VI

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A grandi falcate, Luke la raggiunse. Provò ad abbracciarla, ma lei si allontanò.
— No. — Luke sembrò realmente ferito, come se gli avesse dato uno schiaffo in pieno viso. — Non puoi fare così. Ho bisogno di capire chi è realmente mio amico, in questo momento, e chi no. E tu mi stai solo confondendo le idee. —
Lui lasciò cadere le braccia lungo i fianchi e assestò meglio lo zaino nero che portava su una spalla.
— Hai ragione. —
Lei alzò lo sguardo, prima troppo intimorita dal farlo. Non voleva ferirlo ancora; lui era sempre stato così gentile con lei. Rimasero in silenzio per un po', mentre le lacrime cominciavano a cessare di scendere.
— Perché non vieni a mangiare qualcosa con me e i miei amici per pranzo? — le propose, sorridendole. Lei esitò, un po' presa alla sprovvista, poi annuì. Si passò una mano sotto gli occhi e prima ancora che s'incamminassero lui le si avvicinò ancora e le strusciò il pollice sullo zigomo.
— Mi piacciono i tuoi occhi, perciò non vorrei vederti piangere più. —

Il locale era affollato, quando arrivarono, quindi dovettero infiltrarsi tra la folla e aguzzare un po' la vista prima di trovare subito il loro tavolo.
O meglio, è quello che Luke fece; Heather non aveva idea di come si chiamassero questi ragazzi, tantomeno di quale fosse il loro aspetto.
— Ah, eccoli! — esclamò ad un certo punto Luke, al suo fianco, voltandosi indietro per essere sicuro che Heather gremito di persone, e da come Luke vi si muoveva all'interno, non sembrava essere la prima volta che ci veniva.
— Ehi, ragazzi. —
I tre ricambiarono con disinteresse, già stuzzicando dal cestino di patatine fritte al centro del tavolo e bevendo le loro coca–cola.
Uno dei tre aveva i capelli tinti di un rosso acceso e sparati in tutte le direzioni, ma non riuscì a cogliere il colore degli occhi poiché li aveva bassi sul cibo. Il ragazzo centrale sembrava avere lineamenti asiatici, la pelle bronzea e i capelli mori. Mentre l'ultimo aveva i capelli di un castano molto chiaro, quasi biondo, corti da non permettere loro neppure di ricadergli sulla fronte. I suoi occhi erano verdi e del colore del grano allo stesso tempo mentre la guardavano intentamente, una combinazione che a suo parere gli stesse parecchio bene, insieme alle fossette agli angoli delle labbra che aveva appena avuto modo di vedere in un sorriso gentile.
Le sembravano stranamente familiari.
— Come mai avete cambiato tavolo? — domandò loro Luke. Il ragazzo dai capelli rossi cominciò a parlare mangiucchiando una patatina.
— Be', sai, con tutto quello che è successo... — cominciò alzando la testa, ma Luke lo precedette.
— Lei è Heather! — la presentò senza lasciar finire di parlare l'amico. Quest'ultimo, in contemporanea, alzò la testa e strabuzzò gli occhi alla vista della ragazza di fronte al loro tavolo.
Poi, anche la testa dell'ultimo dei tre scattò nella loro direzione e la sua reazione fu la medesima.
Luke dondolò sui piedi, poi li rimproverò con uno sguardo cercando di non farsi beccare da Heather, ma lei se ne accorse ugualmente e un senso di sconforto le crebbe dentro.
Non voleva subito giudicare; poteva scappare una reazione simile, e sperava davvero di doversi ricredere sui primi pensieri che le erano venuti in mente verso quei ragazzi.
Luke si fece spazio accanto a quello dai capelli chiari e lei lo seguì a ruota.
Subito dopo, fecero le presentazioni e rivelò di chiamarsi Ashton. Invece l'asiatico era Calum e quello dai capelli rossi Michael.
— Potete chiamarmi Ettie. — disse loro, sorridendo con poco entusiasmo.
— E a te piace? — le domandò Ashton con un mormorio, come se avesse paura. Da quando si era seduta, le loro reazioni erano diventate sempre più strane: si erano improvvisamente fermati dal mangiare e bere e sembravano rimasti a corto di parole. Però almeno due di loro tentavano di essere carini, quel Michael, al contrario, aveva incrociato le braccia al petto, guardando dovunque nel locale eccetto che a quel tavolo.
Ettie voleva dare una buona impressione, ma tutto dentro le urlava di dirgli "Ehi, potresti anche degnarti di guardarmi negli occhi una volta senza dover strabuzzarli!".
— Che importa? —
— Non è quello il punto. — Sembrò realmente curioso della sua risposta. Heather, al contrario, sembrava sfidarlo con lo sguardo involontariamente, tanto che questi abbassò la testa sul suo piatto. Non voleva metterlo a disagio, ma non le andava di parlarne con degli sconosciuti.
Quando la loro ordinazione arrivò, squadrò il suo hamburger per dei minuti interi fino a che non decise che non lo avrebbe mangiato e non si accasciò contro lo schienale in pelle dietro la sua schiena. Sentiva lo stomaco in subbuglio.
— Non lo mangi? — Luke la guardava con curiosità.
— Non ho fame. —
— Oh. — Il ragazzo sembrò decidere se continuare a mangiare o meno, poi: — Cosa ne pensi della dieta vegetariana? —
Heather aggrottò le sopracciglia. Che domande strane che gli ponevano. — Non saprei. Lo trovo un po' stupido. Mangiare gli animali fa parte del ciclo della natura, alla fine. — Alzò le spalle con distaccato interesse. Stava solo cercando di accontentarli con una risposta stampata. Non ci stava realmente riflettendo sopra. Aveva trovato la domanda piuttosto strana.
D'un tratto, Michael sbatté la mano contro il tavolo e si alzò, allontanandosi e poi uscendo dal locale.
Nessuno disse nulla, come se avessero compreso la situazione subito. Lasciarono il cibo nel piatto e abbassarono ancora lo sguardo.
— Qualcosa non va? — chiese Ettie. Luke e Ashton si scambiarono un'occhiata, poi il biondo prese un gran respiro.
— Eri vegetariana, nella tua vita precedente. — Mentre pronunciò quelle parole, a lei parve di sentire l'amaro invaderle la bocca.
— Come lo sai? —
— Michael. — pronunciò Calum per la prima volta, alzando gli occhi scuri su di lei. Erano così scuri, quasi neri, che lei vi si perse dentro. — Tu e Michael eravate... amici. —
Ciò sembrava voler dire molto amici.
Heather dischiuse le labbra, ma le parole le morirono in gola.
Dolore. Dolore, ancora dolore. Le sembrava di vedere solo quello. Le sembrava di causare solo quello. Con qualunque persona parlasse, causava solo dolore.
Allentò la presa sul fazzoletto che neppure si era accorta di aver stretto e si alzò, con tre sguardi puntati addosso. — Mi dispiace. — disse infine, allontanandosi e uscendo dalla porta opposta a quella da cui era uscito Michael.


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