Capitolo 33

1.5K 79 9
                                    

ZAHRA

Dopo aver cercato diversi scatoloni nello sgabuzzino (che oltretutto era quasi più grande della mia stanza) di Austin, li caricammo sulla sua bella mercedes e ci dirigemmo alla velocità della luce verso la mia vecchia baracca.

-Non immaginavo che vivessi in questo quartiere, Zahra-, disse piano Gen, seduta sui sedili posteriori della macchina.

-Dove m'immaginavi?-, scoppiai a ridere, vedendo attraverso lo specchietto, la sua espressione disgustata, mentre osservava dal finestrino un uomo, dall'aspetto pietoso e lurido, che ubriaco se ne stava steso in mezzo al prato.

-Di certo non in un posto, dove invece del giornale della mattina trovi un ubriacone mezzo morto...-, Austin, intento a guidare lungo la strada rovinata, sentendo quel commento iniziò a ridacchiare. M'incantai per un attimo a fissare il suo viso, ma distolsi subito lo sguardo e tornai a concentrarmi su quel terribile quartiere.

Dopo qualche minuto, accostammo la macchina fuori dalla mia casa. Fui lieta di scoprire che l'auto di mio padre non c'era. Era andato sicuramente a lavoro, quindi avevamo il via libera.

Uscimmo dall'auto e ci portammo dietro gli scatoloni. Austin ne prese molti di più e dovetti lottare per non farmi strappare i miei dalle mani. Il solito cavaliere!

-Dici che è in casa?-, domandò Gen, scrutando all'interno delle finestre dai vetri sporchi.

-No, non c'è la sua macchina-, risposi, appoggiando gli scatoloni di fronte all'entrata.

-E la jeep di chi è allora?-, indicò con il pollice dietro alle sue spalle,-Non mi sembra messa molto bene la sua carrozzeria. Scusa se sono così diretta, ma la guidava quando era ubriaco per caso?-.

La guardai accigliata, senza capire che cosa volesse dire con quelle parole. Fu in quel momento, quando spostai l'attenzione sulla mia amata macchina, che mi accorsi a cosa si riferisse.

Gemetti e sentii di colpo le gambe molli; Austin si accorse del mio cedimento e, lanciando a terra gli scatoloni, mi sorresse e mi strinse a lui.

Gen era ancora più confusa di prima e mi guardava agitata,-Cosa ho detto di male? Oh Dio, scusami, cara!-.

-Tranquilla, Gen, non è colpa tua...-, rispose Austin al mio posto,-l'auto è di Zahra-.

Mi allontanai dalla presa di Austin e mi avvicinai alla mia jeep rossa. Il vetro sul davanti era in frantumi, i lati dell'auto erano tutti rovinati, come se qualcuno l'avesse fatta scontrare ripetutamente contro un palo e la parte anteriore era tutta sfasciata, persino i fanali erano rotti.

Girai intorno alla mia povera jeep e cominciai a piangere. Ci avevo messo una vita a pagarmela, avevo lavorato come una pazza per riuscire a guadagnarmi quei soldi. Quante ore avevo passato a sgobbare, per riuscire ad arrivare alla cifra giusta, per portarmi quella vecchia jeep a casa.

Tutto il mio impegno era andato a farsi benedire per colpa di quel bastardo di mio padre! Era sicuramente stato lui a ridurla in quello stato. Ne ero certa!

Genevieve e Austin mi corsero incontro, angosciati. Il mio ragazzo mi strinse fra le sue braccia e Gen mi accarezzò dolcemente la schiena.

-È stato lui, quel maledetto...-, i singhiozzi non cessavano di uscire dalla mia bocca. Come aveva osato farmi anche questa ennesima cattiveria?! Non gli bastava picchiare me?! Ora doveva anche prendersela con la mia macchina?!

-Zahra, alla macchina ci penseremo dopo. Ora abbiamo ben altro da fare. So che è difficile, ma dobbiamo sbrigarci-, le labbra di Austin sfiorarono la mia fronte, prima che sciolse l'abbraccio.

FASHION OF HIS LOVEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora