Capitolo 18

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Ad accoglierci sulla soglia di casa fu una donna abbastanza minuta: i cappelli corti sono raccolti in una coda bassa, mentre due occhi color pece si assottigliarono in due piccole fessure quando le sue labbra si incurvarono in un radioso sorriso.
Più la guardavo e più mi appariva semplicemente come una copia di mamma, solo più giovane. E l'idea mi faceva rivoltare lo stomaco, non a causa della donna, ma perché mi fece rendere conto di che tipo di essere umano mio padre fosse.

«Voi dovete essere Martina e Ruggero! Sono così contenta che abbiate accettato di venire. Benvenuti!» ci salutò cordialmente.

Il ragazzo al mio fianco, come se fosse oramai il suo biglietto da visita, sfoggiò uno dei suoi migliori sorrisi e ricambiò il saluto con altrettanta enfasi. Si calò a lasciarle un bacio sul dorso della mano, facendola arrossire dal gesto inaspettato.

Alzai gli occhi al cielo alla scena. È sempre il solito. Non è necessario mettere su questa galanteria, o meglio dire "teatrino", quando con queste persone non ci avremmo avuto più nulla a che a fare al termine di quella giornata.

Poi lo sguardo della donna si posò sulla mia figura e la vidi farsi più impacciata. Si portò la ciocca scura dietro l'orecchio e si spostò di lato permettendoci di entrare. Forse già avendo chiara l'idea di chi fosse il più difficile da addolcire tra i due fratelli.

Tenne lo sguardo basso e per un momento mi sentii in colpa per il mio atteggiamento strafottente e restio. Ma durò poco, fortunatamente; ma decisi ugualmente di ricambiare il saluto, anche se con decisamente meno enfasi di Ruggero.

«È un piacere conoscerti anche per noi» dissi senza guardarla ed entrai nell'abitazione.

Mio fratello mi seguì a ruota, affiancandomi, e raggiungemmo la sala principale di quella villa: il salone. Davvero un posto modesto, mh.
Papà era seduto su uno dei due divani grigi che, in completa ansia, continuava a giocherellare con le dita delle sue mani.

Appena si rese conto della nostra presenza, si mise subito in piedi.

«Ragazzi... che bello che siate venuti entrambi». I suoi occhi si soffermarono più del dovuto nei miei, e non riuscendo a reggerlo, guardai altrove.

quello che provavo al momento non saprei nemmeno come descriverlo, delusione? repulsione? rabbia? oppure un miscuglio di tutte quelle emozioni?
guardai l'uomo che avevo davanti, ma non riuscii più a vederlo con gli stessi occhi.

Ruggero capendo che non avrei parlato per prima, rispose lui a nostro padre. «Vorremmo dire lo stesso... ma al momento ci troviamo davvero in una posizione difficile, puoi comprenderci. Per questo vorremmo che ci raccontassi la tua versione dei fatti su questa faccenda. In completa sincerità, per favore».

Non poteva utilizzare parole migliori.

Lui si limitò a sorridere dispiaciuto, e con un gesto della mano ci invitò a sederci sul divano posto di fronte a quello in cui si sedette con la sua nuova compagna. Alejandro strinse la mano di lei fra le sue, per rassicurarla, e questo gesto mi fece ribollire il sangue.
Ci ha davvero messo poco a lasciare mia madre alle spalle, col cuore a pezzi, e i suoi figli senza nemmeno una spiegazione. Tutto quell' amore, così puro, che hanno condiviso per tutti quegli anni gettato all'aria come se non fosse valso assolutamente nulla. Non potevo far altro che provare odio in questo momento per l'uomo che mi ha cresciuta.

Ruggero percepì il mio malumore e mi accarezzò la schiena per calmarmi. Ma io non ci riuscivo.

Pensavo solo a lasciare quella casa il più presto possibile.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 06, 2022 ⏰

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