Quando Luke se ne fu andato, Heather si sentì destabilizzata. Come se venisse da un viaggio in nave durato dieci ore.
Aveva la nausea e le veniva allo stesso tempo da piangere e da urlare.
Le rimase questa sgradevole sensazione per tutta la sera, e quando il giorno dopo si ricordò cosa fosse successo il giorno prima, fu come farsi una doccia fredda.
Heather si era letteralmente dimenticata di ciò che Luke le aveva a malapena accennato: Ashton sarebbe passata a prenderla.
Se lo ricordò sul ciglio della porta di casa, quando ormai era sul punto di uscire per prendere l'autobus.
Tentò di estrapolargli qualche informazione riguardo Luke, se stesse passando un brutto periodo, se avesse problemi con la propria ragazza o a casa, ma lui si limitò ad alzare le spalle e dire "A me sembra quello di sempre", anche se persino a Heather sembrò che non stesse dicendo la verità.
Avrebbe voluto aiutarlo, ma non poteva se veniva tagliata fuori.
Una volta a scuola, tutto sembrò normale: Michael li raggiunse di soppiatto quando la campanella della prima ora era già suonata e circondò loro le spalle. Quando Heather si voltò per salutarlo, si accorse che dietro c'erano anche Luke e Calum.
Heather sorrise loro, ma si concentrò soprattutto sul biondo. Lui ricambiò con un occhiolino, e Heather sentì la morsa allo stomaco allentarsi e allo stesso tempo restringersi.
Sembrava tutto come prima.
Calum fece dondolare delle chiavi della macchina fra le dita.
— Qual è la tua scusa per averla riavuta soltanto ora? — gli domandò. Lui alzò le spalle, evitando la domanda, poi i ragazzi si bloccarono di colpo.
Quando Heather ritornò a guardare davanti a sé, un ragazzo stava camminando nella loro direzione... anzi, nella sua.
Una volta raggiunta, Grant le sorrise, poi: — Ti passo a prendere per le quattro? —
— Certo. — annuì, sentendo gli occhi di quattro persone bruciare su di sé e su Grant. Quest'ultimo alzò lo sguardo sui suoi amici e li salutò con un cenno del capo.
Heather non seppe se loro ricambiarono, ma un attimo dopo stavano camminando come se nulla fosse successo. Poi i ragazzi si dispersero, come al solito.
Heather sospirò; avrebbe dovuto farci l'abitudine.
— Cosa hai intenzione di farti tatuare? — domandò Heather una volta che furono ai pressi del negozio.
Mentre camminavano, Grant infilò una mano nel collo a V della sua maglietta verde scuro. — Questa. —
— Delle piastrine. — affermò Heather, alzando lo sguardo su di lui. Sembrava serio, non come se stesse per fare una cosa che ogni giovane faceva per divertimento. — Posso sapere cosa c'è scritto? —
Si sentì una stupida. Chi non sa cosa ci si scrive su una piastrina militare?
Lui però le sorrise di sbieco, come se fosse felice glielo avesse chiesto e stesse ricordando qualcosa di bello.
— I dati di mio padre. Il nome, il cognome, il gruppo sanguigno, il numero di matricola, la religione, la data di nascita e di morte. —
— Oh. — riuscì solamente a dire Heather. Suo padre era morto! Suo padre era morto e lei l'aveva riempito di stupidaggini su come fosse deprimente la sua vita dopo aver avuto un amnesia. Si sentiva una stupida.
Capì che ciò che stava per fare non era solo un tatuaggio per svago o per piacere personale, era un piccolo modo per ricordare suo padre per sempre, specialmente quando fosse andato in missione. Per ricordare il suo coraggio ed onorarlo.
Non se la sentì proprio di dire che le dispiaceva, perché sapeva che lui non ne aveva bisogno. Aveva bisogno solo di supporto, in quel momento.
Gli accarezzò il braccio e lui le sorrise esprimendole gratitudine.
— Il tatuaggio che hai tu è precedente o meno all'incidente? —
Heather si riscosse dai pensieri. Si era totalmente dimenticata di avere anche lei un tatuaggio. I primi giorni di scuola aveva preso l'abitudine di coprirlo con del fondotinta o del correttore, ma poi aveva cominciato a dimenticarsi che fosse lì.
Adesso che lo riguardava, sembrava diverso. Il rossore si era attenuato e l'area sgonfiata. Era persino carino, nella sua imprecisione e nel significato che sembrava esserci impresso. Come se simboleggiasse un momento importante della sua vita. Solo che lei non lo ricordava, e non lo avrebbe mai più ricordato. Se solo avesse aspettato un giorno per farselo, adesso non lo avrebbe inciso sulla sua pelle per sempre.
