Capitolo 17 Damon

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Siamo un vorticare di pensieri disconnessi,

solo perché non sappiamo ascoltarci.

Posteggio di fronte al Bistrò caffè. Mi sento maledettamente nervoso e tutto è dettato dal fatto che io e lei non ci siamo mai concessi un vero appuntamento. Non esiste tempo o luogo dove tutto possa accadere, quando cerchi di restare in piedi con i pezzi della tua vita che crollano in frantumi alle tue spalle. La sua risposta ronza piacevolmente nella testa; i suoi occhi velati dalle lacrime che cercava di trattenere e il sorriso che le illuminava il volto, ho immortalato quel momento, l'ho chiuso dove niente e nessuno potrà mai strapparmelo via.

«Sei mai venuto qui?», chiede aprendo la portiera per uscire dall'auto; la seguo e raggiungendola intreccio la mia mano alla sua.

«Sì, ci vengo spesso a dire la verità. È vicino alla mia confraternita e il primo periodo, dopo che sono uscito dalla clinica, avevo bisogno di riprendere contatto col mondo», confesso trascinandola all'interno.

Tavoli in legno occupano tutto il locale, le pareti sono tappezzate di targhe in stile retrò, un banco in ciliegio pregiato è situato al centro, dove le ragazze camminano avanti e indietro servendo tavoli e battendo scontrini.

Phil, il proprietario, mi saluta con un cenno del mento, che ricambio mentre ci accomodiamo a quello che in questo periodo è diventato il mio tavolo.

«È molto bello», commenta Al scrutandone ogni dettaglio. Una delle cameriere ci porta i menù.

«Come va oggi, Dam?», chiede prendono il suo blocco dalla tasca del grembiule e la penna da dietro l'orecchio per annotare il nostro ordine.

«B-bene», rispondo appena, fissando le scritte impresse sul foglio davanti a me. Allyson si schiarisce la voce per attirare la sua attenzione.

«Io prendo un'insalata di pollo con salsa della casa», scandisce porgendo il menù alla ragazza in piedi davanti al nostro tavolo.

«Anche per me», dico guardando Al con le braccia incrociate al petto. La ragazza si allontana con la nostra ordinazione.

«Come stai, Dam?», sibila facendo il verso alla cameriera.

Abbozzo un sorriso.

«Non sarai mica gelosa, Evans?», ribatto sporgendomi verso di lei. E sei bellissima, sei gelosa e sei bellissima da risucchiarmi senza che tu te ne renda conto.

«Affatto», abbaia.

«Ahia!», stringo gli occhi toccandomi con la mano lo stinco dolorante.

«Non posso credere di aver fatto male al grande DS», commenta divertita.

«Tu sei l'unica che potresti farmi del male Al... e lo sai bene».

Si rabbuia alle mie parole, guardandosi attorno. Ma è la verità, lei sarebbe l'unica ferita che non si rimarginerebbe mai.

Il telefono suona nella tasca del giubbotto fendendo il silenzio che si è creato. Gli occhi scorrono sul display e scocco un'occhiata ad Allyson che mi osserva con curiosità.

«T-torno subito», spiego alzandomi dal tavolo. Mi dirigo verso l'uscita e sento i suoi occhi che bruciano le mie spalle mentre rispondo alla chiamata che sapevo non avrebbe tardato ad arrivare. «Dove?», chiedo senza neppure dire pronto.

Sghignazzi provengono dall'altro capo del telefono.

«È questo che mi è sempre piaciuto di te, Sanders. Non ti tiri mai indietro», commenta Jeremy soddisfatto.

«Non ho molto tempo, dimmi solo luogo e ora e sarò lì», sentenzio impaziente mentre mi volto verso la vetrata del locale per lanciare un'occhiata ad Allyson, seduta al nostro tavolo.

Un Amore Proibito 2 - Vite LontaneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora