AUSTIN
Le passai le dita fra i capelli tutti in disordine e contemplai i suoi occhi rilassati, che mi osservavano felici. Era bellissima Zahra e riusciva sempre a farmi perdere la ragione. Bastava una sua sola parola, un suo comando, e io subito l'accontentavo. Era impossibile dirle di no!
Se mi avesse detto di correre nudo in mezzo ai corridoi penso che l'avrei fatto, anche se sarebbe stato il mio peggior incubo. Davvero, era inconcepibile quello che riusciva a farmi.
-A cosa stai pensando?-, la sentii chiedere e sorrisi timidamente.
-Niente di che...solo a quanto riesci a condizionarmi-, buttò la testa all'indietro e scoppiò in un fragorosa risata.
-Non è colpa mia, sei tu che sei una mammoletta!-, le feci il broncio, fingendo di essere offeso dal suo commento. Sempre a cavalcioni su di me, mi gettò le braccia al collo e mi guardò tutta euforica,-Quanto sei carino quando metti il broncio-, le sue labbra sfiorarono teneramente le mie, e poi si rialzò, raccogliendo le sue mutandine che erano finite acconto alle mie gambe distese.
Infine sistemandosi la gonna con le mani, mi lanciò un'occhiata perplessa,-Per il nostro lavoro manca davvero poco, Austin. Se non possiamo né stare da te né stare da me, dove diamine andiamo?-.
-Come non posso stare da te? Qual è il problema?-, domandai incuriosito. Non mi aveva rivelato niente al riguardo, quindi ero abbastanza stupito da ciò che aveva appena detto. Forse aveva paura di subire altre botte dal padre, se scoprisse la nostra relazione?
I suoi occhi scapparono dai miei, e la vidi in difficoltà,-Bè...mio padre sa che frequento qualcuno, ovvero te. Quel pezzo di merda del nostro vicino di casa gli ha raccontato di aver visto una Mercedes davanti a casa mia...e quindi ora pensa che me la faccio con la gente dell'alta società-, fece una risata aspra e giocherellò con una ciocca dei suoi capelli.
La mia mascella si serrò di colpo,-Cazzo!-, mi alzai frettolosamente in piedi e tirai un calcio alla ramina,-Quindi sono io la causa di tutti quei lividi!-.
La rabbia e il senso di colpa mi colpirono come uno schiaffo in piena faccia. Solo al pensiero di lui che le metteva le mani addosso mi faceva imbestialire. Come poteva un padre trattare così la propria figlia?!
Percepii le sue piccole mani toccarmi le spalle,-Ehi-, mi girai con i pugni serrati e la fissai con dolore,-Non è mica colpa tua! Guarda che se qualcuno deve essere incolpato di queste...-, indicò la sua faccia malmenata,-...è lui. Non sei stato tu a picchiarmi, anzi, tu mi stai facendo scordare tutte queste crudeltà. Tu mi fai stare bene, lo capisci? Quindi non farti problemi-, mi passai una mano sul viso, cercando di placare quell'ira che mi stava divorando dentro, poi mi avvicinai a lei, e la strinsi più forte che potevo al mio petto.
Nessuno le avrebbe fatto più del male. Chiunque avesse osato sfiorarla anche solo con un fiore, se la sarebbe vista con me.
-Verrò in bicicletta allora! O forse in bus...-, la sentii ridacchiare contro il mio torace e alzai un sopracciglio.
-Lo sai quanto cavolo dista casa mia dalla tua villetta? Ci metteresti almeno un'ora ad arrivare in bici!-, le accarezzai la schiena e mi unii alla sua risata.
-Non mettermi in dubbio. Quando voglio qualcosa, faccio di tutto per ottenerlo!-.
-
-Ti vedo pensierosa...-, dissi, scrutando il viso di Genevieve. I capelli neri raccolti in una coda di cavallo, facevano notare maggiormente l'espressione della mia amica. Mi trovavo con lei fra i negozietti della città, in cerca di qualcosa di nuovo da comprare. Ormai eravamo diventati buoni, anzi, ottimi amici! Ammetto che molto spesso era bizzarra, e qualcosa in lei non mi era ben chiaro, ma sapevo con certezza che potevo fidarmi.
Quel giorno, le avevo proposto di accompagnarmi a fare un paio di acquisti. Gen aveva subito accettato, con un entusiasmo che mi aveva fatto arrossire. Anche lei sembrava intendersene molto di vestiti.
