VI

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- Sono qui per conto del re. Sapete bene cosa sia successo e che è vostro dovere lasciarci passare. -
- In realtà io non credo che... -

Cercò di protestare il funzionario, lo stesso che aveva celebrato il matrimonio di Phoebus, ma questi lo scostò con un gesto secco, rischiando di farlo cadere. Il cavaliere si diresse velocemente verso le scale che lo avrebbero condotto ai piani superiori, ma ancora il monaco cercò di fermarlo.

- Dom Claude non ama si frughi tra le sue cose. È scomparso, sì, quindi non lo troverete là. Il campanaro non si farà vedere da voi e nemmeno potrebbe rispondervi, quindi cosa pensate di trovare, capitano? -
- Qualsiasi cosa. -

Ringhiò sommessamente. Qualsiasi cosa che gli fornisse un indizio su dove fosse finito il prete e dove la gitana. Che fossero fuggiti insieme per qualche motivo? No, era impossibile... Ma allora cosa poteva essere successo? L'attacco a Notre Dame era stato un gesto, chiaramente, voluto per liberare la zingara, ma il curato non li aveva seguiti e non era stato portato via con lei, dal momento che lo aveva incontrato di persona il giorno dopo. Non riusciva a capire, il soldato, come le cose potessero essere andate.
Quasimodo non lo fermò nella sua avanzata verso la cella del prete, egli era nascosto tra le sue campane, cercando sulla loro fredda pelle conforto per quella solitudine che provava. Gli avevano portato via la ragazza e poi il suo maestro, le due persone a cui tenesse di più. Si sentiva perso, smarrito, per questo raramente si era separato dalle sue amanti.
Phoebus esitò, prima di superare la porta che lo separava dal nascondiglio dell'arcidiacono, guardandosi attorno circospetto. Si aspettava di veder piombare dal cielo quella belva deforme, ma così non fu. Quindi si infilò nella stanzetta, in silenzio. Rimase immobile, osando solo voltare la testa per guardarsi attorno e scrutare tutte le scritte e le incisioni che riempivano i muri. Alcune di esse erano in un alfabeto che nemmeno conosceva, poche erano in francese, la maggior parte sembravano essere in latino. Per un attimo il coraggio lo abbandonò ed avvertì una scossa di paura in fondo al cuore. Gli sembrava che quelle scritte si ammassassero attorno lui per soffocarlo, per marchiarlo con qualche sorta di maledizione. Scosse la testa, muovendo, finalmente, un passo verso la scrivania, dove erano ammassati fogli, libri ed alambicchi. Allora cominciò a passare in rassegna qualsiasi cosa gli capitasse sotto le mani. Poco gli importava di rovinare qualche pagina, di spargere qua e là appunti, prima ordinatissimi. Anche in quel caso faticava a capire cosa fosse scritto sulla maggior parte di essi e quei pochi che comprendeva parlavano per lo più di erbe, conti o argomenti che, per il cavaliere, risultavano inutili.
Il ragazzo digrignò i denti, scrollando le spalle con stizza e facendo cadere un paio di boccette in vetro. Non se ne curò, ma il non sapere, l'essere lì e non trovare nulla lo mandava in bestia. Cominciò, allora, ad aprire i cassetti della scrivania, trarne fuori tutto ciò che trovava, stropicciando i fogli, gettandoli a terra, calpestandoli.

- Maledetto... -

Sibilò, proprio mentre tra le mani gli capitava un quadernetto dalla copertina in pelle, anonimo, senza titolo. Il capitano aggrottò le sopracciglia e lo aprì, sfogliandolo. Doveva essere un diario o, comunque, qualcosa su cui il prete teneva conto di ciò che più gli importava, perché sulle pagine erano annotate date e brevi frasi, altre volte pagine intere.
Sul volto del biondo si disegnò un'espressione di compiaciuta realizzazione. Aveva trovato, forse, quello che cercava. Lo infilò sotto il mantello, in una bisaccia, così da poterlo portare via senza problemi, poi decise di dare un'occhiata anche al resto della stanza.
Come si era aspettato, non trovò nulla di interessante, poiché tutti gli averi del curato sembravano essere raccolti attorno a quella scrivania. Poteva dirsi soddisfatto, parzialmente. Non si preoccupò di sistemare, non gli importava. Uscì semplicemente dalla stanza, con un largo sorriso sul volto. Aveva la chiave della vita dell'arcidiacono in mano e con quella avrebbe potuto capire cosa avesse tanto da nascondere, perché avesse protetto la zingara, perché fosse scomparso, magari.
Ignorò completamente l'ecclesiastico che, vedendolo, si avvicinò nuovamente. Phoebus uscì dalla cattedrale senza dire una parola, mentre l'altro cercava di attirare la sua attenzione. Nonostante avesse trovato quello che cercava, la sensazione opprimente provata dentro quella cella continuava a persistere in lui. Sentiva le mani fredde, ma aveva la fronte sudata. Non si rendeva conto di come delle semplici scritte avessero potuto scuoterlo tanto.
All'aria aperta prese un profondo respiro, tornando verso la propria abitazione. Non voleva rendere partecipi i propri compagni delle scoperte fatte, perché se avesse trovato degli indizi importanti, allora avrebbe voluto averne il merito esclusivo. Eppure il pensiero di tornare dalla moglie lo tormentava. Lei sapeva essere dolce e sensuale al tempo stesso, ma la vita matrimoniale non andava bene per lui. Odiava dover essere fedele ad una sola donna, nonostante Fiordaliso fosse una donna stupenda, ma, soprattutto, ricca. L'aveva fatta sua e, saziata la fame, aveva desiderato provare qualche altro frutto, ma non poteva, non avrebbe mai più potuto.
Si sentiva come quando, da bambino, la madre lo portava a prendere un dolce, ma, una volta dato il primo morso, se ne stancava e desiderava provarne uno nuovo. Phoebus era sempre stato così, sempre stato voglioso di libertà e quel matrimonio non era altro che un guinzaglio per lui, seppure si trattasse di un'unione piuttosto favorevole. Ma, conoscendosi, non si sarebbe fatto fermare da una fede.
Appena entrato, la bionda ragazza gli si fece incontro, sorridendo deliziosamente. Il cavaliere dovette ricambiare, anche se fremeva per potersi ritirare al piano di sopra e cominciare a leggere quello strano diario. Ma la donna sembrava decisa a non lasciarlo andare, tanto che gli passò le braccia attorno al collo, sfiorandogli le labbra con le proprie.

Si Vis Amari, AmaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora