23 marzo 2014, 21:10

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Dolce Martina

Marta ha litigato con le sue compagne di classe. Lei è ancora una bambina, è ingenua... loro sono stronze. Lei vuol loro bene, loro la criticano per tutto. Sono invidiose, perché lei è bella, è intelligente, è brava in tutto. E quelle sono solo delle galline strozzate. Anche le sue compagne di squadra. Sai che le ha detto oggi Laura?
«Marta, tu sei bella, ma perché ti fai brutta?»
Io la prendo a calci in culo, la strozzo! Lei è bassa, bruttina, con gli occhi a palla e il naso storto. Se le dice ancora una frase del genere, io vado a Bergamo e la ribalto, lei, bimbetta strafottente e piena di soldi. Le sue compagne di classe passano le giornate spettegolando, insultandosi, e facendo le gatte morte con i ragazzi. Ragazzi è un eufemismo: sono bambini di dodici anni, alti un metro e mezzo (quando è tanto) e che ancora giocano con le carte dei Pokemon. Io non mi comportavo così, vero?

Oggi Riccardo è venuto a Nocchio senza Dimitru. Per la prima volta eravamo solo io e lui. Non sapevo come comportarmi, non sapevo se ignorare quanto accaduto l'altra sera alla Corte, o fingere che quello di oggi fosse l'immediato seguito. In pratica il dilemma era questo: amica o ragazza?
La mia paura maggiore era che si sarebbe creato un'incredibile imbarazzo, un silenzio enorme tra noi, che non ci sarebbe stata più la magia dell'ultima volta. Fortunatamente ha risolto tutto lui, con quel suo modo di fare stupido: è sceso dall'autobus e mi è venuto incontro, con la sua solita andatura, mi ha salutata e mi ha dato un bacio sulla guancia... Sono rimasta un attimo indecisa sul da farsi, ma lui ha prontamente iniziato a raccontarmi la sua giornata. Abbiamo passeggiato fianco a fianco, senza sfiorarci. Abbiamo parlato di un mucchio di cose e mi sono divertita tantissimo. Riccardo proprio non conosce il significato della parola imbarazzo, è disinvolto, allegro e riesce a mettermi perfettamente a mio agio.

Indossava la giacca nera... Dio quanto mi piace quella giacca!

Il tempo è volato e ben presto si sono fatte le sette: mi ha riaccompagnata a casa da vero cavaliere e abbiamo deciso di rivederci domani.

Ah, quasi dimenticavo: abbiamo anche fatto un'interessante discussione su come commettere un omicidio utilizzando il mio magnifico ombrello rosa confetto. Con mio intendo che l'ho fregato a Marta. Spero che non se ne accorga.

Per oggi nessun vero bacio, solo un paio sulla guancia e tanti abbracci: adoro abbracciarlo, è così alto... Dà un senso di sicurezza, di protezione.
Sono troppo presa, vero? In poco tempo mi sto affezionando a lui... Come potrei mai lasciarlo in futuro? Sì, perché la mia idea originale era una storiella veloce, qualcosa di passeggero, ma Riccardo è così... Boh... Così Riccardo.

A casa mamma era sorpresa di vedermi solare.
«È andata bene?» ha chiesto fissandomi.
Il mio sorriso infinito è stato esaustivo. Non riesco a smettere, scusa, è da quando ho salutato Rubio che sorrido... anche ora mentre ti scrivo. Mamma mi ha abbracciata ed era felice anche lei, felice perché io sono felice, felice dopo mesi di lacrime. Riccardo è arrivato davvero al momento giusto.

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