Chapter Eight*

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Calipso's POV

Mi svegliai con un dolore acuto alla spalla sinistra.
Addormentarmi sul pavimento? Pessima idea. Ero congelata, mi alzai e andai in bagno al piano di sopra, appena guardai nello specchio vidi uno spettacolo pietoso. Sembravo un panda, il trucco colato sulle guance per via delle lacrime, gli occhi rossi e gonfi sembravano stanchissimi, il verde era diventato molto più scuro del solito e avevo male al petto per tutto quel singhiozzare.

Dio, ma come mi sono ridotta? E per cosa poi, uno stronzo qualsiasi!

Eppure, quando mi ha guardata, all'inizio sembrava felice. Ciò che non capisco, è come facesse a conoscermi o se fosse solo una mia impressione? Magari era semplicemente infastidito dal fatto che gli ero finita addosso, però il suo odio sembrava essere davvero molto profondo.
Che mi sogni anche lui? No, non è possibile. Poi se fosse così, perché odiarmi?
Non aveva senso, insomma non puoi odiare una persona per ciò che fa nei sogni.

Finito di prepararmi uscii dalla mia stanza e scesi al piano terra per andare in cucina, mio zio era seduto su uno degli sgabelli, mi guardò appena entrai e sfoderò uno dei suoi bellissimi sorrisi.

"Giorno zio!" esclamai cercando di mascherare la mia espressione triste, ovviamente con scarso risultato, lui sa sempre tutto.

"Perché hai pianto?" tornò subito serio, bloccai i miei movimenti per qualche secondo, beccata. Lo dicevo che sa sempre tutto!

"E niente bugie, risparmiarmele, non amo essere preso in giro" lasciai la tazza di caffè sul ripiano, poggiandola poco delicatamente e mi girai, mi alzai le maniche della maglia dopo aver preso il pane da tostare e mio zio sputò tutto il caffè che stava bevendo.
Meraviglioso...
Maglietta color crema e caffè, direi che non vanno molto d'accordo.

"Cazzo! Io... Vado a cambiarmi!" il mio livello di nervoso stava arrivando alle stelle quella mattina.

"Aspetta Lipsy!" ero già a metà della scalinata, quindi continuai a salire ignorandolo, ma questo evidentemente non gli fece piacere. Lo sentii arrivare a passo spedito, gridando a gran voce.

"Calipso! Dove sei?!"

Continuai comunque ad ignorarlo, ero già abbastanza nervosa per gli affari miei e non volevo anche litigare con lui. Entrò in camera con talmente tanta irruenza, che la porta sbatté contro la parete. Mi affacciai  dalla balaustra della scaletta per vedere dove fosse.
Era spaventoso, non avevo mai visto mio zio così arrabbiato, mai in tutta la mia vita, non credevo nemmeno che si potesse arrossire così tanto per la rabbia. Scrutava la stanza con sguardo serio.

"Calipso, non ti conviene nasconderti, scendi quelle dannate scale e vieni qui!" disse con la voce ancora più cupa dalla rabbia, puntando con il dito lo spazio al suo fianco. Avevo paura, ero terrorizzata, così una volta risalite le scale mi ero letteralmente nascosta nella cabina armadio.

"Ma che devo fare con te?! Lo sai che non ti farei mai del male, sei la mia bambolina e io ti amo troppo per farti del male" era in piedi davanti a me, non lo avevo nemmeno sentito arrivare. Il suo sguardo si era un po' addolcito e la sua pelle era tornata rosata, ma io ero comunque spaventata da lui.

"Caly, dai su..." mi richiamò.

"Non chiamarmi Caly! Nessuno deve chiamarmi così, lo odio!!! Odio quel maledetto diminutivo." gridai, ero stanca, nervosa, e triste. Ogni volta che qualcuno mi chiamava così, sentivo il mio cuore creparsi, il dolore arrivava ad ondate, una più forte dell'altra.
E io non sapevo neanche il motivo di questo dolore, non riuscivo a capire, come eravamo arrivati a questo punto!

The masked realityDove le storie prendono vita. Scoprilo ora