavano per montare in macchina, dai lati opposto del veicolo, con lo sportello aperto, Luke le chiese: — Cosa dirai ai tuoi genitori? —
Heather prese un respiro, come se ci stesse pensando, ma in realtà conosceva già la risposta.
— La verità. Ormai è fatta, — Fece spallucce. — non ho bisogno di nasconderglielo. Cercavo solo di capire qualcosa in più sulla mia vita. —
Luke la guardò compiaciuto e un sorriso gli increspò le labbra. Era tornato serio, ma non preoccupato. — Lo vedi? Non hai bisogno di pensare al passato per prendere decisioni che ti aiutino per il tuo futuro. Pensi di essere ferma indietro, ma in realtà stai già percorrendo la strada davanti a te da un mese a questa parte e non te ne sei accorta. —
Il ragazzo le rivolse un ultimo sorriso e poi si spinse in macchina, lasciandola lì da sola a pensare.
Effettivamente, lei adesso stava vivendo appieno il suo futuro.
Ecco, sì, Luke era il suo futuro.


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