Avevo bisogno di nuovi indumenti alla moda; volevo lasciare Zahra senza fiato. In serata sarei andato da lei per l'ultima prova vestiti, perché ormai mancava solo una settimana all'evento.
Mi aveva invitato a dormire da lei quel sabato sera, siccome il padre si trovava fuori città a causa di una costruzione di una nuova palazzina. Quindi lui avrebbe pernottato da un'altra parte e io avrei potuto sgattaiolare fra le braccia della figlia.
Dall'ultimo scontro con il padre, non era più successo niente. Eravamo riusciti a mantenere il nostro appostamento da lei, anche se mi era costato una fortuna pagarmi tutti quei taxi.
-Stavo pensando a voi due-, confessò la mia amica, sfoderando un piccolo sorriso divertito,-Assurdo come il vostro rapporto sia cambiato drasticamente. Ora siete tutti smielosi e appiccicati come sanguisughe. Dimmi la verità, cosa avete combinato?-, un suo sopracciglio nero si alzò, e sentii le guance diventare fiamme roventi. Certo che il suo lato curioso non l'abbandonava mai!
-C-combinato? C-che cosa intendi?-, balbettai come un povero deficiente, mentre entravamo in un grande negozio. C'erano tantissimi abiti dai colori sgargianti e stampe di tutti i generi. Feci finta di concentrarmi su una T-Shirt, posta su uno scaffale, pur di non fare notare il mio palese imbarazzo a Gen.
-Su dillo! L'avete fatto?-, la sua risata sovrastò la musica del negozio talmente era forte, e qualche individuo si girò addirittura verso di noi a fissarci.
Mi paralizzai e sentii tutto il mio corpo irrigidirsi,-Eh?!-, fu l'unica cosa che riuscii a dire.
Percepii una sua mano poggiarsi sul mio avambraccio,-Sesso intendo! L'avete fatto, giusto?-, mi voltai scandalizzato. Come poteva essere tanto diretta, su una cosa tanto intima?
-Suvvia, non fare quella faccia da pesce lesso! È chiaro come il sole, che siete andati a letto...quando sono vicino a voi, vedo gli sguardi che vi lanciate. Vi mangiate letteralmente con gli occhi!-, mi passai velocemente una mano fra i capelli e cercai di calmarmi.
-Perché ti interessa tanto saperlo, Gen!-, borbottai, mentre lei mi metteva in mano alcuni abiti.
-Perché sono curiosa e la cosa mi diverte!-, mi stritolò una guancia, prima di mettersi di nuovo alla ricerca fra gli scaffali.
-Non sono tenuto a dirtelo-, sentenziai alla fine, ricevendo un'occhiata colma di ilarità.
-Dì la verità, era la prima volta!-, un ragazzo, che con mia sfortuna aveva sentito una parte del discorso, mi guardò stupito. Cercai di non farci caso e spinsi in là Gen, affinché potessimo allontanarci dal nostro spettatore non gradito.
-Smettila di fare domande imbarazzanti!-, bisbigliai, guardandomi le spalle.
Con mio stupore mi prese il viso tra le mani e me lo scosse, come si faceva con i bambini piccoli,-Allora com'è stato? Ti è piaciuto?-.
Le tenni ferme le mani e la guardai torvo,-Genevieve, santo Dio! Vuoi darci un taglio? Non sono affari tuoi!-, scoppiai scocciato.
-Ok, ok! Stai calmo!-, non appena scostò le mani dal mio viso, potei ricominciare a sbirciare fra la fila d'indumenti. Mi lasciai sfuggire un sospiro di sollievo, quando riuscii a farla tacere.
-Com'è Zahra senza vestiti?-
Mi girai di scatto verso la sua voce,-Cos...?!-, la vidi correre via, mentre rideva come una pazza.
Diamine, era meglio fare shopping con Lydia, piuttosto che con quella pazza di Gen.
Ormai ero certo che ero una calamita per le persone fuori dal comune.
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FASHION OF HIS LOVE
Teen FictionIn una piccola cittadina nel Massachusetts,vive Zahra Mason, una ragazza creativa e ribelle, con una condizione familiare al quanto pessima. A scuola è temuta da tutti, a causa del suo caratteraccio e per questo motivo è diventata una ragazza solita...