Capitolo sette

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[DALILA]

Ripenso ancora alle difficoltà che ho affrontato in queste settimane, e il pensiero che la mia famiglia sia ancora intrappolata mi provoca un forte dolore al petto. L'unica consolazione è sapere che Thomas è con loro. Continuiamo il nostro cammino e mi chiedo come sarà colei che mi aiuterà a nascondermi. È una ragazza davvero bella, con i capelli biondi e gli occhi azzurri come suo fratello. Deve essere una caratteristica di famiglia.

"Aveva ragione Thomas"
"Su cosa?" chiedo.
"Sei davvero una bella ragazza" dice.
"Beh, io..." inizio, ma mi interrompe.

"E se ha rischiato la sua vita per salvare la tua, devi essere una persona molto speciale" continua. "Non mi sembro così speciale" dico, incerta.
"Ma a lui non sei indifferente" mi dice, facendomi un occhiolino con un sorriso complice. Mi sembra impossibile che una persona come me possa piacere a uno come lui.

Arriviamo in città e le strade sono deserte, a causa del coprifuoco. Julia mi conduce in una casa, scrutando attentamente intorno per assicurarsi di non essere seguite. La casa è ampia, con due piani: al piano terra ci sono la cucina, un salotto e uno studio, mentre al piano superiore ci sono le camere da letto, inclusa una per gli ospiti, con bagno privato.

Julia mi fa accomodare e mi offre un bicchiere d'acqua e qualcosa da mangiare "Ho preparato la camera degli ospiti per te. Ora mangia e riposati, domani penseremo al tuo travestimento."

"Grazie di tutto" rispondo.

"Non c'è di che. Ora stai tranquilla, sei al sicuro. Buonanotte Dalila."

"Buonanotte Julia" dico, salendo le scale e dirigendomi verso la camera degli ospiti. Entro e rimango senza parole: la camera ha un letto a baldacchino con lenzuola bianche e un bagno adiacente mozzafiato.

Mi faccio una lunga doccia, rilassandomi dopo tanto tempo. Ma quando guardo il mio riflesso allo specchio, mi sento come uno scheletro ancora stranamente in vita, fuggo da quell'immagine e indosso il pigiama che Julia ha lasciato sul letto.

Vorrei che i miei genitori fossero con me, al sicuro. Vorrei essere io al loro posto, perché si meritavano di salvarsi più di me. Chiudo gli occhi con la speranza di poterli riabbracciare un giorno.

[JULIA]

Un nuovo giorno inizia e mi trovo in cucina a preparare la colazione mentre Dalila dorme ancora. Mi addolora pensare a tutto quello che ha passato. Oggi cercherò di tirarle su il morale, o almeno ci proverò.

Salgo le scale per svegliarla e informarla che la colazione è pronta. Appena entro nella sua camera, la vedo ancora rannicchiata sotto le coperte, dormiente. È così dolce e vulnerabile che mi dispiace disturbare il suo sonno, ma dobbiamo cominciare la giornata.

"Buongiorno Dalila. Svegliati" la chiamo gentilmente.

"Buongiorno" risponde sonnolenta.

"Ti aspetto giù per la colazione" le dico.

"Va bene arrivo" risponde.

Scendo le scale e noto che mi segue poco dopo. Mentre mangia, osservo il suo corpo dimagrito, le occhiaie profonde sotto gli occhi e il viso ancora segnato dalla paura. Quando finisce di mangiare, la conduco di nuovo in camera sua per una doccia e per scegliere i vestiti.

Quando finii le feci indossare un vestito bianco lungo fino alle ginocchia, un soprabito grigio con cappello abbinato e scarpe bianche a tacco basso. Dopo alcuni ritocchi, è perfetta. Nessuno potrebbe riconoscerla.

"Sei incantevole. Se mio fratello ti vedesse così, non so cosa farebbe" le dico.

Lei non risponde, ma arrossisce. Deve piacerle molto. Meglio così, almeno mio fratello non rimarrà deluso, visto che evidentemente prova qualcosa per lei. Scendiamo al piano di sotto e noto che Dalila sembra pensierosa.

"C'è qualcosa che non va?" le chiedo.

"No, è solo che spero che tutto questo funzioni davvero" risponde.

"Lo scopriremo presto" dico.

"Come?"

"Uscendo" le dico, prendendola per il braccio mentre usciamo per testare il travestimento. Camminiamo senza attirare sospetti, finché non sento una mano sulla spalla. Mi volto e vedo un soldato che ci guarda fisso.

"Non l'ho mai vista. Da dove viene?" ci chiede.

"È mia cugina, viene da Londra. È qui in visita" rispondo rapidamente.

"Non credo di averglielo chiesto a lei" ribatte il soldato.

"Mi scusi" rispondo, sperando che non ci abbia scoperti.

Il soldato continua a fissare Dalila, senza distogliere lo sguardo, spero fortemente che non ci abbaia scoperti.

[Dalila]

Appena mi girai e vidi il soldato, il cuore si gelò nel petto.

"E mi dica come si chiama?" mi chiese.

"Dalila Hoffmann, signore" risposi, cercando di mantenere la calma nonostante il battito accelerato.

Il soldato continuava a fissarmi, senza distogliere lo sguardo.

"Quindi lei è la cugina della signorina qui presente?" domandò.

"Sì, esatto" confermai.

"Va bene, allora buona giornata" disse infine, voltandosi per andarsene.

"Anche a lei" risposi, cercando di nascondere la tensione.

Si girò e se ne andò. Sembrava che il nostro travestimento avesse funzionato, almeno per ora.

Continuammo a camminare per tutto il giorno, consapevoli del fatto che, per il momento, tutto procedeva secondo i piani. Tuttavia, sapevamo anche che prima o poi potremmo essere scoperti, o forse, finalmente, tutto questo inferno sarebbe finito.

Quell'amore nascosto ad AuschwitzDove le storie prendono vita. Scoprilo ora