Capitolo quattordici

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[THOMAS]

Erano giorni che camminavamo senza sosta, e le speranze stavano svanendo rapidamente. I nostri viveri stavano finendo, e non sapevamo quanto ancora avremmo resistito. Il silenzio regnava intorno quella mattina, fino a quando udimmo una voce, e istintivamente iniziammo a correre. Forse era lei; forse non tutto era perduto. Ma la voce si trasformò in un sussurro, e poi in silenzio. Continuammo a camminare, e dentro di me sapevo che era lei. Sentivo che lo era. Camminammo fino a che non notai qualcosa per terra.

"Julia, vieni, ho visto qualcosa" la chiamai con urgenza, indicando il corpo svenuto che giaceva lì.

Ci avvicinammo e notammo la persona morente. Senza esitare, corsi verso di lei. Era lei. Finalmente l'avevamo trovata.

"Dalila" sussurrai, prendendola tra le mie braccia. Appoggiai l'orecchio sul suo petto per udire il suo cuore. Batteva ancora, anche se debolmente. Il suo corpo era gelido, quindi chiesi a mia sorella di accendere un fuoco, sperando che il calore potesse risvegliarla.

Passarono le ore, ma gli occhi di Dalila non si aprivano. L'angoscia mi stringeva il petto mentre continuavamo a sperare e a vegliare su di lei.

Gli avevamo messo degli impacchi freddi sulla sua fronte, poiché avevo avvertito che era molto calda. Continuavo a controllare il suo polso per assicurarmi che il suo cuore battesse ancora, tenendola costantemente fra le mie braccia per darle più calore e per il timore che potesse sparire di nuovo.

Ad un certo punto, sentii la mia giacca stringersi. Abbassai gli occhi e finalmente vidi quello per cui stavamo tanto aspettando: i suoi occhi, grandi e aperti, che mi fissavano.

[DALILA]

Mi svegliai con una sensazione di smarrimento, una stretta familiare ma rassicurante avvolgeva il mio corpo. C'erano delle domande che mi assillavano: i tedeschi mi avevano catturata? Tuttavia, la pressione intorno a me non era crudele; al contrario, mi trasmetteva un senso di sicurezza. Decisi di aprire gli occhi e mi trovai fra le braccia di Thomas. Mentre lo guardavo, lui abbassò lo sguardo e i suoi occhi azzurri si scontrarono con i miei
"Dalila, finalmente hai aperto gli occhi" mi disse Thomas con sollievo palpabile nella voce.
"Cos'è successo?" domandai, ancora confusa.
"Ti stavamo cercando e ti abbiamo trovata qui quasi morta dal freddo" rispose con un tono carico di preoccupazione.

Alzai leggermente la testa e notai Julia, che ci osservava con un sorriso luminoso mentre aggiungeva legna al fuoco.
"Julia..." sussurrai.
"Bentornata" mi disse con calore.

Le sorrisi e tornai a guardare Thomas. "Perché lo hai fatto?" chiese.
"Per proteggervi" risposi con sincerità.
"Il mio compito è proteggere te, non il contrario"
"NO! Tu non devi rischiare la tua vita e quella della tua famiglia per me" replicai con determinazione. "Tu sei la mia famiglia".

Le sue parole mi scaldarono il cuore e, senza esitazione, si chinò su di me e mi baciò. Era un bacio dolce, rassicurante, senza fretta, e mi sentii amata e protetta più che mai.

La mia mente era ancora offuscata dallo stato di confusione, ma la preoccupazione per Naomi era come un fulmine che mi colpiva improvvisamente. Mi alzai di scatto, sentendo lo sguardo allarmato di Julia e Thomas puntato su di me.

"Che succede?" chiese Thomas con voce preoccupata.

"Con me c'era una bambina di colore, anch'essa ricercata dai tedeschi" iniziai, cercando di controllare la mia ansia "Stavamo scappando e ci eravamo fermate per riposarci, solo che al mio risveglio mi sono ritrovata coperta di foglie e rami, con un dolore allucinante alla testa... quando mi sono alzata, non l'ho vista più e ho iniziato a correre per cercarla, finché non sono arrivata a questo punto dove mi avete trovata."

La mia voce tremava leggermente mentre raccontavo gli eventi, e l'angoscia per il destino di Naomi mi stringeva il petto con forza.

Dopo aver spiegato la situazione, cominciai a connettere tutti i punti: il mio risveglio fra le foglie, la sua scomparsa, le gocce di sangue. Naomi si era sacrificata per me.

"Dalila, dobbiamo muoverci prima che altri soldati giungano qui" implorò Thomas con urgenza.
"No" risposi con fermezza.
"Dalila, ti prego, dobbiamo andare via. Non possiamo rischiare" insistette.
"Thomas, tornerò indietro. Devo salvare Naomi."
"È troppo pericoloso... ti supplico" implorò Thomas.
"Non ho potuto fare nulla per salvare Rahel, non posso permettere che accada la stessa cosa a lei. Le ho promesso che l'avrei protetta ed è quello che farò... al costo di morire al suo posto" dichiarai con determinazione.

"Non ti lascerò morire. Ho fatto una promessa a te e ai tuoi genitori" ribatté Thomas.
"La scelta spetta a me, non a te" risposi.
"Allora verrò con te"
"No, Thomas..."
"Niente scuse... se ti succedesse qualcosa, non me lo perdonerei mai" interruppe deciso.
"Verremo con te, ormai fai parte della nostra famiglia" concluse Julia, con la stessa fermezza.

Li abbracciai con gratitudine, consapevole che erano disposti a sacrificare la propria vita per me. Ormai non potevo più scappare, dovevo proteggerli con la stessa forza con cui loro mi proteggevano.

Ci incamminammo per tornare in città. Appena fece buio ci fermammo per riposare dentro a una grotta.

"A cosa pensi?" mi chiese Thomas mentre mi accarezzava i capelli.
"Penso a tutto quello che ci sta capitando. A come ci siamo conosciuti e come sarebbe andata se fosse stato diverso" risposi.
"Anche io ho pensato a come sarebbe stato il nostro incontro se non fossimo in questa situazione" ammise Thomas.
"E come lo hai immaginato?" chiesi curiosa.

"Mi è piaciuto pensare che una sera mi sarei recato a teatro con la mia famiglia e lì ti avrei sentito cantare. Mi sarei perso nelle tue parole e nella tua naturale bellezza" disse con dolcezza.
"Dopo lo spettacolo ti avrei cercata per offrirti qualcosa da bere e per congratularmi con questa creatura dal bellissimo dono. Poi, all'uscita, ti avrei chiesto se potevamo rivederci l'indomani, sperando in un tuo sì. Se avessi risposto con quella parola, ti avrei preso la mano per poi posarci un bacio, dicendoti che avrei contato ogni ora che mancava al nostro prossimo incontro."
"E se ti avessi detto di no?"
"Avrei cercato qualsiasi scusa per rivederti, non avrei rinunciato."
"Sarebbe stato bello... chissà, magari un giorno potrai sentirmi cantare."
"Non vedo l'ora."
Dopo questa frase, mi strinse ancora di più a sé e ci addormentammo con l'unica consapevolezza che l'indomani saremmo tornati in quella città e che avrei affrontato nuovamente i miei incubi. "Naomi, aspettami, sto arrivando."

Quell'amore nascosto ad AuschwitzDove le storie prendono vita. Scoprilo ora