Alla fine della terza ora, Heather uscì dalla classe piuttosto sollevata per venire da una lezione di Algebra. Sarà stato perché aveva un professore particolarmente valido, ma probabilmente il suo umore era semplicemente dovuto a ciò che era successo quella mattina: aveva trovato Michael e Ashton sotto casa sua mentre fermi chiacchieravano. Non che avessero suonato il campanello o mandatole un messaggio; erano semplicemente rimasti ad aspettare chissà cosa... Quando poi era uscita, era saltato fuori che quella fossa una loro abitudine: Ashton e Michael abitavano nello stesso vicinato di Ettie e ogni mattina l'aspettavano sotto casa per poi fare lo stesso con Calum e Luke e andare insieme a scuola. Si erano trovati leggermente in imbarazzo per quell'equivoco e Heather li aveva trovati adorabili, ma ovviamente non gliel'aveva detto. Li aveva ringraziati, per smorzare la prima tensione, e detto loro che le avrebbe fatto piacere riprendere quell'abitudine.
Si erano incamminati verso le case degli altri due ragazzi, tutte nello stesso isolato, e poi avevano preso l'auto insieme. La mattina faceva ancora troppo freddo per andare a piedi.
Quando erano arrivati a scuola, erano rimasti a chiacchierare insieme e Heather aveva notato due cose: i ragazzi non erano popolari, eppure non sembravano avere un problema con quello. Erano sempre sulle loro, ma sembravano stare bene nella loro riservatezza. La seconda cosa che aveva constato era che lei ne facesse parte, di quel gruppo, e che adesso loro non fossero abituati a quella situazione. Molto spesso le lanciavano occhiate furtive o scappava loro qualche frase che poi si rimangiavano, oppure semplicemente tiravano fuori qualche momento passato. A Heather sarebbe bastato anche solo rimanere a guardarli, senza dire niente o senza far notare la propria presenza.
Anche lei doveva abituarsi un po' a quella situazione, ma in compenso era contenta che i ragazzi non l'avessero dimenticata, seppure lei sì. Le erano rimasti accanto, facendo del loro meglio.
Neppure ciò che era successo alla seconda ora era riuscito a rovinare il suo umore: con la professoressa di inglese era uscito fuori che dal livello avanzato di quella materia che prima faceva — Inglese III — avrebbe dovuto retrocedere al primo, quello per principianti, e quindi cambiare corso.
Così, alla fine di quella terza ora, per l'intervallo, si ritrovò ad essere contenta perché sperava di poter passare altro tempo con loro, invece di rimanere da sola. Anche se non lo avrebbe mai ammesso.
Quando li raggiunse in cortile, li trovò immersi in una conversazione a tal punto che nessuno si accorse di lei finché non fu loro alle spalle.
— ... per questo non credo sarà lui ad accompagnarci. —
— Ehi. — li salutò. Loro si girarono di scatto e Luke smise subito di parlare. Le sorrisero un po' impacciatamente, come il primo giorno di scuola.
— Che succede? Se dovete parlare di qualcosa che non posso sentire, me ne vado. — disse, indicando dietro di sé e già facendo retromarcia. Michael la fermò per le spalle, mentre Calum ricominciava a parlare: — Non è quello. Solo... stiamo organizzando una serata in discoteca per domani. —
I ragazzi lo fulminarono all'istante e Heather lo notò.
— E quindi? —
— Be', non avevamo pensato d'invitarti perché... sì, sai, dal momento che... —
— Che ho perso la memoria? —
I ragazzi guardarono tutti altrove. Anche a lei faceva ancora effetto dirlo ad alta voce.
Sorrise loro, — Verrò. — annuì convinta. La fissarono tutti sbalorditi. — Voglio dire, chiederò ai miei genitori ma... non credo ci siano problemi. —
— Heather, non credo sia una buona idea. — ribatté Michael.
— Io sì, invece. —
I ragazzi l'assecondarono con non molta convinzione e poi si divisero per la quarta ora.
Heather non sapeva se realmente i suoi non avrebbero avuto problemi, anzi era quasi certa che, conoscendoli, non l'avrebbero mandata, ma ormai aveva dato la sua parola. Non voleva fare la figura della ragazzina, e non aveva idea di come funzionassero prima le cose.
Sbuffò aprendo la porta di casa. Trovò i suoi in cucina, ma li sorpassò velocemente con appena un cenno di saluto e si chiuse in camera. Non aveva avuto il coraggio di chiederglielo, così rimandò la cosa direttamente al giorno seguente.
Quando entrò nella stanza in cui si trovavano loro, le sembrava una situazione più imbarazzante del solito, seppure fosse una scena consueta.
— Volevo chiedervi... i ragazzi organizzano un'uscita in discoteca. Posso andare? —
Quando un paio di giorni prima Heather aveva cominciato a parlare nuovamente con il gruppo di Luke, i suoi genitori non erano rimasti molto sorpresi. Sembrava che prima li conoscessero bene e ci andassero d'accordo. Un punto a suo favore.
Cole e Elizabeth per un attimo rimasero in silenzio a fare quello che stavano facendo, poi fu suo padre a prendere la parola.
— Non lo so. Voglio dire, penso sia ancora presto. — disse piuttosto categoricamente, finendo di sistemare la borsa del lavoro.
— Magari tra un altro po' di tempo. Non siamo ancora pronti per... vederti uscire. E non sappiamo se lo sei tu. — lo appoggiò sua madre, sorridendole e finendo di lavare i piatti.
Non disse nulla e salì al piano superiore.
Chiuse la porta della sua camera dietro di sé e scrisse un messaggio a Michael: Alle dieci sotto casa. XUna decina di minuti dopo le dieci, dalle finestre della sua stanza, Heather intravide quattro ombre avvicinarsi verso casa sua ma fermarsi a qualche decina di metri di distanza.
Si tolse la vestaglia e facendo meno rumore possibile uscì in corridoio e si diresse verso la porta finestra che dava sul balcone. I suoi genitori stavano probabilmente guardando la televisione in salotto, oppure suo padre stava utilizzando il computer nella stessa stanza.
Aveva già pensato a tutto: dopo averci ragionato a lungo sopra, aveva capito che l'unico modo per uscire senza essere sentita era scendere dal balcone. Avrebbe dovuto chiedere ai ragazzi di prenderla mentre si gettava, altrimenti si sarebbe sentito il tonfo. Così, non potendo urlare, scrisse un messaggio a Michael.
Un paio di minuti dopo, vide una figura avvicinarsi furtivamente. I suoi genitori non avrebbero potuto vederli: il corridoio dove si trovava il balcone era nascosto rispetto alla stanza dove si trovavano loro.
Quando la luce debole del lampione lo illuminò, la ragazza riuscì a vederlo chiaramente: Luke.
Strinse istintivamente le mani sul bordo della ringhiera.
Si guardarono appena negli occhi prima che Heather si sporse dalla balaustra e vi si sedette sopra. Poi, si buttò.
Luke la prese al volo e Ettie si rese conto di non aver chiuso gli occhi nemmeno per un momento.
Non aveva avuto paura di cadere, perché l'idea un po' l'aveva consolata. Ma quando si voltò, i suoi pensieri si azzerarono. Gli occhi di Luke erano fissi su di lei.
Erano così vicini che Heather riusciva a vedere la leggera barbetta bionda incolta e le piccole imperfezioni della sua pelle. Sorrise appena senza volerlo.
Si rese conto d'essere ancora tra le sue braccia e distolse lo sguardo imbarazzata. Luke la mise giù e lei si sentì improvvisamente fin troppo esposta.
Per la sua prima serata in discoteca aveva deciso di non indossare qualcosa di appariscente, anche perché non si sentiva ancora del tutto a suo agio con se stessa. Aveva indossato pantaloni larghi blu con un top grigio, sopra una giacca di pelle nera e dei sandali marroni aperti. Aveva inoltre fatto delle trecce ai capelli.
Le sistemò sul petto e poi si fece coraggio ad alzare lo sguardo sul ragazzo davanti a sé: la stava ancora guardando.
— Dovremmo andare. —
Lui annuì e s'incamminarono dagli altri.
— Forse avresti fatto meglio a rimanere. — disse Luke. Heather scattò con lo sguardo verso di lui.
— Io... —
Prima ancora che potessero continuare il discorso, arrivarono dal gruppo. Cominciarono subito a complimentarsi con lei per quello che aveva fatto.
Non fece altro che sentirsi ancora più in colpa. Non sapeva più se fosse stata la cosa giusta uscire. Quando l'aveva deciso, era stata presa dalla voglia d'evadere, di non voler deludere quei ragazzi, di essere qualcun altro. Evadere da quella situazione. Ma non aveva pensato a cosa sarebbe successo se i suoi fossero entrati nella sua stanza: li avrebbe feriti. Li avrebbe delusi. Avrebbe deluso delle persone che non conosceva ma che l'avevano amata incondizionatamente. Una fitta l'assalì allo stomaco a tal punto che sentì di doversi fermare in mezzo alla strada.
Continuò comunque a camminare al centro del gruppo, verso la loro meta, mentre i ragazzi intorno a sé euforici chiacchieravano.
Quando cominciarono a sentire in lontananza la musica a tutto volume, loro esultarono, ma non Heather. Forse i suoi genitori avevano ragione. Allora si chiese se fosse lei pronta.
Ormai davanti alle porte del locale, c'erano ragazzi che facevano dentro e fuori e una lunga fila a cui si unirono. Almeno avrebbe avuto il tempo di calmarsi.
In fondo, era solo una serata. Tutti i ragazzi andavano in discoteca e quasi tutti i ragazzi almeno una volta avevano mentito ai genitori o fatto una cosa del genere, giusto?
Una mezz'ora dopo, stavano ormai per entrare. Il buttafuori non chiese loro il documento e loro si fiondarono immediatamente all'interno.
Il locale era buio e delle luci al neon illuminavano di tanto in tanto i corpi sudati che ballavano. Calum e Ashton si buttarono subito nella mischia, mentre Michael condusse gli altri due rimasti fino al bancone del bar.
Heather rimase leggermente indietro, spinta da un paio di corpi ammassati. Fortunatamente, quando Luke si guardò indietro, come leggendole nel pensiero, la cercò tra la folla con sguardo preoccupato. La intravide e si impose duramente tra i corpi, poi le afferrò la mano e la guardò un'ultima volta prima di voltarsi e ricominciare a camminare.
Heather sentì qualcosa muoversi dentro e si sorprese di non essersi dimenticata come fosse avere una cotta. Ma lei non poteva avere una cotta per Luke; quello era solo un gesto riflessivo dovuto al suo senso di solitudine e al fatto che il ragazzo fosse stato l'unico amico che avesse avuto nei primi giorni fuori dall'ospedale.
Sentì la mano di Luke sfuggire dalla sua presa. Per un attimo, sentì di riuscire a respirare, uscita da quella marmaglia, ma in un attimo il fiato le divenne di nuovo corto.
Quando alzò lo sguardo, tutte le sue certezze si sgretolarono una ad una: Luke stava baciando una ragazza.
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amnesia.
Fanfiction«Oh, andiamo, hai l'occasione di ricominciare e lasciarti tutto alle spalle. Sai quante persone lo vorrebbero?» ➳ by drunkonhemvings ©