17 febbraio 2014, 17:20

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Dolce Martina

Qui c'è il temporale. Sì, è febbraio e grandina. Ha iniziato un'oretta fa, pioggia leggera, più forte, fortissima, acquazzone... e ora grandina. Tum tum, tic tic, tac tac. Sul tetto, tra le tegole, gocce e chicchi. Leggeri e pesanti. Amo i temporali, amo guardarli alla finestra quando è estate, soffia il vento, si piegano le piante, si allagano i campi; amo ascoltarli al buio, con gli occhi chiusi, sdraiata nel letto, immaginando quella tempesta. Lo scroscio dell'acqua è una meravigliosa, caotica ninnananna. In inverno però è davvero strano questo tempo, è un inaspettato dono per me, per questa serata altrimenti opaca. Sento i tuoni, vedo i lampi, e lì da qualche parte c'è un fulmine. Vorticano le foglie. È stupendo anche in autunno, quando i prati sono coperti di foglie rosse, gialle, marroni, a macchie, striate, e il vento le solleva, girano su se stesse e sembrano animate da uno spirito magico. Quando ero piccola fingevo di avere il potere di controllare il vento, di muovere i rami degli alberi, di sollevare i sassi. Quando ero una bambina temevo il temporale, la sua furia, credevo che mi avrebbe rapita: mi chiudevo in camera con Fede, il mio vicino di casa, e costruivamo una capanna di coperte, con i peluches, le sedie, i cuscini, bevevamo il tè e fingevamo che il mondo fuori non esistesse. Adesso niente capanne, adesso aspetto con ansia la tempesta. La amo. Marta ha ancora paura: si tappa le orecchie e canticchia.


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