— Scusa. Faccio sempre le domande sbagliate. —
— Sai cosa? Ti farò compagnia, oggi. —
— In che senso? —
— Voglio farmi un tatuaggio che copra questo. Una parte è bianca quindi dovrebbe essere facile, no? —
Lui sembrò rifletterci sopra, come se anche lui volesse dirgli cosa fosse meglio per lei. Invece disse solo: — Sei sicura? —
— Sì. —
Poi, lui le sorrise smagliante e le prese la mano nella sua. All'inizio, Heather rimase un po' allibita, ma quel contatto la faceva sentire bene. E un po' in colpa, ma cercò di concentrarsi solo sul bene.
Una volta dentro il negozio, dovettero attendere qualche momento il loro turno, e ammazzarono il tempo sfogliando cataloghi di tatuaggi e cercando quello più adatto per Heather. Quando Grant fu chiamato per il suo turno, stavano combattendo su uno yin yang: Grant credeva le si addicesse questa contraddizione tra luce e oscurità, ma Heather non era d'accordo. Un uomo persino più alto di Luke li scortò in un'altra stanza. Aveva piercing dovunque lei riuscisse a vedere e qualche tatuaggio sulle braccia scoperte. Indossava dei guanti e fece accomodare Grant su un lettino di pelle nero. Lui gli indicò dove volesse il tatuaggio – in alto sulla scapola destra – dopodiché il tatuatore cominciò a sterilizzare la zona e l'ago. Il risultato sarebbe stato un tatuaggio piccolo, ma comunque leggibile.
Durante i primi minuti del lavoro, Grant non disse nulla, ma in men che non si dica l'area di pelle interessata divenne tutta rossa e Grant sembrò accusare qualche fastidio. Non che sembrasse provare dolore; il suo comportamento era simile a quello di una persona che tenta di ignorare un insetto particolarmente fastidioso.
Heather distolse lo sguardo; ogni volta che si concentrava sul tatuaggio, dopo i suoi occhi andavano a finire sul suo fisico scolpito, distraendola. Grazie al cielo il suo cellulare cominciò a squillare.
— Michael? —
— Ehi! Sei con Grant? — Sembrava stesse temporeggiando.
— Mmh, sì. E? —
Michael sembrò trafficare dall'altra parte del telefono, come se stesse affrontando una muta battaglia con qualcuno.
— Che fate? — disse solo.
— Siamo da un tatuatore. Grant si sta facendo tatuare. — A Heather venne da sorridere. L'idea che aveva avuto calzava a pennello, e se non fosse stato per Grant, probabilmente non si sarebbe mai convinta a farlo.
— Mike, ho avuto un'idea grandiosa. Voglio coprire il tatuaggio che ho sulla mano con un altro tatuaggio. E non cominciare neppure dicendo che non dovrei farlo, o chissà cosa, perché non mi faccio persuadere! Certo, sembra doloroso, ma l'ho già fatto, ciò significa che non deve essere insopportabile. — Non sentiva niente dall'altra parte, il silenzio totale. E non seppe come interpretarlo. — Voglio dire, sono stanca di piangermi addosso e continuare a pensare al passato. Voglio cominciare a vivere per il mio futuro. Vita nuova, persona nuova... tatuaggio nuovo. Per cominciare con il piede giusto. Perciò è la scelta giusta. —
Quando si voltò verso Grant, lui le stava sorridendo.
Anche se Grant non era ancora una recluta, aveva il fisico e il portamento di un soldato con anni di esperienza alle spalle. Era snello, ma muscoloso. Agile, ma robusto. Pensò che se qualcosa le fosse capitato, lui sarebbe stato pronto a salvarla.
— Non muoverti. — disse Michael dall'altra parte della cornetta, risvegliandola e permettendogli di distogliere lo sguardo. Sembrava urgente e Heather sentiva che si stava muovendo velocemente.
— Michael, che succede? —
— Tu solo... non muoverti. —
Poi attaccò.I ragazzi arrivarono poco più di dieci minuti dopo, con il fiato corto. Sì, tutti e quattro.
Heather preferì non disturbare Grant e il suo momento, e nemmeno l'uomo che lo stava incidendo sulla pelle a vita, perciò portò i ragazzi fuori per tentare di venirne a capo.
— Si può sapere che diamine sta succedendo? —
Luke le prese semplicemente la mano destra e controllò che il tatuaggio fosse ancora lì, poi sospirò sollevato.
Lei tirò via la mano e li guardò tutti in cagnesco.
— Capisco che magari voi conosceste il mio ragazzo e che non so per quale stupida ragione questo possa riguardarvi, ma dal momento che nessuno vuole dirmi niente, deciderò io per me. —
— Non puoi farlo! — la sgridò Michael. — Non stai ragionando ora! Senti, è l'unica cosa che ti rimane del tuo passato. E se dovesse tornarti la memoria? —
— Non tornerà, Michael! La mia memoria non c'è più e non tornerà mai! —
Sembrarono zittirsi tutti immediatamente. Come se lo avessero saputo tutti fino a quel momento, ma nessuno si fosse mai azzardato a dire nulla. Pensava che ci avessero fatto l'abitudine, come lei.
— Se glielo permetto, andrà sempre così. Troverò qualcosa della mia vecchia vita e mi crogiolerò nel passato e nel rimpianto. Ma io non voglio questo. Voglio andare avanti. Me lo merito. —
Nessuno osò contraddirla, ma comunque la guardavano come se ne soffrissero. Heather aspetto – sperò – che dicessero qualcosa. Passò lo sguardo da l'uno all'altro, ma loro evitarono il suo.
— Andate via. — esigette, indicando l'auto di Ashton con la quale erano venuti e non riuscendo a guardarli negli occhi.
Le bruciavano, ma per rabbia. Fremeva di rabbia contro di loro e contro se stessa, perché in un modo o nell'altro si lasciava sempre convincere. Stava succedendo anche questa volta, e lei non voleva.
E se se ne fosse pentita? E se davvero un giorno le fosse miracolosamente tornata la memoria?
— Andatevene, ora! — gridò più forte.
I ragazzi sembrarono trattenere il respiro, ma si ridestarono dal torpore e Calum e Luke si mossero per darle le spalle.
Michael continuava a fissarla.
— Che succede qui? — domandò Grant uscendo dal negozio dietro di lei. Heather si voltò e con sguardo rammaricato disse: — Mi spiace, Grant. Se ne stavano andan– —
Prima ancora che potesse finire la frase, vide una figura alta e scura avvicinarsi rapidamente a Grant e sferrargli un pugno sulla mascella. Istintivamente, Heather lanciò un grido. Luke l'aveva colpito così forte che Grant per un momento perse l'equilibrio. Calum e Ashton furono immediatamente su Luke, prendendolo per le spalle ed impedendogli di fare un'altra mossa. Grant si portò la mano al volto, e quando l'allontanò per controllare il danno, rivelò il sangue che imbrattava il naso e il mento.
Per qualche momento, Heather non seppe cosa fare o dire, rimase semplicemente a guardare la scena avvenire davanti ai suoi occhi come ad una velocità maggiore.
— Che cavolo... —, imprecò Grant lanciando un'occhiataccia a Luke.
— Tu lo sapevi! Lo sapevi! —, gridò quest'ultimo. Heather pensò di non averlo mai visto così arrabbiato e disperato allo stesso tempo. Calum e Ashton ancora lo tenevano da dietro, e Michael tentava di parlargli e di farlo calmare. — Lasciatemi! —. Luke strattonò via la presa degli amici e sembrò promettere loro che non lo avrebbe toccato un'altra volta.
Grant non sembrava spaventato, e osservandolo Heather seppe che ormai stava indossando la sua armatura da soldato, e non avrebbe più abbassato la guardia. Nonostante ciò, Heather riconobbe che per smuovere un tipo come lui, Luke doveva aver concentrato in quel pugno tutta la sua rabbia. Quest'ultimo si riavvicinò a passi calmi a Grant e gli puntò un dito contro.
— Sappi che non accadrà. Mai. —
Dopodiché, si voltò e, tallonato dagli altri tre, si dileguarono, ognuno nella propria automobile.
Quando se ne furono andati, Heather si avvicinò a Grant, ancora perplessa. Allungò una mano verso il suo viso e controllò il danno.
— Non sembra essere rotto. —, constatò. — Immagino tu non mi dirai di cosa parlasse Luke, vero? —
Grant non rispose, ma fece una smorfia quando lei gli sfiorò il setto nasale.
— Immagino che tu non voglia più farti quel tatuaggio, vero? —, scherzò poco dopo.
Heather riuscì a malapena ad annuire.
— E so anche che è più complicato di così, non devi spiegarmi nulla. —
— Vale lo stesso per me. —
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amnesia.
Fanfiction«Oh, andiamo, hai l'occasione di ricominciare e lasciarti tutto alle spalle. Sai quante persone lo vorrebbero?» ➳ by drunkonhemvings ©