Chapter Twenty-two*

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Helios's POV

Mi spostai per lasciarla entrare in casa e la seguii subito dopo richiudendomi la porta alle spalle, guardandola avanzare nell'ingresso per poi farle un segno con la mano verso la cucina. Appena entrò la vidi guardarsi attorno con fare  curioso per poi fermarsi al centro della stanza con le braccia strette sotto il seno; mi avvicinai all'isola guardandola di sottecchi, di certo non volevo che mi beccasse mentre ero intento a fissarla rivangando nei ricordi.

"Hai preferenze? - si voltò nella mia direzione corrugando le sopracciglia, distogliendo l'attenzione dai suoi pensieri - Riguardo il tè intendo" accennai un piccolo sorriso per metterla il più possibile a suo agio.

"Oh, no! Nessuna preferenza, mi basta che sia tè." sorrise di rimando spostando i capelli dietro l'orecchio e abbassando lo sguardo sui suoi piedi.

"Confermo il mio pensiero, tu sei composta da tè." sbuffai una risata ed ampliai di più il mio sorriso.

Non appena l'acqua fu calda, la versai nelle tazze con i filtri e poggiai il contenitore dello zucchero sul bancone per aggiungerlo a quella specie di brodaglia. Non mi piaceva affatto il tè, mi sembrava di bere acqua sporca quindi lo zuccherai parecchio, sotto il suo sguardo indagatore.

"Potresti versarlo direttamente nello zucchero." rise divertita.

"Ehi! Mi piace dolce ok?! - alzai le spalle continuando a sorriderle, soprattutto per la strana espressione aleggiante sul suo volto. Arricciò il naso facendo scorrere gli occhi dalla tazza a me. - Che c'è? Hai un'espressione strana." le chiesi curioso.

"Oh nulla, solo che... non so, non mi sembri il tipo da cose 'dolci', tutto qui." ed in effetti non lo ero affatto, a quanto pare inconsciamente avevo lasciato qualche traccia.

"Dipende dal contesto, di solito solo il cibo mi piace dolce, se capisci che intendo..." ammiccai maliziosamente nel mio incessante sorriso facendola arrossire.

La invitai a prendere la sua tazza per andare sul divano in salone, anche qui non appena entrò si prese qualche secondo per osservare la stanza incuriosita, sembrava che cercasse di capirmi o di studiarmi attraverso l'ambiente circostante. Accesi la TV di fronte a noi, lasciando un volume non troppo alto; poi sbattei la mano sul cuscino accanto al mio per invitarla a sedersi con me.

"Cosa vorresti vedere?"

"Va bene tutto, infondo è casa tua." mi lasciò un sorriso imbarazzato mentre si sedeva accanto a me soffiando sulla tazza e dopo mi appoggiai alla spalliera seguito da lei.

Passammo del tempo ridendo e guardando la TV; dopo un paio d'ore, in cui il silenzio era calato nella stanza sentii un peso addosso così abbassai lo sguardo e la vidi. Dormiva  con la testa appoggiata sulla mia spalla e le gambe piegate sul divano. La tazza ormai vuota ancora tra le mani e il viso rilassato, mi persi a guardarla come facevo una volta. Quando stavamo insieme, la guardavo sentendone di nuovo il calore, non ero così tranquillo da secoli. Presi delicatamente la tazza dalle sue mani facendo attenzione a non svegliarla e l'appoggiai sul tavolino da caffè prendendomi ancora qualche minuto per osservarla.

Passai lentamente lo sguardo sul suo volto imprimendo nella mia mente minuziosamente ogni piccolo frammento di lei, accarezzai lentamente i suoi capelli sentendone il profumo, guardai tutte le piccole lentiggini presenti sul suo volto, la pelle diafana della sua forma umana e le labbra piene dello stesso colore di una ciliegia. Volevo baciarla, volevo sfiorare la sua pelle, sentire il suo cuore accelerare mentre le baciavo il collo, sentirla ansimare mentre spingevo in lei, vedere le sue bellissime ali spiegate toccare le mie mentre facevamo l'amore come una volta. Tutto questo però non sarebbe più successo, lei ora era legata a lui ed io non potevo più toccare la sua pelle altrimenti l'avrei ferita come l'ultima volta nel corridoio, anche se... ora che ci pensavo bene nel locale mi aveva sfiorato ma, più che una lieve scarica elettrica  non era successo nulla.

The masked realityDove le storie prendono vita. Scoprilo ora