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Louis non si accorge di Harry e nemmeno della porta di casa Styles che si apre. La sua voce viene coperta dal rombo del motore e la strada diventa leggermente sfocata. Louis non pensava che avrebbe pianto. Pensava che avrebbe parlato con il cuore in mano e sarebbe tornato nell'abitacolo a cuor leggero, perché alla fin fine ha fatto la cosa giusta — e per una volta, senza che qualcuno gli facesse una lavata di capo per convincerlo a scomodarsi. Pensava che sarebbe stato più semplice, ma non è così, apparentemente.
Volta l'angolo e raggiunge l'incrocio alla fine della curva; indugia, guardando più volte a destra e a sinistra e poi preme sull'acceleratore solo per fermarsi in un piazzale lì nei dintorni. Andava a giocare a pallone con i suoi amici quando era più piccolo; una volta Harry era anche caduto, sbucciandosi un ginocchio. Louis ricorda di avergli baciato la ferita ed essersi congratulato per il modo in cui aveva giocato quella partita. Harry aveva riso e poi si era lasciato cullare quando un attacco d'asma lo aveva colto di sorpresa.
Harry non aveva più giocato da quel giorno. Era sempre rimasto in disparte, con un libro tra le mani, disteso su una tovaglia a quadri. Con sé, un cestino pieno di dolcetti e tramezzini, acqua fresca e qualche lattina di birra per Louis. Da quel giorno, aveva iniziato a prendersi cura del più grande e una volta aveva persino portato i pon pon da cheerleader per fare il tifo a una partita.
Louis osserva il piazzale con occhi acquosi e un sorriso dolce. Anche se è passato poco tempo, gli manca già.
Si asciuga le guance e prende il telefono tra le mani. Apre la rubrica e comincia a scorrere tra i contatti, indugiando. Ha bisogno di parlare con qualcuno, ma l'unica persona che vorrebbe al proprio fianco non c'è più, mentre quella che dovrebbe essere diventata la sua roccia — l'è sempre stata, realizza distrattamente; stupido lui a non averlo capito prima — non vuole più saperne. O così pare.
In quell'abitacolo, Louis si sente solo.

Harry continua a correre, quasi senza guardare dove va, spinto dall'istinto e dalla voglia di trovare Louis.
Sa che non può essere lontano. O almeno lo spera.
Quindi tiene lo sguardo fisso davanti a sé, pensando a ciò che potrebbe dirgli, anche se crede che le azioni parlino molto di più. In questo momento, almeno.
Cerca di respirare regolarmente, di mantenere un andamento veloce, ma Louis sembra essere svanito nel nulla. Quindi si ferma all'incrocio subito dopo la curva, quello che ha un marciapiede microscopico e affaccia sul piazzale dov'erano solito giocare, quando erano più piccoli.
Se solo ci ripensa, gli sembra di sentire ancora le labbra di Louis mentre si poggiano sul suo ginocchio sbucciato, e nonostante dopo quell'incidente abbia smesso di giocare, Harry si era davvero sentito meglio, quasi come se il dolore fosse passato.
Si sente stupido, ora. È riuscito a rovinare una delle poche cose buone che ha, o meglio aveva, nella propria vita e per cosa? Per una stupida chat room che lui stesso ha usato. In fondo, sono stati entrambi vittime di solitudine, di incomprensione e di diffidenza nei confronti di chi avrebbe dovuto capirli al volo, senza nemmeno fare domande.
Certo, si è comunque trattato di conversazioni fra di loro, ma il fatto che nessuno dei due sapesse nulla ha reso tutto molto più semplice e più complicato allo stesso tempo.
Si passa una mano sul viso, rendendosi conto di avere le guance bagnate. Socchiude gli occhi per qualche istante, prende un respiro profondo e poi li riapre, puntandolo proprio sul piazzale. Lì, dove una macchina è parcheggiata.
La macchina di Liam.
La macchina di Liam con dentro Louis.
Lo ha trovato.
"Okay" mormora a se stesso, mentre si avvia verso di lui, attraversando la strada cautamente.
Cammina piano, ormai non c'è fretta, e quando arriva accanto alla portiera, si rende conto che Louis sta piangendo e sta fissando una loro foto di qualche settimana fa; si stanno baciando, un tocco leggero, il sorriso su entrambi i loro volti e le mani intrecciate. L'aveva scattata Niall.
Si morde il labbro, quindi, e prende coraggio prima di entrare dalla parte del passeggero, in silenzio, solo tenendo lo sguardo fisso su Louis che sgrana gli occhi e lascia cadere il telefono fra le proprie gambe.

Ah, quella foto non doveva vederla. Harry non doveva coglierlo sul fatto e Louis in primis non avrebbe dovuto andare a rispolverare la galleria. Avrebbe dovuto giocare sporco e premere il dito sul contatto di Jay, far partire la chiamata e farsi beccare a piangere per la madre morta, piuttosto che per una storia finita male.
O non finita affatto.
Ma non è stato così. Louis per una volta ha preferito volersi bene e sorridere di quel sorriso umido davanti a una foto dalla quale non trasuda altro che amore e affetto.
Che poi, cosa sarà mai una chat room davanti a tutto quello? Cosa le piccole incomprensioni?
Chiamare Jay avrebbe significato regredire, mandare all'aria il lavoro di tutti quei mesi, mentre guardare quella foto — una delle sue preferite, tra l'altro. Una delle prime, invece — significa che ancora ci spera. E ci crede. È sicuro che Harry lo verrà a cercare e lo troverà in un modo o nell'altro, sia che debba dirgli di andarsene a fanculo, sia che voglia perdonarlo e sposarlo.
E forse ci spera un po' troppo e un po' troppo intensamente, perché quando la portiera si richiude alle spalle del riccio, Louis teme di aver perso qualcosa come cinquant'anni di vita. E non per lo spavento, sia chiaro — anche se per un momento ha pensato di incolpare quell'improvvisata per le lacrime. Tanto Harry non gli avrebbe creduto comunque.
Si schiarisce la voce, quindi, e si asciuga gli occhi alla bell'e meglio con le maniche della felpa che indossa — anche questa di Harry. Forse non dovrebbe rovinarla, ma il ragazzo dai capelli ricci gli ha fatto perdere cinquant'anni di vita, quindi gli pare il minimo.

"Hai già..." La voce si incrina, quindi prende un respiro profondo e ritenta. "Hai già venduto l'anello? Hai... fatto in fretta..."
Tenta un sorriso per sdrammatizzare e lo guarda con la coda dell'occhio, ma forse non sortisce l'effetto che desidera.

"A dire il vero ce l'ho in tasca" mormora Harry, guardando il punto incriminato.
Uscendo di casa, di tutta fretta, aveva fatto appena in tempo ad afferrarlo e a nasconderlo lì, dove nessun ladro avrebbe potuto trovarlo. "Non lo avrei mai fatto, e lo sai" aggiunge poi, passandosi una mano fra i capelli.

"Magari lo vuoi vendere a me — sono povero, ti risparmio la faticaccia. Prego" ribatte. Riesce anche a ridacchiare appena, prima di portare il pollice alla bocca e iniziare a mordicchiare la pelle all'angolo dell'unghia.
"Probabilmente l'avresti seppellito in una capsula del tempo..." riflette, poi. "Più da te. Ti saresti trasferito, dimenticandotene, e saresti tornato indietro dopo un'illuminazione divina e notturna, solo per finire in carcere per violazione di proprietà privata"
Un attimo di pausa, silenzio scomodo.
"Io avrei pagato la cauzione, ovviamente. Perché nel frattempo sarei diventato abbastanza ricco per farlo. E per comprarmi la casa in cui vivi ora"

Harry lo guarda per un lungo istante, poi senza neanche rendersene conto scoppia a ridere e getta la testa all'indietro.
Louis è una testa di cazzo e Dio, Harry lo ama da morire.
"Sei una testa di cazzo" dice poi, dando voce ai propri pensieri.

"Ehi!" Protesta egli, offeso. O meglio, fintamente offeso. "Non dire che non ho ragione!"
Mette poi il broncio, facendo sporgere il labbro inferiore e guardando dritto avanti a sé, le braccia incrociate. Ma solo per un istante, perché poi anche lui si unisce alla risata cristallina di Harry, al termine della quale dice solo: "Ti amo tanto"

Il riccio sorride, tiene lo sguardo fisso su di lui e "Anche io" dice, mordendosi poi il labbro inferiore.

"Ed ero serio quando ho detto quelle cose. Con o senza festa di fidanzamento, ti sposerei su due piedi. Anche ora. Subito. Oggi"
Questa volta lo guarda negli occhi a lungo, lasciando quella mezza proposta ad aleggiare nell'aria.
"Sposami e ti renderò l'uomo più felice del mondo" continua dopo un po'. "Niente più chat room, Zayn o CatsLover e LonelyBoy. Solo io e te. Harry e Louis" Una piccola pausa e poi: "E Squishy. Quello rimane"

Si lascia andare ad un'altra risata, scuotendo la testa. "Cretino" mormora, socchiudendo gli occhi per qualche istante.
Mia madre ci ucciderà, pensa, e probabilmente mi proibirà di vedere Louis per almeno una settimana, marito o fidanzato che sia.
Riapre gli occhi, prende un respiro profondo e "Va bene" dice, girandosi verso di lui nuovamente. "Sì, facciamolo" aggiunge, per poi prendergli la mano e stringerla, come a rafforzare la sua affermazione.

Lonely Flowers ⚓︎ l.s. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora