Capitolo 7 Damon

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Guardiamo lo stesso cielo,

ma sono le sfumature che ci troviamo a renderlo diverso.

Tremo, non riesco a fermarmi, le lacrime scorrono sul mio volto come lame che incidono tutto il passato che ho tenuto segregato in un angolo della mia parte maledetta. Sì, sono maledetto, perché so solo portare a fondo con me tutte le cose belle che capitano sulla mia strada. Un rifiuto della società, ecco cosa sono.

Non merito le braccia che ora mi avvolgono regalandomi un momento di pace e di quiete, la stessa che io non ho saputo dare agli altri. Cosa ho fatto? Se mi volto indietro, vedo solo una lunga scia di sofferenza che copre ogni ricordo e ogni frammento felice, offuscato dalla mia perdita di ragione. Troppo codardo per lottare, troppo orgoglioso per ammettere di aver sbagliato e troppo tossico per inebriare i miei polmoni del profumo della ragazza che tiene ancora in vita il mio cuore. Allyson continua a essere qui al mio fianco.

E io non ti merito e tu non te ne vuoi proprio accorgere, perché resti ancora qui, ancorata a me.

Il petto mi fa male, un peso preme contro mozzandomi il respiro mentre tutte le parole che sono uscite a fatica dalla mia bocca prendono vita nella mia testa. Cindy. Il suo sorriso, la sua voce... posso ancora sentirla incitarmi durante gli incontri, gridarmi contro quando perdevo o quando mi veniva a cercare in uno dei tanti locali dove era mia abitudine annegare nell'alcol i miei cazzo di problemi.

Ma lei era più incasinata di me. Forse ho imparato da lei a camuffare i sentimenti, il dolore e la rabbia, a tal punto da farli dissolvere come nebbia che si dirada di fronte ai primi raggi di sole. Aveva solo diciotto anni, eppure sulle sue spalle portava il peso del rifiuto, quello della sua famiglia. Emarginata da chi l'aveva messa al mondo, era questo ad averla consumata giorno dopo giorno e io l'ho guardata spegnersi come una candela. Mi sono smarrito senza trovare la strada del ritorno, con la consapevolezza che avrei dovuto semplicemente aiutarla. Glielo avevo promesso ma, come al solito, è andato tutto a puttane. Ricordo un giorno in particolare.

*****

Io e lei eravamo distesi sul tetto del garage dove era appena avvenuto l'incontro, due birre gelate tra le mani, lo sguardo rivolto alle stelle che illuminavano il buio della notte e anche una parte delle nostre anime che in quel posto, per qualche strana ragione, sembravano trovare un briciolo di pace.

«Ti ascolto», ricordo di averle detto; all'epoca ci conoscevamo da poco più di qualche mese.

«Cosa vuoi sapere, Sanders? Perché la mia vita fa così schifo?», ha risposto ridendo portandosi la lattina alla bocca.

«Sì», ho ammesso senza esitare, perché ho imparato a non avere segreti con lei. Ero persino riuscito a parlarle di Arleen e qualche volta l'avevo portata con me a trovarla.

«Non c'è molto da dire. I miei hanno sorpreso la loro adorata figlia con la sua migliore amica», sono rimasto in silenzio, la cosa, non so perché, non mi sorprese. «E di certo non stavamo guardando una serie televisiva. Fin da quando ero piccola sapevo di essere...», si è soffermata qualche istante per cercare le parole.

«Diversa?», ho provato a dire, per ricevere in cambio un pugno ben assestato alla spalla.

«No, coglione. Non si è diversi perché si ama una persona del proprio sesso. L'amore non ha limiti, può essere così vasto e devastante da farti scoprire delle realtà che non conosci finché non ti trovi faccia a faccia con esse».

Ho ascoltato con attenzione le sue parole che mi colpirono più di qualsiasi altro pugno. Ero invidioso di quella forma d'amore che io non conoscevo, della quale parlava con tanta naturalezza, ancora assorta in un posto lontano che non era il tetto in cui ci trovavamo in quel momento.

Un Amore Proibito 2 - Vite LontaneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora