28.

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Prima di entrare, Harry bussa alla porta. È un tocco leggero, quasi impercettibile, ma c'è. Tanto basta a riportare Zayn con i piedi per terra, al presente. Allontana il sonno e lo rende vigile come mai prima.
Louis gli sta dormendo sul petto, il capo poggiato all'altezza del cuore e le mani chiuse a pugno attorno alla felpa che indossa. Zayn crede di leggere dolore negli occhi smeraldo del riccio, ma gli fa segno di avvicinarsi.
Harry non ha bisogno di direttive; chiude la porta e si avvicina al letto, titubante. Ha lasciato le scarpe all'entrata, così come la tracolla e la giacca, la sciarpa e i guanti. Anche il beanie che gli aveva regalato Louis per il suo sedicesimo compleanno.
"Come sta?" Chiede a voce bassa, schiudendo appena le labbra. Louis sembra calmo, sereno. Non vuole disturbare il suo sonno.
"Probabilmente domani sarà senza voce e con la febbre." Zayn sospira, dopodiché fa per sollevarsi, stando attento a spostare Louis di nuovo sui cuscini. Non vuole svegliarlo, ma i suoi piani vanno in fumo quando cerca di aprire uno dei pugni.
Le palpebre si spalancano all'improvviso, un paio di iridi azzurre e profonde brillano nel buio, perse, confuse, esauste. Terrorizzate.
"Zayn...?" Pigola Louis, alzandosi a fatica; si sostiene con il braccio tremante, mentre cerca di capire cosa stia succedendo, chi sia l'altra figura in camera. Allunga la mano libera e ferma il moro, perché di stare solo non ne ha voglia, ma egli si china in avanti e si libera dalla presa. Gli passa una mano tra i capelli morbidi e posa le labbra sulla sua fronte accaldata.
"Ssht... va tutto bene, Lou. C'è Haz, ora."
Louis impiega qualche secondo per registrare quelle parole, e quando mette a fuoco il ragazzo alle spalle di Zayn, gli occhi si spalancano ancora di più, pieni di angoscia.
"No, Zay– Non– Tu devi–" Louis boccheggia, in difficoltà. "Haz mi odia– La mamma è– Io non gliel'ho detto– Lui–"
Ma Zayn si è già discostato e ora è qualcun altro a sedersi al suo posto, ancora caldo e al profumo di Calvin Klein. L'odore di miele e vaniglia gli invade le narici e il respiro, che pareva sul punto di spegnersi, torna regolare.
Un paio di braccia lo accolgono contro un petto enorme, caldo; il suo orecchio va a posarsi su un cuore che batte tranquillo, la sua guancia viene accarezzata da un paio di labbra sottili e morbide, labbra che Louis potrebbe disegnare a occhi chiusi.
"Va tutto bene, Boo. Non sono arrabbiato," mormora Harry contro la sua pelle. "Resto io con te; Zayn deve tornare a casa, ora. È tardi, per lui."
E Louis vorrebbe chiedergli per quale motivo sia tardi per Zayn ma non per Harry, solo che non gli riesce.
"È tardi anche per la mamma..." sussurra però. È l'unica cosa a cui riesce a pensare, mentre la maglietta di Harry si inumidisce sotto il suo volto e la presa attorno alle sue spalle aumenta.


• • • •


Louis non ricorda di essersi addormentato.
Non ricorda di aver visto andare via Zayn.
Non ricorda di essere scivolato di nuovo sul letto, abbracciato a Harry.
Non ricorda di aver scostato le coperte, perché in effetti il riccio è un termosifone vivente.
Non ricorda nemmeno di aver recuperato quella trapuntina che Jay aveva scelto per lui ed Harry quando avevano poco più di tre anni e di essersela avvolta addosso.
Ricorda di aver sognato di Jay che se ne andava in silenzio.
Di Lottie che chiudeva la porta della sua stanza, sempre in silenzio.
Di Zayn che se ne andava, tradito.
Di Niall che non rideva più alle sue battute pessime.
Di Liam che gli lanciava pallonate in faccia perché orfano di madre.
Ricorda di aver sognato di Harry che gli rinfacciava non essere abbastanza. Abbastanza amico, abbastanza fratello, abbastanza marito. Abbastanza forte, maturo, capace.
Ecco perché se n'era andato.
Ecco perché se n'erano andati tutti, dal primo all'ultimo.
"Meriti la solitudine, Boo."
E si era svegliato di nuovo; gli occhi ad abbracciare il buio pesante, il silenzio interrotto dai respiri sommessi di Harry, la sua mano grande poggiata delicatamente sulla sua schiena.
"Harry no... ti prego, no..." piagnucola appena, tra un respiro affannato e l'altro.
Non sa se lo dica ad alta voce, non sa nemmeno se stia sognando o se sia in dormiveglia. Tutto sembra così lontano, surreale. Fatto sta che Harry si muove – si stiracchia e per un attimo discosta le braccia da attorno il corpo di Louis. E Louis sente freddo.
"Harry...?" Lo chiama, esitante.
Non ottiene chissà cosa in risposta, se non un mugugno indistinto.
"Harry, perdonami..." mormora ancora. E a quel punto, le dita lunghe del riccio gli sollevano il mento con delicatezza. Le proprie labbra screpolate si ritrovano accarezzate da un paio morbide, leggermente premute contro di esse. È il fantasma di un bacio a cui Louis non si sottrae; il fantasma di un bacio che asseconda volentieri ma che non approfondisce.
"Torna a dormire, baby boo. Va tutto bene," lo rassicura Harry, con voce strascicata.
Quando Louis appoggia di nuovo il capo sul petto del riccio, non riesce a non chiedersi se Harry lo abbia perdonato. Se l'indomani sarà ancora lì, o se scomparirà in silenzio così come è scomparsa Jay.


Lonely Flowers ⚓︎ l.s. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora