Capitolo nove

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[DALILA]

Mi svegliai con la poca luce che filtrava dalla finestra, e appena aprii gli occhi, mi tornarono in mente varie scene della sera precedente, non riuscii a trattenere un sorriso.

Anche se l'avevo rifiutato, Thomas non se n'era andato. Al contrario, mi aveva rassicurata dicendomi che non importava, che capiva.

Mi alzai e notai un biglietto sul comodino: "Buongiorno mia bella, ti aspetto alle 11:30 nel parco dove ti ho portata ieri sera. Mettiti qualcosa di comodo, ho una sorpresa in serbo per te. Thomas". Non appena lessi quelle parole, un sorriso distinto si dipinse sul mio volto. Questo ragazzo era una continua sorpresa.

Andai in bagno, mi lavai e mi vestii, quindo scesi al piano di sotto incontrai Julia intenta a fare colazione.
"Buongiorno Julia"
"Buongiorno Dalila, hai dormito bene?"
"Magnificamente."
"Mi nascondi qualcosa?"
"Io? Nulla."
"Allora non sai dirmi come mai mio fratello aveva un sorriso smagliante, era di fretta e farneticava parole a caso?"
"Non lo so, davvero"
"Farò finta di crederci"
Mi sorrise e continuammo a fare colazione.

Verso le 11 uscii di casa e mi diressi al parco, dove mi sedetti su una panchina ad aspettarlo. Nel mentre, controllai se nel braccio destro si vedeva ancora il marchio del numero che mi avevano affibbiato al campo.

[ESTERNO]

Mentre giravo per i giardini del parco, notai una ragazza seduta su una panchina intenta a guardarsi il braccio. Subito mi resi conto che non era un semplice numero, ma il marchio che i tedeschi affibbiavano agli ebrei nei campi di concentramento. Era meglio avvertire qualcuno.

Vidi un soldato intento a camminare per la strada e mi avvicinai a lui.

"La ragazza seduta su quella panchina è un'ebrea," dissi " ho visto il numero tatuato sul suo braccio."

Il soldato iniziò a correre, urlando alla ragazza di fermarsi. Appena lei vide il soldato correre verso di lei, si mise a correre a sua volta.

[DALILA]

Iniziai a correre con tutte le forze che avevo in corpo, senza fermarmi, andando sempre più veloce nel tentativo di seminare il soldato che mi stava inseguendo. Cercai di infilarmi nelle vie laterali per far perdere le mie tracce, finché finalmente trovai una struttura abbandonata e mi ci infilai, sperando che il soldato non mi avesse visto.

Passarono minuti interminabili e il soldato non arrivava. Di sicuro l'avevo seminato, ma ora dovevo restare nascosta lì dentro. Non potevo rischiare di uscire, altrimenti mi avrebbero trovata e riportata in quell'inferno.

Mi raggomitolai su me stessa, stringendo le gambe al mio corpo e appoggiando la testa sulle ginocchia, iniziando a piangere. Ripetei mille volte una sola parola nella speranza che forse, quella parola mi avrebbe salvata: "Thomas".

[THOMAS]

Arrivai al parco e notai che Dalila non si trovava lì, quindi tornai a casa per controllare se per caso non fosse ancora uscita.
"Julia, c'è Dalila in casa?"
"No, è uscita circa quaranta minuti fa per andare al posto che le avevi indicato, perché?"
"Julia, al parco non c'è"
"Andiamo a cercarla."

Uscimmo di casa, io avevo buttato a terra le rose rosse che avevo comprato per Dalila, e iniziammo a cercarla. Per ora non trovammo nessuna traccia di lei, fino a quando un soldato non ci venne incontro.
"Soldato Hoffmann, oggi un uomo ha visto una ebrea intenta a nascondersi. Le sono corso dietro, ma niente da fare, è riuscita a sfuggirmi. Se la trova, la uccida."
Le sue parole mi ghiacciarono il cuore.
"Se la vedo, farò ciò che mi ha detto."
"Bene, buona serata."
Se ne andò, e con lui il mio cuore.

Il respiro mi si smorzò, la mia Dalila era dispersa, infreddolita e spaventata chissà dove, con i soldati alle calcagna, con il solo desiderio di ucciderla. Ma io la troverò e la porterò via da qui. Ho fatto la mia scelta, preferisco morire che vivere una vita infelice senza di lei.

Ti troverò, Dalila, e giuro che non ti lascerò mai più.

Quell'amore nascosto ad AuschwitzDove le storie prendono vita. Scoprilo ora