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Heather non seppe dire se era più infastidita dall'arrivo di quella ragazza, o arrabbiata per ciò che aveva detto Luke, o compiaciuta per come l'aveva rimproverato Michael.
Luke, smettila di fare il geloso. Che voleva dire? Perché Luke avrebbe dovuto essere geloso? Inoltre aveva quella strana sensazione di non sapere qualcosa che invece i due ragazzi sapevano. Come se si fosse persa qualcosa.
Ti sei persa un bel po' di cose, pensò.
Lasciò una banconota sul bancone del bar e poi uscì fuori. Aveva perso i ragazzi quando Leona era arrivata. Luke se l'era subito portata da parte, e ogni tanto Heather, quando aveva lanciato loro delle occhiate fugaci – tra l'altro ricambiate da Luke –, li aveva visti dibattere su qualcosa.
Michael invece aveva detto d'essere andato a recuperare Ashton e Calum per andare via, ma non si faceva vedere da ormai una ventina di minuti. Non sembrava più in vena di stare lì, proprio come Luke. Heather non capiva cosa fosse successo. Certo, non era piaciuto neppure a lei il commento dell'amico, ma non era un faccenda così grossa.
Luke non era geloso, solo preoccupato. Erano amici. Era logico, no?
Scrollò le spalle ed uscì dal locale. Fuori, il cielo era buio pece, ma le stelle sopra la sua testa erano a migliaia.
— Ehi. —
Heather si girò di scatto: dietro di lei, appoggiato al muro, c'era Ashton.
— Volevo darti questo. —
Frugò nelle tasche dei pantaloni per tirarne fuori un foglietto bianco strappato. Heather lo prese riluttante e poi lo spiegò: Mi piacerebbe sentire ancora la tua voce, x più un numero di cellulare.
Heather capì immediatamente da parte di chi fosse e sorrise al pensiero.
— Io e Grant siamo nella stessa classe di Calcolo. —
Allora non si era dimenticato di lei! E non era stata tutta un'illusione! Chissà perché aveva voglia di andare da Luke e urlarglielo contro, ma non ce ne fu bisogno.
Luke, seguito da Michael, Calum e la ragazza di Luke, uscirono dal locale con facce piuttosto stravolte.
Heather si affrettò a spegnere il sorriso sulle labbra, eppure Luke sembrava aver già colto cos'avesse in mano. Lo piegò e ripose nella tasca posteriore dei jeans, poi: — Allora, andiamo? —
— Sì, e tu vieni con me 'stavolta. — decise Luke sotto gli occhi di tutti, prendendole il polso e portandola verso le auto.
Dal momento che Michael aveva bevuto, Luke avrebbe guidato la sua.
Heather non disse niente finché non si ritrovò al posto del passeggero con lui accanto.
Davanti a loro, i ragazzi sembravano stare ancora parlando.
— Luke, ma che ti prende? —
Non disse nulla, si limitò a socchiudere la bocca e poi richiuderla, stringendo la mandibola. Michael li raggiunse poco dopo e gli altri due presero come di consueto l'altro veicolo.
A metà viaggio, il silenzio si era ormai impossessato dell'abitacolo.
— Okay, qualcuno vuole dirmi che sta succedendo? —
— Ascolta, Heather, non mi pento di ciò che ho detto prima. — Lei alzò gli occhi al cielo. Ancora con questa storia? — Ma è ovvio che tu sia presa, perciò d'ora in poi – —
— Luke, dannazione! Non sono una bambina che ha bisogno di essere accontentata! Tantomeno protetta! —
— Bene, perché, davvero? Grant Butch? —
Heather rimase senza parole. Dallo specchietto retrovisore, lanciò un'occhiata a Michael in segno di appoggio. Lui alzò gli occhi al cielo.
— Si dice che lui si sia fatto tutte le più... troie, insomma. Lo hanno sempre visto con le tipe che prima sono state con i giocatori di football. — Heather socchiuse la bocca come per sentire se nell'aria c'era ancora ossigeno, perché le sembrava che fosse stato tutto prosciugato dai suoi polmoni.
Non credeva alle parole di Luke, eppure un pensiero balenò involontariamente nella sua mente: magari il suo ragazzo prima era un giocatore di football? Represse il pensiero; non l'avrebbe data vinta a lui.
— Comunque – — con distaccata stanchezza, Michael cercò di interrompere il battibecco. Come se fosse la quinta volta che teneva quella discussione.
— Comunque, è un coglione! — lo interruppe Luke. Heather gli lanciò un'altra occhiata in cagnesco, ma non riuscì proprio a dire nulla.
— Ashton dice che è un bravo ragazzo. E che tali voci siano false, ma che a lui non interessa davvero che esse girino o meno. — continuò incurante l'amico, affacciandosi ai sedili anteriori.
Heather si ritrovò a sorridere guardando fuori le macchine che sfrecciavano alle prime ore del mattino, in piena notte. Le luci delle strade e dei negozi creavano un effetto simile a quello di una pista d'atterraggio degli aerei.
Luke accelerò e Heather ebbe la netta sensazione che l'avesse vista.
Il resto del viaggio fu piuttosto silenzioso e la tensione crebbe. Heather ebbe rilutto a salutare per paura che lui potesse ripartire alla velocità della luce e farla sentire ancora peggio di quanto già non si sentisse.

amnesia.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora