Capitolo 5

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Jorge

Questa mattina mi sono svegliato con un bruttissimo presentimento. E quando ne ho uno divento terribilmente paranoico, soprattutto in questo periodo di grande tensione.

Il mio primo sospetto mi portava a pensare, per l'appunto, che Martina avesse preso la sua decisione finale e che non fosse quella che desidero da quattro anni. Perciò per tutta la mattina ho tenuto sotto controllo ogni movimento di mia moglie, attendendo le parole che tanto mi spaventano, ma con mio grande sollievo niente di tutto ciò è successo.

Era raggiante ed energica. Si è praticamente comportata come al solito, come se non ci fosse crisi nel nostro matrimonio.

Così dopo che ha lasciato casa per andare in ospedale; ho portato i miei sospetti sul lavoro e visto che oggi Alex rimane a casa per via di uno sciopero a scuola, ho deciso di portarlo con me. Era da tempo oramai che non passavamo del tempo padre-figlio.

Una volta arrivati davanti all'edificio, faccio scendere Alex dall'auto che guarda stupefatto l'alto grattacielo. "è qui che lavori papà? è anche più grande di quello della mamma".

Rispondo affermativo e gli faccio strada all'interno. Alcuni dei miei dipendenti si girano a guardarmi, no... il termine corretto è fissarmi. "Giusto". Questa è la prima volta che porto mio figlio qui e nessuno, a parte Samuel, sapeva della sua esistenza.

Li ignoro e raggiungo il mio piano. Come al solito Lexi è già qui da un'ora impeccabile come sempre. Da quasi due anni non riesco più a guardarla in faccia. Farlo mi porta alla mente ricordi che vorrei cancellare, me ne vergogno ogni volta che ci penso.

La diretta interessata appena mi vede ammicca nella mia direzione e si sporge esageratamente in avanti sulla sua scrivania di legno scuro, per darmi la vista del suo seno che è appena coperto dalla profonda scollatura ad U. Più tardi devo ricordarle il corretto abbigliamento che dovrebbe usare sul lavoro.

"Buon giorno, signor Blanco!"

" 'Giorno. Per favore domani presentati più coperta, non siamo ad un night club. E vorrei farti notare che con me ci sarebbe anche un bambino, evita di fare certe scenate in sua presenza. Grazie". Alex si nasconde dietro la mia gamba, quando la mia segretaria si mette in piedi per sistemarsi il top con un espressione offesa.

"Mi scusi". Poi si abbassa per mettersi all'altezza di Alexander e gli sorride. "Ciao!". Usa un tono alquanto stridulo.

Il mio piccolino stringe il tessuto del mio pantalone facendomi capire che non gli piaccia affatto Lexi. Lo capisco.

"Gli sta facendo da babysitter?" Mi domanda rimettendosi eretta.

"No è mio figlio. Cambiando argomento, per quanto riguarda il lavoro di oggi non farmi disturbare per nessun motivo, a meno che non sia un'emergenza. L'unica persona autorizzata a passare è Samuel O'Sullivan, che dovrebbe avere delle informazioni importanti per me. D'accordo?". A quanto pare si deve essere soffermata solo sulla prima parte del mio discorso. Posso capirlo dai sui occhi sgranati appena ho detto le parole "mio figlio". Ma poi mi risponde con un sì affrettato e riprende il suo lavoro.

La lascio lì ed entriamo nel mio ufficio.

Alex abbandona la mia mano e corre in direzione della vetrata. Poggia le mani sui vetri e guarda meravigliato ciò che si trova ai suoi piedi. "Wow! Papà, siamo molto in alto!"

Continuo a guardarlo mentre con i suoi adorabili occhietti ammira le strade di New York. Non riesco a immaginare la mia vita senza di lui, lo amo più della mia stessa vita. Non capisco perché quando Martina mi diede la notizia della sua gravidanza reagii in modo avventato e spaventato. Forse per il mio schifoso passato non mi sentivo degno di diventare padre.
Ma dentro di me so perfettamente che ero solo terrorizzato all'idea di prendermi questa grande responsabilità.

Irresistibile Blanco 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora