Dolce Martina
Sono passati due mesi da quel giorno, due mesi dal giorno in cui sei scomparsa, dal giorno in cui quel maledetto incidente ti ha portata via.
Mi manchi tantissimo, ti penso ogni sera e ogni mattina, vorrei tanto averti ancora accanto, potermi confidare con te come facevo un tempo quando ci sedevamo davanti al camino, in inverno, per raccontarci i nostri piccoli segreti.
Non riesco a non scoppiare in lacrime immaginando la mia prossima estate senza i nostri tuffi in piscina e il nostro bisbigliare sdraiate sui materassini...
Niente di tutto ciò è però possibile. Ti hanno trascinata via da me, la vita ti ha abbandonata, e qualcosa ha abbandonato anche me. Tu eri mia cugina, ma eri anche il mio riferimento in questo mondo che sta cambiando e diventa sempre più incomprensibile. Tu eri la mia guida; senza di te mi sento persa.
Le prime settimane sono state le più difficili, le più dolorose... Sono state a dir poco tremende. Ogni dettaglio di questa casa mi ricorda te: i libri che leggevamo insieme, lo specchio davanti al quale ti pettinavi, la vecchia poltrona in soffitta dove ti sedevi quando volevi un po' di privacy.
Al tuo funerale non sono riuscita nemmeno a piangere, non mi sembrava vero quello che era successo, ho creduto piuttosto che stavo assistendo alla messa in scena di uno scherzo orribile. Le lacrime sono arrivate dopo, con la consapevolezza che non saresti mai più ricomparsa, e sono state le mie compagne per tutti i giorni a venire.
Riguardo la tua foto, quella che ho appeso sopra al letto, quella che hanno scattato alla mia cresima: i tuoi capelli biondi sono scomposti e trascinati ovunque dal vento, eppure tu sorridi, con gli occhi e con le labbra, hai un sorriso meraviglioso, mi tieni una mano sulla spalla e mi stringi a te, dandomi sicurezza.
Come quando mi hai accompagnata fino all'altare, per ricevere la benedizione, e io stavo per cadere, inciampando nei miei stessi piedi a causa di quelle stupide ballerine color glicine, quelle ballerine troppo grandi, e tu mi ha prontamente afferrata, risparmiandomi una brutta figura, poi hai fatto finta di niente, come se non fosse successo nulla. Eppure io ti sono grata ancora oggi. Grazie mille per avermi sostenuta, sempre.
Ti ricordi quel ciondolo che ti piaceva tanto? Quello che abbiamo visto insieme alla Corte? Oddio, quanto tempo abbiamo passato in quel centro commerciale, girando a vuoto, cercando i migliori regali di Natale per tutti.
Te lo volevo comprare io, ho risparmiato tutto il possibile e, con un piccolo prestito di mamma, ero riuscita a raccogliere la somma. Ecco dov'ero mentre tu morivi. Volevo renderti felice. Volevo prenderti quella meravigliosa collana... Gli zaffiri erano stupendi, mi ricordavano il blu intenso dei tuoi occhi. Ho sempre amato i tuoi occhi: blu come il mare, profondi come la notte... Non vedevo l'ora di renderti felice, di osservare la tua espressione mentre scartavi il pacco, il giorno di Natale. Invece no. Non è andata così, quel pazzo ubriaco ti è venuto addosso.
Senza di te è tutto diverso. Certo, le mie azioni sono sempre le stesse, ma l'atmosfera della giornata è completamente cambiata. Mi alzo, vado a scuola, studio, corro agli allenamenti... Qualche volta esco ma... manca qualcosa. Non sei mai stata il mio solo punto di riferimento, anche Giulia, Matteo, Silvia, Luna sono importanti, hanno il loro peso. Però loro non sono te. Non hanno la tua esperienza, la tua audacia, il tuo coraggio, la tua fermezza, la tua immensa forza di volontà.
Ho ridotto le uscite al minimo indispensabile, non mi sembra giusto far finta di nulla, vivere felice la mia vita, divertirmi per le cazzate di tutti giorni, sapendo che tu non hai più questa possibilità. La vita è una grande bastarda.
Leggere. Questa è l'attività che più di tutte mi soddisfa: rifugiarmi in un magico mondo di fate, streghe, vampiri, lupi mannari. Un mondo in cui tutto si risolve, in cui esiste il lieto fine, in cui l'amore vince sempre. Ho scoperto tantissime storie grazie a Cristina. Sai che lei è diventata la mia compagna di banco? Ed è simpaticissima. Sì, proprio di quella Cristina sto parlando, quella ragazza magrissima con i capelli da strega, quella che non parla quasi mai, ma che quando dice qualcosa ha sempre ragione. Adesso si siede vicino a me, è perfetta, simile a me in tutto e per tutto. Ama leggere, dovresti vedere quanti libri ha in casa, tonnellate, scaffali pieni, in inglese anche... E non è silenziosa, anzi, ride peggio di una iena, spesso quasi si strozza dal ridere. Mi ha consigliato Shadowhunters. Una meraviglia. La protagonista del libro è una ragazza umana che scopre di discendere da una famiglia di cacciatori di demoni. Ha un ragazzo, Jace, che è la fine del mondo, come quelli che piacciono a me: affascinante, misterioso, un po' stronzo, ma che in fondo è buonissimo.
Praticamente nessuno si è accorto del cambiamento che è avvenuto dentro di me. A scuola i miei voti sono sempre i migliori. Agli allenamenti sono un po' meno concentrata, ma capita a tutti di essere stanchi. Con gli altri rido meno, sono più riservata, ma nessuno ci fa caso. È strano quanto le persone che ti stanno intorno possano essere cieche. Io sto gridando a pieni polmoni dentro di me, eppure nessuno mi sente. Nessuno afferra il mio dolore. È come se fossi spezzata. Non so perché. Ho paura, ogni singolo momento della giornata ho paura che succeda qualcosa di brutto a qualcuno che amo o a me. Ho paura di non riuscire, di sbagliare... Ho paura di avere paura. Mi sento in colpa. Perché io sono ancora viva e tu no? Perché Dio ha voluto così? Può essere davvero questa la decisione di Dio? Uccidere una ventenne con ancora tutta la vita davanti? Perché? Perché te? E se dovesse accadere qualcosa anche a Giulia o a Matteo? Come potrei anche perdere i miei migliori amici? Ok, forse non tutti sono ciechi: Teo e Giu si sono accorti di tutto, purtroppo però sono impotenti. Ci hanno provato, ci stanno provando, e in parte mi hanno anche aiutata. Più volte sono magicamente comparsi davanti al mio letto la domenica mattina, con un vassoio di pasticcini o con le brioches; più volte hanno passato intere giornate in camera con me... Fermi, in silenzio, mi guardavano leggere; più volte Giulia ha dormito qui, nel mio letto, pronta ad abbracciarmi quando mi svegliavo gridando.
Oddio, i sogni... Ti sogno spesso. Incubi. Urlo di notte. Piango. Fa male. Comunque è rimasto qualcos'altro che mi dà gioia, qualcosa di piccolo: scrivere. Un foglio sul tavolo, una penna alla mano e un flusso ininterrotto di pensieri. Sentimenti. Idee. Paure. Speranze. Ricordi.
A volte mi aiuta a trovare il coraggio per andare avanti. Proprio per questo ho deciso di scrivere un diario e di comunicare con te grazie a questo magico portale che trasporta le idee attraverso le dimensioni.
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Teen FictionGiorgia è una sedicenne della provincia di Milano, scrive a Martina, la cugina morta pochi mesi prima in un incidente d'auto. Martina diventa così "un diario", un'amica invisibile che accoglie tutte le confessioni e gli sfoghi di Giorgia. La prima l...