XV

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Frollo si passò la lingua sulle labbra, scostandosi dalla porta e aprendo un braccio in un ampio gesto che potesse indicare l'intera minuscola stanza.

- Nessuno. -

Disse con la calma serafica di chi non ha niente da nascondere, con la stessa calma con cui Giuda aveva baciato il Cristo. Tuttavia lui non stava tradendo nessuno, almeno, non tradiva chi più gli stava a cuore.

- Maestro, ho voluto controllare di persona. -

L' anziano entrò nella celletta, con la fatica di un uomo piegato dagli anni, ma di certo non dal lavoro. L'arcidiacono faticava sempre a decidere come rivolgersi a lui e quella volta optò per i suoi veri titoli, dal momento che non era lì in qualità di adepto.

- Sire, non avreste dovuto scomodarvi. Mi conoscete dopotutto, sapete che non oserei disobbedire agli ordini che arrivano direttamente da voi. -

Fece segno all'altro di accomodarsi sulla sedia, e così l'anziano accettò. Per il curato era stata una sorpresa trovare ad aspettarlo nella cattedrale proprio il re, colui che aveva deciso di rivolgersi a lui per essere istruito su materie come l'alchimia, ma oramai era qualche tempo che non lo vedeva più. Aveva creduto, in un primo momento, fosse tornato per mandare avanti quel ciclo di lezioni, invece il sovrano si era presentato con una semplice e chiarissima domanda: " sapete qualcosa della gitana? ". Quelle poche parole avevano gelato il sangue nelle vene dell'uomo di Dio, il quale era riuscito, a stento, a mantenere la calma e la lucidità necessarie.
Luigi sedette, poggiando il mento su una mano, mentre si guardava attorno. Effettivamente la stanza era uguale a quando vi era stato tempo prima, non notava cambiamenti, anche se alcuni c'erano stati, ma per lui sarebbe stato impossibile notarlo. Solo Claude Frollo poteva elencare con maniacale esattezza cosa non andasse lì dentro, a partire dal quaderno mancante in uno dei suoi cassetti. E, per il momento, non vi aveva assolutamente accennato, poiché nemmeno il re lo aveva fatto e non si era presentato con una guarnigione di soldati per portarlo via.

- Eppure, maestro, - egli continuava a chiamare così l'arcidiacono, nonostante la differenza di grado che intercorreva tra loro - un soldato è venuto da me un paio di giorni fa, asserendo di aver rinvenuto un oggetto, proprio qui, nel quale aveva trovato scritto della vostra relazione con la zingara, di questo... Affetto che provate per lei. -

Il sovrano si grattò una tempia, guardandosi distrattamente attorno, per poi fissare lo sguardo sul prete, scrutandolo da sotto un paio di sopracciglia folte e canute. Con quegli occhi appannati dall'età pareva voler scandagliare l'animo del prete, il quale aveva cominciato a sudare freddo, nonostante la sua corazza di austerità lo proteggesse ancora da qualsiasi attacco. Tuttavia Luigi XI era famoso per il suo sesto senso, per la diffidenza con cui trattava tutti e per la facilità con cui capiva se qualcuno gli mentiva o no. Ed era proprio quello a far tremare il cuore dell'arcidiacono: la paura di essere scoperto, di poter tradire la Esmeralda e con lei Pierre e Quasimodo. Potevano benissimo portare via lui, sottoporlo a tutte le pene che avrebbero ritenute necessarie, ma non loro, che si erano macchiati di colpe che non gli appartenevano, che dovevano essere solamente sue.

- Vedete, - continuò - asseriva addirittura che voi aveste trascorso qualche tempo in questa cosiddetta Corte dei Miracoli. Anche se il miracolo sarebbe vedervi mischiato a quella razza, dom Claude. Così come troverei miracoloso che un uomo della vostra levatura morale possa cadere così in basso da invaghirsi di una strega d'Egitto. Ebbene, gli chiesi delle prove, ma non seppe darmele. Perse, ha detto. Ma come sovrano e vostro amico e allievo ho voluto accertarmene di persona. -

L'anziano sorrise, ma quell'espressione non tranquillizzò per niente il curato, dal momento che nulla nel re ispirava fiducia. Sarebbe stato sciocco, dopotutto, da parte del passero, fidarsi del serpente. Se Frollo avesse abbassato la guardia sarebbe sicuramente finito tra le fauci di quel rettile pronto ad ingoiarlo e con sé avrebbe trascinato coloro che amava.
Allora Frollo fece un cenno del capo, portandosi una mano sul petto, con la quale lisciò la veste, in un gesto calmo e misurato, che non tradì nemmeno per un attimo l'apprensione che il poveretto stava provando.

Si Vis Amari, AmaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora