Fiordaliso si portò le mani alla bocca, trattenendo a stento un gemito di sorpresa. La casa era in un uno stato pietoso. Il tavolo era ribaltato, così come le sedie e una pareva addirittura rotta; c'erano cocci di vetro, cassetti aperti, un suo ricamo gettato a terra, sgualcito, strappato, impossibile da recuperare; il vaso contenente i fiori che si era preoccupata di raccogliere e sistemare era crepato e sotto di esso si era riversata tutta l'acqua, insieme a petali di ogni colore. Non sapeva cosa pensare, cosa dire, non si aspettava nemmeno di vedere Phoebus seduto su un piccolo sgabello, con il viso affondato nelle mani. Le nocche erano sbucciate, c'erano segni di morsi sulle dita e sui polsi. Gli occhi della ragazza si posarono sull'uomo, il quale sembrava fremere, ringhiare sommessamente come il cane fa quando viene infastidito. Emetteva un suono gutturale, profondo e minaccioso, tanto che ella esitò qualche secondo prima di avvicinarsi a lui.
- Amore mio, cosa è successo? -
In un primo momento le venne fatto di pensare a qualche ladro, che il suo amato si fosse battuto, addirittura, ma quando il capitano alzò gli occhi su di lei capì di non essersi mai sbagliata tanto.
Phoebus fissò la donna davanti a lui con un misto di ferocia e odio, alzandosi di scatto e torreggiando su di lei. La giovane si fece piccola, terrorizzata dal comportamento del compagno. Non era mai stato violento o crudele, ma quella sua razione le fece temere il peggio. Iniziò a tremare, la poveretta, gli occhi già umidi e la paura nel cuore. Il capitano alzò una mano ad ella serrò gli occhi, credendo l'avrebbe colpita.
Ma, nonostante tutto, nonostante la rabbia, egli non ne ebbe cuore. Avrebbe voluto, ma non ce la fece. Egli teneva fra le dita qualche rimasuglio bruciacchiato di pelle nera, che poi gettò a terra con stizza, inspirando a fondo aria dalle narici, come farebbe un toro che si prepara a caricare.- Come hai potuto? -
Sibilò, con una calma che fece scendere un brivido freddo lungo la schiena di Fiordaliso.
Non si conosce una persona fino a quando non la si vede in preda alla rabbia. Phoebus non si era mai adirato in quel modo, non era nella sua indole, ma le circostanze avevano voluto che le cose andassero così. Aveva tentato, in tutti i modi, di convincere re Luigi delle sue parole, ma era stato inutile. Non era possibile fare nulla senza prove concrete, non contro un membro della chiesa, non contro un uomo come Claude Frollo. E dopo una settimana passata a cercare il quaderno per tutta Parigi, setacciando quella fogna palmo a palmo, qualcosa suggerì al soldato di controllare casa propria. Vi passava così poco tempo che in un primo momento l'idea di poter trovare lì il quaderno non lo aveva nemmeno sfiorato. Ma, si sa, è nei momenti di maggior tensione che l'uomo sviluppa quel suo sesto senso che, tante volte, gli ha permesso di sopravvivere.
Un'idea, una scintilla si accese nel cervello di Phoebus, che si era aggirato per l'abitazione come un animale ferito. Non seppe perché, ma gli tornarono alla mente gli sguardi della moglie verso l'oggetto, la smorfia di disapprovazione quando glielo vedeva tra le mani, i suoi tentativi di distrarlo da esso.
Fu solo per fortuna, o per fatalità, che il soldato trovò quei franamenti bruciati tra la cenere. Destino volle che in quegli ultimi giorni non si fosse reso necessario accendere il camino, poiché le temperature sembravano essersi mitigate, così le poche ceneri raccoltesi non erano state pulite, non ne valeva la pena per così poco. Ma la soddisfazione durò poco, perché tutto ciò che aveva per dimostrare che lui diceva il vero era letteralmente andato in fumo. Una rabbia cieca si era impossessata di lui e per la frustrazione aveva colpito il muro, si era morso le dita per trovare sollievo, credendo che nel dolore si celasse la chiave per la calma, ma quando nemmeno quello bastò, si scagliò su tutto ciò che potesse rompere o rovesciare. Alla fine si era accasciato sull'unica cosa rimasta intonsa: un piccolissimo sgabello e lì era rimasto, mentre dentro la rabbia e lo sconforto si mescolavano, si confondevano e lo inebriavano, annebbiandogli i pensieri.
Come abbiamo detto Phoebus non era un uomo crudele, ciò che chiedeva dalla vita erano semplicemente i piaceri più terreni e lui riusciva ad ottenerli con il minimo sforzo, ma, in quanto soldato, in lui era stato impiantato il seme della bellicosità, della fama. Quel seme aveva cominciato a crescere, a mettere radici attorno alla sua anima. Vedete, non è da biasimare il poveretto, chi può dire di essere molto migliore. Questo bardo che vi narra di lui sa bene che, anche voi, almeno una volta nella vita, avete desiderato essere considerati più di qualcun altro, essere riconosciuti per i vostri meriti. Questo bardo sa anche che siete stati delusi più di una volta e che capirete il nostro capitano, così vittima del destino.
La ragazza rimase per lungo tempo in silenzio, scuotendo leggermente la testa, come a voler negare tutto ciò, come a voler scacciare un sogno.
STAI LEGGENDO
Si Vis Amari, Ama
RomanceQuello era amore o passione? La differenza dove stava? Forse nel desiderio della carne, ma, ne era certo, anche gli innamorati desiderano il corpo. Allora perché a lui tutto quello faceva così male? Egli si portò una mano al petto, stringendo la sto...