Dolce Martina
Madonna! Che rottura di palle quella ragazza. Martina, mi sto incazzando di nuovo scrivendoti. Appena sono arrivata in classe stamattina, Cristina mi ha salutata e mi ha sussurrato: «Dobbiamo parlare, è importante».
Mi ha fatto prendere un colpo, porca miseria. Mi stavo preoccupando. Il problema invece era futile; ieri sul gruppo di Whatsapp della classe c'è stata una piccola discussione per il fatto che secondo alcune nostre compagne io e Crii le ignoriamo e siamo un po' stronze nei loro confronti. Quelle persone sono ragazze come Matilda. Buon Dio! Quante sberle che le darei. Passa le ore chiacchierando, intervenendo nei momenti meno opportuni con frasi insensate, cercando di fare la brillante, con il risultato di sembrare ancora più scema. Una gallina, ecco cos'è. E quanto se la tira, neanche fosse la regina d'Inghilterra. Mi guarda con indifferenza, come se io non valessi niente. Non dovrei ridere quanto lei spara cazzate? Ma in che mondo viviamo? E come tratta il prof Fabiani, quello di italiano: Dio, è vergognoso. Ok, lui è un po' permissivo, troppo perso nel suo mondo, vive tra le nuvole, però resta pur sempre un adulto, un professore. Rispetto. Ci vuole un minimo di rispetto. Non puoi parlargli come se fosse un cane che disobbedisce ai tuoi ordini. Trattalo bene! Ok, lui mangia in classe, è un po' stordito, perde tempo ogni volta, non sa esercitare un minimo di autorità... ma rispetto. Scusa se sto usando termini poco fini, ma mi fa imbestialire vedere la faccia di quel pover uomo che viene preso per il culo e che quasi nemmeno se ne rende conto.
Tornando al problema di ieri, stavamo cercando dei volontari per essere interrogati in latino, ma nessuno si è offerto. Nessuno ha mai studiato niente dall'ultima verifica, e tra due giorni il prof Seneca vuole interrogare. Io ho studiato sempre tutto, non sarebbe un problema per me essere interrogata. Per Crii nemmeno, ci metterebbe un pomeriggio a imparare quello che non sa, e lo stesso vale per qualcun altro. Io, tuttavia, voglio far vivere loro qualche giorno in ansia, sul filo del rasoio, nel terrore puro di prendere due. Se lo meriterebbero.
«Dai, fatevi interrogare voi che siete brave!»
Noi che siamo brave? Ma sai cosa vuol dire essere brava?! Ti devi impegnare, non è che le pagine si studiano da sole... Ti devi mettere lì, seduta, in casa, aprire il libro e sforzarti. Se lo fai, diventi brava. Non nasci genio. Anche perché io non sono un genio, semplicemente so cosa vuol dire far fatica. Per quanto riguarda lo studio, per lo meno.
«E dai! Dimostrate un po' di affetto per noi, siamo le vostre compagne!» Due calci in culo ti bastano, Matilda? Affetto? Per te? Sei nella mia stessa classe, non sei mia sorella. Alla fine, magari, se mi va, mi farò anche interrogare, però le farò sudare freddo prima di offrirmi.
Crii sta leggendo un libro enorme di un tizio giapponese, che assomiglia a Hunger Games, di cui però non ricordo il nome. Te lo scrivo domani. Io ho appena finito Hunger Games: il Canto della Rivolta, il terzo: una delusione pazzesca. Lento, noioso, sciocco, perfino senza senso.
Niente amore, niente amicizia, solo pazzia per tre quarti del libro e poi nell'ultimo quarto scoppia il finimondo: muoiono tutti, uccisioni a raffica, nessun lieto fine, disperazione, ma a vuoto! Che schifo.
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Teen FictionGiorgia è una sedicenne della provincia di Milano, scrive a Martina, la cugina morta pochi mesi prima in un incidente d'auto. Martina diventa così "un diario", un'amica invisibile che accoglie tutte le confessioni e gli sfoghi di Giorgia. La prima l...