-Mi dispiace, Austin. Non so cosa mi sia preso...-, dissi salendo sulla sua mercedes. Diedi ancora un ultimo sguardo alla villa davanti a me. Chissà cosa stava succedendo al suo interno, magari era scoppiato un litigio per colpa mia.
-Hai fatto benissimo a rispondere così! Ben gli sta! Era ora che qualcuno dicesse qualcosa a quell'egocentrico di mio padre-, misi in moto l'automobile e uscì dal cancello del vialetto di casa sua.
Mi girai a osservarlo, mentre i lampioni della strada gli illuminavano appena il volto. Fui sollevata di vederlo tranquillo e rilassato. Non sembrava affatto turbato o arrabbiato da quello che era appena accaduto a cena.
-Sicuro?-, misi una mano sulla sua, che se ne stava appoggiata sul cambio dell'auto.
-Zahra, smettila di farti problemi. Se non l'avessi fatto tu, l'avrei fatto io. Non può permettersi di trattare con superiorità e arroganza tutti quanti. Deve capirlo-, con riluttanza, allontanai la mano dalla sua e me la misi in grembo,-Piuttosto, indicami la direzione di casa tua...-.
-Puoi lasciarmi alla fermata del bus-, non volevo che si scomodasse, gli avevo già procurato abbastanza problemi quella sera.
-O mi dici dove abiti, o giuro che ti riporto indietro-, lo scrutai e mi venne da ridere, quando un ghigno comparì sul suo volto,-Vuoi ancora avere un dibattito con il signor Richardson per caso?-.
-Oh, ma certo che sì! Voglio combattere contro la borghesia, visto che sono una povera ragazza del ceto basso della società...-, scoppiammo entrambi a ridere. Durante il tragitto gli indicai la direzione per arrivare a casa mia, e nel frattempo prendevamo in giro suo padre.
Non avevo mai riso così tanto in vita mia! Entrambi alla fine del viaggio avevamo le lacrime agli occhi.
-Quindi è qui che abiti?-, mi domandò, osservando la mia catapecchia e il giardino terribile.
-Ormai...-, risposi quasi imbarazzata da quel posto. Doveva sembrargli più accogliente una casa fatta di carta da gabinetto, rispetto alla mia.
-Qual è la tua camera?-, scrutò le due finestre di media grandezza, che stavano ai lati della porta d'ingresso.
-Da qui non si vede. La finestra alla nostra sinistra appartiene al salotto, mentre quella a destra alla cucina-.
-Ah, ok-, rispose, e mi girai a fissarlo.
Sorrideva lievemente, cercando di sistemare un ciuffo ribelle che gli ricadeva sulla fronte.
-Come facciamo ora a continuare il nostro progetto? Non penso che tuo padre voglia vedermi ancora mettere piede a casa tua-, lo vidi guardare dietro la mia schiena, verso la mia dimora disastrosa.
-Che ne dici se spostiamo tutte le cose a casa tua?-, mi propose, tornando a riconcentrarsi su di me.
-Ma...non saprei...te la senti?-, davvero voleva venire a casa mia? E prima di tutto; era consapevole che passare attraverso alle varie porte della mia abitazione per lui sarebbe stato un problema, visto la sua altezza? E mio padre? E la sporcizia e il lurido che vi regnava non gli avrebbero causato qualche malanno o infarto?
-Piantala di essere negativa. So che stai diventando paranoica, ti si legge in faccia. Non preoccuparti, mica è posseduta da spiriti o mostri! Sopravvivrò.-
-Come vuoi. Io ti avevo avvertito!-, buttò la testa all'indietro e scoppiò a ridere.
-Ora è meglio che vado, prima che torni a casa mio padre-, un muscolo della mascella di Austin ebbe un guizzo e nei suoi occhi lessi preoccupazione.
STAI LEGGENDO
FASHION OF HIS LOVE
Teen FictionIn una piccola cittadina nel Massachusetts,vive Zahra Mason, una ragazza creativa e ribelle, con una condizione familiare al quanto pessima. A scuola è temuta da tutti, a causa del suo caratteraccio e per questo motivo è diventata una ragazza solita...