Capitolo 33 Damon

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Ci sono quegli incontri, che sembrano casuali, ma in realtà sono stati aggrovigliati alla nostra vita da sempre.

Prendo un ultimo paio di jeans e lo metto in borsa; ancora non posso credere che fra qualche ora mi troverò dall'altra parte della costa e che potrò finalmente guardarla negli occhi. Ho così tanto sentito parlare di lei da Cindy che mi sembra quasi di conoscerla. Ma ciò che mi rende nervoso, è capire se sa tutto. Questo pensiero mi tormenta da quasi una settimana. Sono rimasto a fissare negli occhi Al mentre eravamo alla casa al lago. Non potevo credere che avesse fatto delle ricerche e per giunta prenotato un volo per questo venerdì. Sono le cinque e trenta del mattino e lei sarà già al Logan International di Boston. Abbiamo deciso di partire separatamente per non destare sospetti, io prenderò il volo successivo, sarò lì per le due e mezzo del pomeriggio.

Il telefono squilla facendomi trasalire dai pensieri, mentre mi trovo ad avere ancora in mano i jeans, senza essermene neppure reso conto.

«Cosa diamine fai sveglio a quest'ora?», chiedo a Cody.

«Volevo sapere se stavi bene. Non posso, cazzone?».

«Sto bene», rido. «A breve passerà Kam a prendermi», dico e inizio a camminare avanti indietro per la mia camera.

«Potevo venire io con te», mi rimprovera e credo che me lo rinfaccerà a vita, ma non posso lasciare sola Arleen con Sebastian ancora nei paraggi.

«Sai benissimo il motivo», gli ricordo, soffermandomi ad ammirare i primi raggi di sole che illuminano i tetti delle case circostanti.

«Come pensi di incastrarlo?», mi domanda, perché, anche se l'ho tenuto all'oscuro di tutto, sa che ho in mente qualcosa.

«Diciamo che la situazione si è un po' complicata e forse richiederà più tempo del previsto», spiego perdendomi con lo sguardo verso quell'angolo sferico che sbuca dietro l'orizzonte, accecando quel poco che resta della notte, dipingendo le nuvole di un porpora intenso.

«Non andrai a Indianapolis, vero?», in realtà, dal tono della voce non me lo sta chiedendo.

«Sai bene che se lei non sa della morte di Cindy devo andarci, le devo almeno questo, cazzo!», rimprovero a me stesso serrando i pugni, con le unghie che quasi si conficcano nella pelle per trattenere quel dolore che non è mai venuto fuori del tutto.

«Mi hai detto che rischi di essere arrestato», mi ricorda strascicando le parole.

«Starò attento, come lo sono stato tutte le volte che ci sono andato per trovare Arleen. Andrà bene», quasi prometto, anche se so che non posso farlo.

«Fai buon viaggio e fammi sapere», dice poco prima di chiudere. Annuisco anche se non può vedermi e infilo il cellulare nella tasca dei jeans. Intravedo i fari di un'auto nel vialetto, mi affretto a prendere il borsone da sopra il letto, il biglietto aereo e la giacca di pelle, poi esco dalla mia camera e scendo le scale. Apro il portone della confraternita dove tutti ancora dormono e raggiungo Kam.

«Pronto?», mi chiede non appena salgo in auto. Mentirei se rispondessi di sì.

«Parti», mi limito a dire, lui non ribatte ed esce dalla via del quartiere diretto alla periferia della città. «Grazie», sibilo appena, con lo sguardo fisso oltre il finestrino. Non so come avremo fatto senza il suo aiuto io e Al; ci siamo nascosti per evitare che qualcuno sapesse che stavamo ancora insieme, come se stessimo scappando al nostro stesso amore, quando, in realtà, lo stiamo inseguendo senza sosta da sempre.

«Non devi ringraziarmi, Allyson è una mia amica e tu sei il suo ragazzo; farei qualsiasi cosa per renderla felice», dice guardando ora me ora la strada.

Un Amore Proibito 2 - Vite LontaneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora