Capitolo dieci

668 37 7
                                    

[DALILA]

Con il calar della notte, il freddo penetrò nella stanza, stringendomi ancora di più a me stessa. La paura dell'oblio in una notte così gelida mi avvolse. Cercai di respingere quei pensieri, sebbene fosse arduo. La notte scorreva lenta come i miei pensieri, vagabondando fra luoghi con un unico destino. Le ore trascorrevano, finché un rumore interruppe il silenzio. Passi, sempre più vicini, aumentavano la mia apprensione. Una voce familiare squarciò l'aria gelida
"Dalila, finalmente ti ho trovata" pronunciò Thomas.
Mi alzai di scatto, travolta dall'emozione, e mi gettai tra le sue braccia, lasciando scorrere le lacrime.
"Shh, è tutto finito ora" sussurrò lui.
"Non so cosa farei senza di te"

Le mie parole, involontarie ma sincere, colsero Thomas di sorpresa. Sentii il suo abbraccio stringersi intorno a me, più saldo che mai, come se volesse trattenere quell'istante per l'eternità. Era come se i nostri cuori parlino una lingua segreta, capace di comunicare emozioni che le parole da sole non possono esprimere.

[THOMAS]

Alcune ore prima...

Quel giorno sembrava non finire mai, tra la ricerca incessante e la crescente preoccupazione. Tornammo a casa, sperando di trovarla lì, ma invano.
Seduti nella penombra della cucina, cercavamo conforto in una tazza di caffè "Sta bene, lo so. È forte", cercava di convincermi Julia, ma il timore si faceva strada.
"Torno a cercarla, sta calando la notte e avrà freddo" dissi, uscendo di nuovo.
Tra i vicoli bui e le strade deserte, scrutai ogni angolo, sperando di vederla. La disperazione cresceva fino a quando non trovai un edificio abbandonato e vi entrai, sperando di trovarla lì. La vidi raggomitolata su se stessa.
"Oddio, Dalila, finalmente ti ho trovata" sussurrai, avvicinandomi e abbracciandola con forza.
"Shh, è tutto finito ora" sussurrai, mentre la stringevo.
"Non so cosa farei senza di te" disse, temendo di averlo detto troppo.
"Non credo che lo scoprirai tanto facilmente" risposi, mentre ci scambiavamo uno sguardo intenso. Le accarezzai il viso con delicatezza e feci toccare le nostre labbra, un semplice bacio, ma sufficiente a far scaturire emozioni tumultuose dentro di me.
Quando le nostre labbra si separarono, i suoi occhi incontrarono i miei, e lei parlò con voce ferma "Non posso tornare a casa" "Troveremo una soluzione, te lo prometto" risposi, baciandole la fronte e stringendola con affetto.
Ci sdraiammo sul pavimento, avvolti l'uno nell'altro, cercando calore in quella notte gelida. Promisi di salvarla, stringendola ancora più forte.

[DALILA]

Aprii gli occhi e sentii un tepore avvolgermi tutto mentre contemplavo Thomas ancora immerso nel sonno accanto a me. Il suo braccio, stretto intorno al mio fianco, sembrava quasi temesse che io potessi scappare.

Lo osservai con tenerezza, notando come tutte le preoccupazioni quotidiane si dissolvessero dal suo volto. I suoi zigomi rilassati e il sorriso che raramente mostrava, adornavano il suo viso con una bellezza disarmante. Chissà cosa stava sognando.

Appena Thomas sembrò destarsi, abbassai istintivamente lo sguardo, timorosa di essere scoperta. Mi chiesi cosa avrebbe pensato se mi avesse trovata lì, a fissarlo.

Sentii la sua stretta intorno a me intensificarsi, e lui iniziò a parlare credendo che io fossi ancora addormentata
"Sei ancora più bella quando dormi" disse con dolcezza, "Vorrei poterti vedere sempre così, serena e senza pensieri. Vorrei che quel sorriso fosse per me, per le parole che ti dico o per i gesti che faccio..."

Fui attraversata da un turbine di emozioni, strinsi Thomas con affetto.
"Chissà, forse stai sognando di me" sussurró piano, "Non sai quante volte ho immaginato di svegliarmi con te accanto a me, di sentire il tuo calore contro di me. Quella sera ho temuto di averti persa per sempre, ma ti prometto che ti salverò. Non devi rivivere quell'inferno."

Detto ciò mi diede un bacio fra i capelli e mi iniziò ad accarezzare il fianco; non pensavo che provasse tutto quel dolore per quella sera, voglio fargli capire che lui mi ha già salvata, che non deve rischiare ancora per me.

Mi svegliai fingendo di essermi appena svegliata.
"Buongiorno" dissi con voce sonnolenta.
"Buongiorno" rispose Thomas, avvicinandosi per darmi un bacio a fior di labbra. Ma notai subito che qualcosa era cambiato nella sua espressione.
"C'è qualcosa che non va?" chiesi preoccupata.
"Devo tornare al campo oggi" disse con un tono serio.
"Va bene..."
"Tu rimani qui. Farò venire Julia e andrete lontane così sarai al sicuro" continuò.
"Va bene" sussurrai, rispondendo a monosillabi perché sapevo che quelle sarebbero state probabilmente le nostre ultime parole insieme, perché sapevo che ciò che stava dicendo non sarebbe mai accaduto.
Prima che se ne andasse, lo strinsi a me e lui ricambiò il gesto.
"Non starò via per molto, starò via talmente poco che non avrai neanche il tempo di sentire la mia assenza" mi sussurrò.

Affondai la testa all'incavo del suo collo "Te l'ho mai detto che hai un odore meraviglioso?" chiesi, cercando di trattenere le lacrime.
"E a lei hanno mai detto che la stavo aspettando?" chiese Thomas, guardandomi negli occhi.
"Mi stavi aspettando?" chiesi con una fitta al cuore.
"Sì, signorina. E ora che ti ho trovata, ti proteggerò al costo della mia vita" mi assicurò.

Mi prese e mi baciò con fervore, un bacio diverso dagli altri, irruento e possessivo, che mi fece perdere l'equilibrio. Mi aggrappai al suo collo per non cadere.
"Ci vediamo presto" disse infine, voltandosi e correndo via.
Quando non lo vidi più, dissi ciò che avrei dovuto rispondere in quel momento: "Addio, Thomas."

Quell'amore nascosto ad AuschwitzDove le storie prendono vita. Scoprilo ora