Chapter Fourteen*

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Sores/Bart's POV

Quando fui psicologicamente pronto mi trasportai negli inferi, materializzandomi davanti al castello che dava sul lago.
Camminai per i corridoi sentendo i miei passi riecheggiare sulla scacchiera di marmo bianco e nero, man mano che mi avvicinai alla sala del trono, un nodo mi si formò in gola. Appena le guardie mi riconobbero, aprirono le porte e fui annunciato al mio Re.
Entrai trovandomi di fronte entrambi i miei sovrani e non appena fui al centro della sala mi prostrai in ginocchio dinnanzi a loro.

"Sores! Quanta formalità! Suvvia alzati, sei un buon amico e noi non ci vediamo da secoli. Raccontami, cosa ti porta qui?" lo guardai con sguardo pieno di apprensione, cercando di mandare giù il groppo che avevo incastrato in gola.

"Dovrei parlarvi sire." cercai di mantenere la calma il più possibile, nonostante la sua espressione stesse già mutando.

"È successo qualcosa a Calypso? Dovevi proteggerla, io mi fidavo di te!" non mi diede neanche il tempo di parlare che si scagliò su di me in un impeto di furia.

"Lasciatemi parlare Sire, ve ne prego!" supplicai tentando di parare i suoi colpi.

"Ade, amore mio, lasciamo che si spieghi." Persephone intervenne placando l'ira del suo consorte.
Mi guardavano entrambi in trepidante attesa.

"Sire io sono sempre stato un vostro fedele servitore, ho cercato di essere il vostro miglior legionario, un confidente, un amico e un consigliere. Ma io vi ho tradito ancora." egli aprì la bocca per parlare ma fu presto interrotto dalla sua consorte.

"E cosa avresti fatto Sores, in che modo ci avresti traditi?" mi guardava come se lei, già sapesse cosa avessi da dire.

"Io..." tentennai non trovando le parole, il discorso che avevo preparato era andato ormai scemando, perdendosi nella mia mente.

"Parla!" tuonò lui con voce iraconda.

"Voi mi avevate chiesto di proteggerla, anche a costo della mia stessa vita ed io l'ho fatto e lo farò sempre, fino al mio ultimo respiro.
Ma mio signore, io non sono riuscito a proteggerla da me stesso." caddi in ginocchio con il capo chino davanti a loro.

"Che cosa le hai fatto?! Come hai potuto farle del male?" mi guardava trattenuto a stento dallo scagliarmi addosso la sua ira, grazie al dolce tocco della sua regina.

"Lascialo finire, non penso che sia come tu credi mio Re." alzai il volto incontrando due paia di occhi differenti. I primi diffidenti e irati e gli altri comprensivi.

"Io la amo mio signore! La amo dannatamente tanto, forse più di quanto voi e Kronos mi abbiate concesso. Ma io non posso cambiare ciò che provo. Ho resistito lo giuro! Ho provato a resistere con tutto me stesso per secoli e secoli. Ho sofferto guardandola tra le braccia di Helios, convincendomi che fosse meglio così, che fosse giusto così, in quanto fosse il loro destino. Ma poi...
Voi mi chiedeste di portarla via, di proteggerla e io scelsi lei, proprio perché l'amavo.
Ed ora dopo tutto questo tempo in cui ho condiviso lacrime, dolore e vuoto con lei. Anche lei ha scelto me, anche lei ama me. Il suo dolore l'ha abbandonata, è felice Sire ve lo giuro! Il mio amore per lei la rende felice. - abbassai il capo in segno di colpevolezza - Perdonatemi perché ho peccato, mentendovi e nascondendovi i sentimenti celati nel mio cuore.
Ho peccato per aver giaciuto con lei senza il vostro consenso.
Ho peccato per aver tradito la fiducia riposta in me.
Ho peccato perché l'amo con ogni fibra del mio essere."

Il sorriso di Persephone comparve a metà del mio monologo, mentre l'espressione di Ade passò da irata a scioccata.
Ero ancora inginocchiato quasi in lacrime davanti a loro.

"Vi prego mio signore dite qualcosa." la mia voce uscì in un sussurro appena udibile.

"Perché me lo dici solo ora?" chiese, il tono nettamente più calmo rispetto ai momenti precedenti.

"Perché voglio restare con lei, ogni giorno per il resto della mia eternità. Voglio il vostro permesso e so che è tardi, ma ho bisogno della vostra approvazione." il mio sguardo era ricolmo di speranza.
Confidavo nella magnanimità del mio Re.

"E lei, cosa vuole mia figlia?" mi scrutava attentamente come se cercasse risposte nel mio volto. Finché Persephone non si avvicinò sussurrandogli all'orecchio.
I loro occhi tornarono su di me dopo un breve scambio di sguardi.

"Lei ti ha morso e ha bevuto l'icore da te?" fu lei a pormi la domanda con espressione stupefatta.

"Si mia signora, questa mattina mentre, beh si, insomma...facevamo l'amore. Ma vi giuro io non l'ho mai fatto. Ho sempre resistito e non l'ho mai obbligata a nulla, l'ha fatto di sua spontanea volontà." ero in pieno imbarazzo.

Dire al padre della propria "fidanzata" di aver fatto sesso con lei, non è mai facile.
Se poi suo padre è il tuo Re, le cose si complicano ancor di più.
Si scambiarono un occhiata complice.

"E sia!" sbattei le palpebre, cercando di interpretare le sue parole.

"Dite sul serio?" ero incredulo.

"Si! Sei uno dei miei più cari amici ed un servitore fedele. Leggo nei tuoi occhi lo stesso amore che io provo per la mia sposa. So che farai qualsiasi cosa per proteggerla e proteggere il sentimento che vi lega.
Se la ami davvero, rendila felice.
Hai il mio benestare." lo disse allargando il suo sorriso.
Mi catapultai da loro e preso dall'euforia li abbracciai, staccandomi poi in pieno imbarazzo per il gesto.

"Grazie mio signore, non vi ringrazierò mai abbastanza." questa volta fu lui ad attirare me in un caloroso abbraccio dandomi delle pacche sulla spalla, poco al di sopra dell'ala sinistra.

"Ma non voglio sapere mai nulla di ciò che succede tra voi!" mi derise puntandomi l'indice al petto.
La nostra amicizia era sempre stata grande ma mai avrei pensato che mi accettasse al fianco di sua figlia.
Zeus al suo posto non lo avrebbe mai fatto.
Salutai i miei sovrani lasciando la sala diretto al portone principale, dovevo tornare tra i mortali.
Dovevo tornare da lei.

Voltato l'angolo mi ritrovai davanti all'ultimo demone che mi aspettassi di vedere.

"Tu scegliesti lei?!" il suo sguardo mi trafisse, ricolmo di lacrime e risentimento.
Non risposi.

"Sapevi che era di un altro, ma scegliesti comunque lei abbandonando me? Ero io il tuo destino, come hai potuto?!" non potevo credere che lei fosse qui.

"Celya sapevo tu fossi morta in battaglia." affermai con convinzione.

"Invece sono qui e sono viva! Perché mi hai abbandonato, perché?" vidi la sua disperazione mentre tempestava il mio petto di pugni. Ma io non sentii nulla, non condivisi il suo dolore, non sentii la sua tristezza o il bisogno di stringerla a me per consolarla.
La guardai e non provai nulla.

"Io non ti amavo. Non ti ho mai amata. Non sempre chi ci viene destinato e la persona che amiamo corrispondono. Ho scelto di seguire il mio cuore ed essere felice, piuttosto che seguire il mio destino condannandomi all'infelicità eterna." la guardai fissa negli occhi spiegandole i fatti con voce arida e priva di emozioni.

"Ho sempre amato solo lei." me ne andai lasciandola lì, accasciata a terra in un fiume di lacrime.

Uscii dal castello per poi trasportarmi a casa mia. Ero felice, il peso che sentivo gravarmi addosso si era completamente dissolto e finalmente potevo passare la mia eternità con lei. Mi sentivo pronto per fare un nuovo passo ed in cuor mio speravo che lo fosse anche lei.

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